02/02/2016 di Redazione

Alphabet non si cura delle perdite e sorpassa Apple

La parent company di Big G è diventata la regina dei mercati: con 550 miliardi di dollari di capitalizzazione ha scalzato la Mela dalla testa della classifica. Risultati trimestrali record hanno permesso al gruppo di Mountain View di attutire senza proble

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Lo scettro è passato di mano, il trono occupato da quasi sei anni dallo stesso re (o regina?) vede ora un nuovo occupante. Alphabet, parent company di Google, è da alcune ore l’azienda con la maggior capitalizzazione di mercato. Apple è stata superata a causa dell’otto per cento guadagnato da Alphabet nelle contrattazioni di ieri a Wall Street, in seguito alla pubblicazione dei dati trimestrali della holding che controlla lo sconfinato impero di Big G. Fatturato di 21,33 miliardi di dollari, in crescita del 18% anno su anno, utile per azione di 8,67 dollari e analisti impalliditi: si aspettavano al massimo un giro d’affari di 20,8 miliardi e un Eps di 8,10 dollari. L’entusiasmo dei mercati ha spinto la capitalizzazione di Alphabet sopra i 550 miliardi di dollari, superando così la Mela, ferma a circa 535 miliardi. Nelle ultime contrattazioni after hours il titolo del colosso di Mountain View ha toccato anche la cifra record di 815 dollari per azione.

Ma il primo febbraio 2016 verrà ricordato anche per la definitiva consacrazione della Silicon Valley a regina indiscussa dei mercati. L’unico rappresentante della cosiddetta “old economy” che ancora resisteva ai vertici di Wall Street per capitalizzazione, vale a dire la società petrolifera Exxon Mobil, è stata scalzata al quarto posto da Facebook. Sicuramente i prezzi del greggio in picchiata non hanno aiutato. Il quartetto di testa è ora così composto: Alphabet, Apple, Microsoft e il social network di Mark Zuckerberg.

L’incredibile rincorsa del gigante di Mountain View alla vetta della classifica è stata possibile grazie a un 2015 da incorniciare. Dodici mesi in cui le azioni della compagnia sono schizzate del 45%, in modo analogo a quanto fatto da Amazon, Netflix e Facebook, le aziende più “performanti” tra quelle a maggior capitalizzazione di mercato. Apple, invece, negli ultimi tre mesi ha ceduto circa venti punti, soprattutto a causa della preoccupazione sulle vendite degli iPhone, attualmente in frenata.

Chi potrebbe ora impensierire Google? Probabilmente Facebook, in quanto i due gruppi si contendono ormai da tempo la ghiotta torta della pubblicità su dispositivi mobili. Il social network deve ormai quasi l’80% del proprio fatturato a questa voce, grazie alla propria applicazione per smartphone e tablet, che rappresenta ormai il mezzo preferito dagli utenti per accedere alla propria bacheca. Ma la regina del mercato, quando si parla di quote, è ancora Google, che al momento detiene il 33% dei ricavi globali, contro il 17% della creatura di Zuckerberg. Ma l’indiscusso appeal di Facebook sul mondo mobile potrebbe permettere al social network blu di recuperare agilmente fette di mercato.

 

Tempi duri per gli iPhone

 

I risultati finanziari di Alphabet, che complessivamente nel 2015 ha fatturato 74,5 miliardi di dollari (+13,5% anno su anno), con un profitto operativo di 23,4 miliardi, hanno facilmente permesso alla società di attutire la perdita operativa monstre di circa 3,6 miliardi, racchiusa sotto la voce “Other Bets”. Di cosa si tratta? Sono tutti quei progetti attualmente in perdita certa, chiamati anche “moonshot”, come per esempio le driverless car o i palloni aerostatici di Project Loon. Iniziative che Big G sta portando avanti a livello sperimentale per testare e sviluppare nuove tecnologie.

Il peso di questi progetti è stato molto maggiore nel 2015, se confrontato con i dati del 2014. È passato infatti da 1,9 miliardi agli attuali 3,6. Il fatturato è stato di soli 448 milioni di dollari. Ma l’obiettivo di Alphabet è di tramutare queste iniziative in qualcosa di profittevole nel medio-lungo periodo. Tra i piani più interessanti si trova Google Fiber, per la costruzione sperimentale di una rete a banda ultralarga in fibra ottica in alcune città statunitensi, e tutti i progetti riuniti sotto l’ombrello Google X: i Glass, Project Loon per portare connettività wireless nelle zone disabitate e povere del mondo e Project Wing, per la consegna celere di pacchi.

 

Uno dei palloni aerostatici del Project Loon di Google

 

L’ultima iniziativa ad affiorare dai laboratori di Big G è Skybender: droni alimentati da energia solare che, analogamente a quanto fatto da Facebook con Aquila, dovranno sorvolare i cieli del mondo per portare il “verbo di Internet” nelle case sprovviste di una connessione. Secondo il Guardian, Google avrebbe affittato 1.400 metri quadrati di hangar nel deserto del New Mexico per eseguire i test sui velivoli, in collaborazione con altre aziende specializzate in questo campo.

 

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