29/01/2019 di Redazione

App, smartphone e privacy: si può fare di più

Secondo dati Eurostat tre italiani su dieci non limitano l’accesso delle applicazioni mobili ai dati personali. Numeri in linea con la media della Ue. Il 75% dei cittadini del Vecchio Continente usa quotidianamente un cellulare per scopi personali.

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Sembra che ci sia ancora molta strada da fare per aumentare la consapevolezza dei cittadini europei in fatto di protezione dei dati personali, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo delle app mobile. Secondo gli ultimi dati diffusi da Eurostat in occasione del Data Privacy Day, infatti, il 28 per cento degli abitanti di uno dei Paesi membri della Ue non ha mai limitato l’accesso alle informazioni personali da parte delle applicazioni per smartphone. Ancora peggio, sette cittadini su cento non sanno neanche che sia possibile effettuare un’operazione di questo genere sul proprio cellulare. Eppure, il 75 per cento degli europei intervistati (compresi fra i 16 e i 74 anni di età) usa quotidianamente uno smartphone per scopi personali. Sarebbe quindi lecito aspettarsi una certa dimestichezza. Evidentemente non è così.

A livello di singolo Paese, gli abitanti della Repubblica Ceca sembrano essere i più superficiali, con quasi il 70 per cento che non ha mai limitato o bloccato l’accesso ai dati personali delle app mobile. Seguono Bulgaria, Cipro, Regno Unito e Grecia. L’Italia è all’incirca a metà classifica, con il 30 per cento (di poco superiore alla media Ue). I cittadini più attenti alla propria privacy, invece, sono i francesi (10 per cento).

Secondo Eurostato, inoltre, il 43 per cento degli utilizzatori di smartphone ha installato un non meglio specificato “sistema di sicurezza” (già presente nel sistema operativo o aggiunto in seguito). Un altro 15 per cento di intervistati ha invece riferito di aver sottoscritto un abbonamento a una soluzione mobile di cybersecurity o usa la licenza di qualcun altro.

 

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