30/01/2019 di Redazione

Apple è in piena transizione: iPhone in calo, servizi alle stelle

Nel primo trimestre le vendite di cellulari sono diminuite del 15%, complice la debolezza della Cina. I ricavi da abbonamenti e acquisti di applicazioni sono cresciuti del 19%. La Mela punta a 500 milioni di iscritti ai servizi entro fine 2020: il focus d

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Smartphone in calo (e non è un buon segno), servizi che volano altissimo (e questa è una scommessa che potrebbe portare ottimi frutti in futuro). L’attesissima trimestrale di Apple conferma quelle che erano le attese della vigilia, con gli iPhone che generano un fatturato inferiore al 15 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017, ma con la vendita di servizi che raggiunge un traguardo storico: 10,9 miliardi di ricavi per un aumento del 19 per cento. A livello macro, per la prima volta da dieci anni a questa parte la Mela ha subìto un calo di profitti e fatturato nel trimestre natalizio (il primo dell’esercizio fiscale 2019), quello più proficuo del calendario. L’azienda ha infatti registrato un giro d’affari di 84,3 miliardi di dollari, in flessione di cinque punti rispetto al Q1 del 2018 fiscale, battendo però le aspettative degli analisti che avevano stimato ricavi a 83,79 miliardi.

L’utile per azione (Eps) è stato invece di 4,18 dollari, il massimo storico, per un utile netto di 19,96 miliardi, sostanzialmente stabile anno su anno. A livello di singolo prodotto, gli iPhone hanno generato vendite per circa 52 miliardi, lasciando sul terreno quasi il 15 per cento. Come già annunciato tre mesi fa, l’azienda non rilascia più i numeri specifici, ma secondo Strategy Analytics sarebbero stati consegnati 65,9 milioni di cellulari rispetto ai 77,3 milioni del quarto trimestre dell’anno fiscale 2018.

Pur essendo il dato più atteso, le prestazioni deludenti degli iPhone (già comunque ampiamente preannunciate) non hanno intaccato il titolo di Apple che, anzi, nel dopo mercato è salito fino al 6 per cento. A rassicurare gli investitori sono state proprio le performance superiori alle stime degli analisti, ma che potrebbero incappare in qualche brutta sorpresa nel secondo trimestre. Da qui a fine marzo la Mela si aspetta infatti ricavi compresi fra 55 e 59 miliardi di dollari: un’ampia forchetta che contiene anche i 58,83 miliardi previsti dal consensus di Refinitiv.

Sono risultati invece in crescita tutti gli altri prodotti: i Mac hanno generato ricavi pari a 7,4 miliardi (più 8,7 per cento), gli iPad 6,7 miliardi (più 16,9 per cento), gli altri dispositivi 7,3 miliardi (più 33,3 per cento) e i servizi 10,9 miliardi (più 19,1 per cento). Per quanto riguarda le aree geografiche, è risultata prevedibilmente in enorme difficoltà la Cina, che ha registrato un fatturato in calo del 26,7 per cento. Sostanzialmente stabili, invece, le altre zone.

Intervistato da Reuters poco dopo la pubblicazione dei conti, l’amministratore delegato Tim Cook si è detto fiducioso sui colloqui in corso fra Usa e Cina per allentare le tensioni commerciali. “La situazione di gennaio è stata nettamente migliore rispetto a quella di dicembre”, ha commentato il Ceo, che ha dimostrato grande ottimismo anche sul fronte dei servizi. Ad oggi Apple può contare su 360 milioni di abbonati (compresi anche gli iscritti a piattaforme terze disponibili sull’App Store), ma punta ad arrivare a 500 milioni entro la fine 2020. L’installato ha raggiunto 1,4 miliardi di dispositivi attivi.

Il margine lordo dei servizi ha toccato quota 63 per cento, in aumento rispetto al 58,3 per cento di un anno fa. “Diventano sempre più efficienti man mano che crescono”, ha spiegato Cook. Complessivamente, l’ad si è detto deluso di non aver centrato la guidance sui ricavi, ma ha aggiunto che l’obiettivo della dirigenza è quello di gestire “Apple sul lungo termine. I risultati di questo trimestre mostrano la forza del nostro business”.

 

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