02/04/2012 di Redazione

Antritrust: nuove noie per Google, le firma Expedia

L’operatore turistico online si è rivolto alla Commissione Europea per denunciare le presunte violazioni della concorrenza messe in atto dal gigante di Mountain View. E l’accusa è sempre la stessa: attraverso il suo motore di ricerca, BigG favorirebbe i p

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Già qualche mese fa, di fronte al nuovo servizio di comparazione di biglietti aerei lanciato da Google negli Stati Uniti, Google Flights, Expedia aveva storto il naso. Il portale di prenotazione turistica adesso è passato dalle parole ai fatti, rivolgendosi alla Commissione Europea per sporgere denuncia contro la società di Mountain View. L’accusa non è nuova per Google: il gigante del Web violerebbe le regole dell’antitrust.

Il servizio Google Flight


A detta di Expedia, infatti, la multinazionale abuserebbe della propria posizione dominante per favorire, attraverso il proprio motore di ricerca, i siti e i servizi proprietari: a discapito non solo delle aziende concorrenti, ma anche degli utenti, che rischiano di venire informati in modo distorto. La lamentela riguarda in modo specifico il territorio europeo, il cui mercato delle ricerche Web è fagocitato per il 95% proprio da Google, mentre negli States la quota si ferma a un 25% del traffico.

Un portavoce di Google con base a Bruxelles, Al Verney, ha commentato via email la notizia in modo generico, scrivendo: “Non abbiamo ancora visionato la denuncia, ma dall’inizio delle investigazioni abbiamo cooperato con la Commissione Europea per spiegare come funziona il nostro business. Saremo felici di approfondire qualsiasi questione la Commissione possa avanzare”.

Dal suo canto, in una nota Expedia ha sottolineato come da parte dell’organismo antitrust sia necessaria “un’azione forte, per ripristinare una competizione leale nel mercato delle ricerche online”, in modo da rimettere in primo piano il rispetto per i consumatori.

Il commissario della European Unino Competition chiamato a pronunciarsi, Joaquin Almunia, lo farà forse già entro la settimana. Ma se anche nel Vecchio Continente Google dovesse archiviare l’episodio come una semplice grana, altri problemi potrebbero presentarsi al di là dell’oceano: in questi giorni il senatore democratico Al Franken ha invocato un maggior intervento delle istituzioni politiche per tutelare la privacy dei cittadini dalle invasioni di campo di Google e Facebook.

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