10/02/2015 di Redazione

Antitrust, Pechino multa Qualcomm per 975 milioni di dollari

Le autorità cinesi per la concorrenza hanno sanzionato il colosso con una cifra record. Ora altri Paesi potrebbero seguire la stessa strada. Ma in azienda sono ottimisti e si dichiarano “soddisfatti” di aver chiuso la questione. Le royalties per i produtt

immagine.jpg

Una multa insostenibile per i comuni mortali, e per un colosso dell’informatica una cifra (comunque imponente) di poco superiore al 14% del fatturato del quarto trimestre 2014: parliamo della sanzione inflitta dal governo cinese a Qualcomm per pratiche non concorrenziali. Si tratta di 975 milioni di dollari, la cifra comunque più alta mai pagata dall’azienda nella sua storia.

Poco male? Forse: nelle contrattazioni successive alla notizia, le azioni del produttore di chip sono salite di 1,6 punti percentuali, arrivando a toccare i 68,18 dollari. Un picco probabilmente momentaneo, perché le analisi per l’anno fiscale in corso sono più cupe: in seguito alla multa, si stima un guadagno per azione tra i 3,56 e i 3,76 dollari, leggermente in ribasso rispetto alle previsioni oscillanti tra i 4,04 e i 4,34 dollari.

Il procedimento portato avanti da Pechino e durato 14 mesi si pone nella probabile ottica di favorire le compagnie nazionali, come Xiaomi e Huawei. Qualcomm è stata obbligata dalla National Development and Reform Commission della Repubblica popolare a fornire brevetti per le sue tecnologie 3G e 4G separatamente dagli altri. “Non faremo ricorso”, hanno dichiarato i vertici aziendali. Che hanno poi aggiunto: “Rispettiamo la decisione, ma non crediamo che altre autorità garanti dell’antitrust possano prendere come modello la decisione di Pechino”.

 

 

In casa Qualcomm, infatti, si è in trepidante attesa per altre decisioni che potrebbero essere prese dalle agenzie europee e statunitensi, sempre in merito di concorrenza sleale. “Abbiamo chiuso un capitolo di incertezze e ora possiamo contribuire pienamente a sviluppare il mercato cinese delle tecnologie wireless. Siamo contenti che la faccenda sia finita”, ha dichiarato ostentando ottimismo Steve Mollenkopf, Ceo del colosso di San Diego.

Ma che cosa cambia per i produttori cinesi di smartphone che sfruttano i processori Qualcomm? Le royalties da corrispondere alla società statunitense verranno d’ora in poi calcolati sul 65% del prezzo di vendita del dispositivo, invece che sul costo totale. Alcuni analisti, però, non vedono così sereno come i vertici aziendali: “Perché il 65% dovrebbe essere la cifra giusta in Cina e negli altri Paesi invece no?”, si chiede infatti, sornione, Stacy Rasgon, analista di Bernstein.

 

ARTICOLI CORRELATI