29/07/2016 di Redazione

Alphabet festeggia i successi di Google, fatturato a +21%

Nel secondo trimestre di quest’anno la holding ha raccolto 21,5 miliardi di dollari, in gran parte derivati dalle attività di Google e in particolare dall’advertising. Gli investimenti compiuti nel mobile, nel video e nell’intelligenza artificiale stanno

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Nella pioggia estiva delle trimestrali, i conti di maggior successo – oltre a quelli di Facebook – appartengono a Google. O meglio ad Alphabet, la holding che controlla sia le attività del motore di ricerca, dell’advertising, del cloud, di Android e di altri prodotti core business, sia Google Fiber, Nest, Verily, Google X e la società di investimenti Ventures and Capital. Nel secondo trimestre di quest’anno il gruppo ha realizzato 21,5 miliardi di dollari di fatturato, in crescita del 21% anno su anno (a valuta costante l’incremento è del 25%), mentre l’utile operativo è cresciuto del 28% fino a 5,986 miliardi di dollari.

La parte del leone spetta ovviamente a Google, con 21,3 miliardi di dollari di ricavi, mentre 74 milioni di fatturato (e una perdita operativa di 660 milioni, comprensibile data la natura di queste attivitò) arrivano dagli “other bets”, cioè i servizi di telecomunicazione di Fiber e le attività di ricerca & sviluppo sulle vetture a guida autonoma, sui droni, sulla domotica di Nest e sulle scienza della vita di Verily. Alla voce utile netto di Alphabet figurano 4,877 miliardi. In un anno, dal secondo trimestre del 2015 a quello del 2015, il flusso di cassa libero è salito da 4,58 a quasi 7 miliardi di dollari.

Risultati “formidabili”, a detta del chief information office Ruth Porat, che “riflettono il successo degli investimenti compiuti negli anni in ambiti in rapida espansione come il mobile e il video. Continueremo a investire con criterio per supportare molte interessanti opportunità”.

 

 

Se gli investimenti hanno giocato un ruolo nel lungo periodo, nei confini del trimestre ha certo pagato l’accelerazione sul fronte dell’advertising. I ricavi di questa attività core business sono cresciuti grazie a un allargamento della presenza degli annunci sponsorizzati di Google, allargamento che ha bilanciato il calo del costo per click. E il merito va soprattutto ad Android e a YouTube, che hanno fornito nuovi luoghi e fonti di traffico da monetizzare attraverso la pubblicità.

Va anche sottolineato come l’intelligenza artificiale stia contribuendo a migliorare i conti dell’azienda di Mountain View. Come noto, il machine learning è alla base di molti prodotti di Google: le ricerche Web, il riconoscimento delle immagini, le traduzioni di Translate, il riconoscimento vocale e i suggerimenti personalizzati di Google Now, oltre ai servizi inseriti nella piattaforma cloud e a disposizione di aziende e sviluppatori. Ma l’intelligenza artificiale basata sulla tecnologia di DeepMind (azienda britannica acquisita nel 2014) ha anche aiutato Google a tagliare i costi di gestione dei propri data center, generando un risparmio di circa il 15% sull’energia utilizzata o meglio sull'indice Pue. In fase di test è stato possibile ottenere tagli del 40%, il che lascia presagire futuri risparmi molto significativi per chi sta cercando di ridurre le distanze dai due giganti del cloud pubblico, cioè Amazon Web Services e Microsoft Azure.

 

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