12/09/2017 di Redazione

Antitrust, Google bussa alla Corte di Giustizia europea

L’azienda ha confermato di aver depositato il ricorso sulla multa da 2,4 miliardi di euro che le era stata comminata a giugno dalla Commissione. Al centro le pratiche di Big G sul proprio servizio online di comparazione prezzi, che secondo Bruxelles sareb

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Google prova a bloccare il “braccio armato” della Commissione Europea. Come previsto, l’azienda ha depositato un ricorso presso la Corte di Giustizia comunitaria circa la sanzione da 2,4 miliardi di euro inflitta dalla Ue per abuso di posizione dominante. La multa, arrivata lo scorso giugno, riguarda il servizio online di comparazione prezzi di Big G ed è la più alta mai comminata dall’Unione Europea in materia di antitrust. “Il ricorso per l'annullamento è stato depositato”, è il laconico commento di un portavoce di Google. La Commissione, dopo essersi espressa il 27 giugno scorso, aveva dato sessanta giorni di tempo alla società per comunicare le modifiche da implementare al proprio servizio di comparazione. Cambiamenti da rendere poi effettivi entro tre mesi, vale a dire a fine settembre. Ma ora è tutto bloccato, in attesa di sapere la decisione della Corte di Giustizia.

Verdetto che non arriverà certamente a breve e che rischia di mandare in stallo la situazione. La vicenda potrebbe infatti protrarsi per anni. E non è detto che alla fine sia per forza Big G a soccombere. In favore del colosso di Mountain View gioca infatti la sentenza emessa qualche giorno fa dello stesso organismo comunitario che, ribaltando clamorosamente il parere precedente della Commissione, ha accolto il ricorso di Intel sempre in materia di antitrust.

Per stimare fino a quando potrebbe protrarsi la vicenda di Google è sufficiente dare un’occhiata proprio alla causa contro il produttore di chip. La battaglia legale iniziò infatti nel 2009, con un’ammenda record da 1,06 miliardi di euro. La prima richiesta di appello era stata respinta nel 2014, cinque anni dopo, ma Intel non si era data per vinta e aveva impugnato anche quella decisione. Si è così arrivati ai primi di settembre e alla disposizione della Corte di Giustizia.

 

 

L’azione della Commissione è parte di un movimento ben più ampio, condotto in modo indipendente dagli organismi comunitari e dai singoli Paesi della Ue, che prova a contrastare l’espansione dei colossi tecnologici statunitensi in Europa, soprattutto in materia fiscale. Proprio in questi giorni i ministri delle Finanze di Italia, Spagna, Germania e Francia hanno chiesto di rivedere la normativa che permette ai giganti americani di pagare molte meno tasse del dovuto nei Paesi in cui effettivamente operano, spostando la registrazione dei ricavi in Irlanda o in altre aree geografiche più “amiche”.

Google è in attesa di conoscere i verdetti di Bruxelles, sempre in materia di antitrust, sul sistema operativo Android e sulla piattaforma pubblicitaria Adsense. Secondo le ultime indiscrezioni, la multa in questo caso potrebbe superare quella comminata per il servizio di comparazione prezzi, segnando così un nuovo record e un’ulteriore prova di forza di Margrethe Vestager, commissario europeo per la concorrenza.

 

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