12/04/2019 di Redazione

Amazon pensa ai magazzini automatici, mentre Alexa “origlia”

La società di Seattle ha acquisito Canvas, startup specializzata in tecnologie di automazione dei magazzini. Intanto un report di Bloomberg svela che alcune conversazioni degli smart speaker vengono ascoltate dai dipendenti Amazon.

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Amazon continua ad allargarsi con una nuova acquisizione, ma si ingrandiscono anche i timori di privacy violata attraverso i dispositivi con Alexa a bordo, dai quali fuoriescono conversazioni destinate invece a restare all’interno delle mura domestiche. Due notizie molto diverse tra loro, che testimoniano quanto ormai l’impero di Jeff Bezos sia grande e variegato, spaziando dall’e-commerce al cloud computing (di Aws), dall’editoria online agli apparati di domotica. La prima notizia, riportata da TechCrunch, è quella dell’acquisto di Canvas Technology, startup nata nel 2015 a Boulder, Colorado, e specializzata in warehouse automation: sistemi per la movimentazione automatica e l’ottimizzazione dei processi di magazzino.

 

Una delle invenzioni di Canvas è un carrello a guida autonoma che utilizza sensori, videocamere 3D e un software proprietario per muoversi in autonomia all’interno del magazzino.  “Siamo ispirati dalle tecnologie di Canvas, con cui condividiamo la stessa visione di un futuro in cui le persone lavorano accanto ai sistemi robotici per migliorare ulteriormente la sicurezza e l’esperienza sul posto di lavoro”, ha fatto sapere Amazon a TechCrunch. Come noto, il colosso dell’e-commerce impiega l’automazione all’interno dei propri magazzini e poli logistici, e lo fa in modo estensivo in alcuni di essi, nei quali il lavoro è quasi totalmente affidato a carrelli a guida autonoma, rulli trasportatori, sensori e software di controllo.

 

(Foto: Amazon)

 

Di tutt’altro “controllo” si parla nell’altra notizia riguardante Amazon circolata in questi giorni. Bloomberg ha scoperto che le conversazioni fra il software Alexa e i proprietari dei dispositivi Echo vengono ascoltate da un migliaio di collaboratori e dipendenti addetti a fare questo lavoro, non solo quando l’utente concede questa possibilità ma anche in caso di esplicito “opt-out”. Come svelato da “sette persone coinvolte”, migliaia di collaboratori di Amazon (fra assunti e non assunti) in giro per il mondo sono incaricati di analizzare le conversazioni registrate attraverso gli smart speaker: il loro compito è quello di ascoltarle e trascriverle per trovare incomprensioni, risposte non efficaci e altri elementi migliorabili. Lavorano su turni di nove, passando al vaglio mediamente un migliaio di conversazioni al giorno.

 

L’aspetto più preoccupante è forse il fatto che, come mostrerebbe uno screenshot visionato da Bloomberg, quest’opera almeno in qualche caso viene condotta su utenti che hanno scelto di non contribuire al miglioramento del servizio con le proprie registrazioni. La videata in questione mostra che “le registrazioni inviate ai revisori di Alexa non indicano il nome e l’indirizzo completi dell’utente, ma sono associate con un numero di account, con il nome di battesimo della persona e con il numero seriale del dispositivo”.

 

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