07/02/2019 di Redazione

5G, il governo non sta valutando di bandire Huawei e Zte

Il Mise ha smentito indiscrezioni di stampa emerse oggi, secondo cui l’esecutivo sarebbe stato pronto a impedire alle due aziende fornire apparecchiature sulle nuove reti. “Per ora non sono emerse criticità di sicurezza”, ha spiegato il ministero.

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Il governo italiano al momento non ha alcuna intenzione di bandire Huawei e Zte in merito alla fornitura di apparecchiature per il 5G. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha diramato una nota per smentire seccamente un’indiscrezione rilanciata questa mattina da La Stampa, secondo cui il nostro Paese voleva impedire alle due società cinesi di partecipare alla realizzazione delle infrastrutture di nuova generazione. “Con riferimento agli articoli di stampa su una presunta messa al bando delle aziende Huawei e Zte dall’Italia in vista dell’adozione della tecnologia 5G, il Ministero dello Sviluppo Economico smentisce l’intenzione di adottare qualsiasi iniziativa in tal senso”, recita la nota. “La sicurezza nazionale è una priorità e nel caso in cui si dovessero riscontrare criticità, al momento non emerse, il Mise valuterà l’opportunità di adottare le iniziative di competenza”.

Secondo la ricostruzione del quotidiano, che ha citato “fonti qualificate della Difesa e della Farnesina”, l’idea era quella di chiudere “definitivamente all’ipotesi di affidare ai due colossi cinesi delle telecomunicazioni lo sviluppo delle infrastrutture su cui viaggerà la tecnologia 5G”. Il governo sarebbe stato pronto a far leva sul golden power, che permette di recedere da contratti senza penali quando al centro ci sono infrastrutture considerate strategiche.

Huawei e Zte possono così tirare un sospiro di sollievo, anche se le pressioni americane su un loro bando totale (secondo La Stampa sarebbe stato proprio il pressing degli Usa a far meditare Palazzo Chigi su un possibile divieto) hanno già avuto successo in alcuni Paesi, come l’Australia. In queste ore Reuters ha potuto invece visionare una lettera, inviata da Huawei al Parlamento britannico, in cui il colosso cinese spiega di aver bisogno di almeno tre anni per soddisfare le richieste del legislatore in tema di sicurezza.

Lo scorso luglio un’indagine del governo Uk aveva sottolineato alcune falle tecniche e a livello di supply chain del vendor, che avrebbero esposto le infrastrutture telco nazionali a nuovi rischi di sicurezza. Huawei ha promesso un investimento di due miliardi di dollari per risolvere questi problemi, ma ora si apprende che la parola fine sulla vicenda potrà essere scritta tra molto tempo.

 

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