15/11/2019 di Redazione

Amazon sfida il Pentagono: un errore aver scelto il cloud di Microsoft

Per il Progetto Jedi del Dipartimento della Difesa ha selezionato Azure, anziché Aws. Amazon si è rivolta alla U.S. Court of Federal Claims per contestare una scelta a suo dire non oggettiva, influenzata dalla politica.

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Il Pentagono ha firmato con Microsoft un contratto da 10 miliardi di dollari, ma Amazon non è disposta ad accettare la sconfitta e contesta la scelta. Per il Progetto Jedi (l’acronimo sta per Joint Enterprise Defense Infrastructure Cloud), dopo tentennamenti e ritardi vari, lo scorso 25 ottobre è stato annunciato il nome dell’azienda che fornirà servizi cloud al Dipartimento della Difesa, permettendo all’illustre cliente di razionalizzare le proprie reti e data center. E il vincitore è Microsoft, nonostante l’azienda di Redmond avesse dichiarato in un primo momento di non essere interessata al progetto.

 

L’infrastruttura e i servizi di Azure sono stati preferiti a quelli di Aws (che erano dati per favoriti), di Oracle, di Ibm e di altri concorrenti in lizza. E fin da subito Amazon non ha celato il disappunto, dichiarando tramite un portavoce che “Aws è chiaramente il leader nel cloud computing”, e contestando il fatto che la valutazione si fosse basata su un mero confronto tra le offerte dei diversi vendor. 

 

Il sospetto di molti osservatori è che sulla scelta del Pentagono abbia pesato la nota avversione di Donald Trump per il Washington Post e, conseguentemente, per il suo editore Jeff Bezos (che è anche e innanzitutto il Ceo di Amazon). Ora la società di Seattle ha compiuto un passo ulteriore, rivolgendosi alla U.S. Court of Federal Claims, la corte federale responsabile di esaminare le contestazioni con implicazioni economiche. 

 

 

Come si legge in una nota dell’ufficio stampa, Amazon sostiene che “numerosi aspetti del processo di valutazione del Jedi contengono chiare mancanze, errori e un innegabile pregiudizio, ed è importante che questi aspetti vengano esaminati e rettificati”. A dare la stoccata finale, una sottolineatura: “Crediamo sia cruciale per il nostro Paese che il governo e i suoi selezionati leader amministrino le forniture in modo obiettivo e libero dei condizionamenti politici”. Nessun riferimento esplicito a pressioni o veti giunti dalla Casa Bianca, ma tra le righe non è difficile cogliere questa accusa.

 

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