23/10/2017 di Redazione

Apple, brevetti: Samsung spera ancora nello sconto

Una corte distrettuale californiana ha stabilito che le due aziende dovranno trovarsi nuovamente in tribunale per rivalutare il risarcimento dovuto dal chaebol a Cupertino. Secondo l’ultima sentenza il gruppo sudcoreano deve alla Mela 400 milioni di dolla

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Si è aperto l’ennesimo capitolo della battaglia legale fra Samsung e Apple, in merito al design dell’iPhone 3g. Ebbene sì, forse in pochi se lo ricordano ma la disputa tra i due colossi ha come protagonista uno smartphone lanciato nel 2008, quasi dieci anni fa. Approdata però a una prima sentenza soltanto nel 2012, dopo diversi gradi di giudizio e opinioni fra loro discordanti, la querelle ha visto vincere Cupertino, che ha così ottenuto 400 milioni di dollari di risarcimento da Samsung per la violazione di tre brevetti. Ma una nuova decisione presa in queste ore da Lucy Koh, giudice della Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto Nord della California, potrebbe cambiare nuovamente le carte in tavola. Il chaebol ha infatti chiesto e ottenuto di rivedere le modalità utilizzate per calcolare il risarcimento dovuto alla Mela.

Si apre così uno spiraglio per l’azienda sudcoreana, anche se soltanto dal punto di vista economico: che i brevetti sul design siano stati violati è ormai un dato di fatto. In origine una delle prime sentenze emesse dai giudici statunitensi aveva valutato in un miliardo di dollari una cifra congrua da corrispondere a Cupertino per il danno subìto. L’apertura di Koh potrebbe in sintesi portare a un ulteriore sconto per Samsung.

La corte dovrà ora decidere se stimare l’indennizzo in base ai profitti totali ottenuti dai dispositivi venduti dal chaebol, oppure se il risarcimento debba essere calcolato solo su una percentuale limitata degli stessi. È ovviamente quest’ultima la tesi di Samsung, contro cui Apple ha sempre combattuto. Ma l’anno scorso la Corte Suprema, il massimo organo giudicante degli Usa, aveva già sottolineato come una valutazione della sanzione basata sulle vendite totali degli smartphone fosse “iniqua”. È quindi probabile che Apple debba ora accontentarsi di qualche milione di dollari in meno.

 

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