14/02/2011 di Redazione

Anche Microsoft vittima della sindrome Wikileaks

Microsoft affronta ex-dirigente che abbandona la nave e si trasferisce da un concorrente. Avrebbe sotratto dati confidenziali per favorire il nuovo datore di lavoro. La questione dà nuova importanza al tema della sicurezza dei dati.

immagine.jpg

Microsoft ha accusato un ex-dirigente di aver sottratto 600 MB di dati confidenziali all'azienda prima di lasciare il suo posto, in favore della concorrente Salesforce.com.  Matt Miszewski, questo il nome dell'accusato, avrebbe rubato a MS un totale di circa 25.000 pagine. Materiali che potrebbero dare ai concorrenti di MS un vantaggio indebito.

Con la denuncia Microsoft cerca di dare seguito a un ordine temporaneo dei giudici, che per il momento hanno proibito a Miszewski di lavorare per SalesForce.com.

Si tratta, a quanto pare, dei piani e delle presentazioni 2011 sull'attività di Microsoft nel settore dei CRM (Customer Relationship Management). Un settore dove l'azienda di Redmond vive una competizione molto accesa con Salesforce.com e altri.

O giudici stabiliranno se e quanto sia grave la situazione. Già da ora però questa faccenda mette – nel caso ce ne fosse bisogno – nuovamente l'accento sulla confidenzialità dei dati e sulla necessità di un controllo serrato sui file più importanti.

Dopotutto, se persino Microsoft può perdere delle informazioni rilevanti, è evidente che le pratiche e le politiche di sicurezza hanno bisogno di una profonda revisione.  E non si tratta esclusivamente di soluzioni software, delle quali abbiamo parlato molte volte. Si tratta soprattutto di cambiare alla radice la cultura aziendale sulle protezione dei dati.

Inevitabile rievocare il "caso Wikileaks" e ricordare che se i famosi cables non fossero mai usciti dalle ambasciate non sarebbe accaduto nulla. Ancora prima della diffusione da parte di Julian Assange e dei suoi collaboratori, infatti, ci sono state persone che hanno passato loro i documenti.

E se le comunicazioni diplomatiche possono innescare un dibattito, anche stimolante e positivo, sullo stato della democrazia e della libertà d'informazione, la fuga d'informazioni industriali – come nel caso accaduto a Microsoft – non crea nulla se non danni ingenti a chi subisce il furto.

Ragioni più che sufficienti per prendere la questione seriamente, e domandarsi se i dati riservati della vostra azienda sono adeguatamente protetti.

 

ARTICOLI CORRELATI