12/02/2018 di Redazione

Apple ed Lg credono nei microdisplay di eMagin

L’azienda che progetta soluzioni per la realtà virtuale e aumentata ha comunicato all’authority statunitense un investimento di oltre dieci milioni di dollari, effettuato da diverse società hi-tech. I componenti sviluppati da eMagin vengono utilizzati anc

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Apple, Lg e Valve hanno investito oltre dieci milioni di dollari in eMagin, una piccola e quasi sconosciuta società dello Stato di New York che sviluppa microdisplay Oled. Si tratta di soluzioni adatte per l’utilizzo nella realtà virtuale e aumentata, settori in cui i colossi dell’hi-tech dimostrano di continuare a credere. La tecnologia di eMagin viene sfruttata ad oggi in prodotti consumer, come i visori Blaze, ma anche in dispositivi di stampo militare ed enterprise. In un comunicato, l’azienda ha dichiarato che l’investimento verrà utilizzato per “scopi generici”. All’interno della cordata figurano anche nomi come Immerex e Stillwater Holdings. Nel documento depositato alla Sec, la società di Hopewell Junction ha sottolineato di aver siglato “accordi strategici con numerosi produttori di device consumer Tier One, per la progettazione e lo sviluppo di microdisplay per visori consumer e […] per incrementare le capacità di produzione”.

Tramite il sito di eMagin si capisce come la soluzione di punta dell’azienda sia uno schermo 2K con risoluzione 2.048 x 2.048 pixel e fill factor del 70 per cento: questo parametro indica il rapporto dell’area adibita alla visualizzazione rispetto agli oggetti presenti nel perimetro. La società, tramite i suoi prodotti, sta cercando di risolvere anche uno dei principali problemi che al momento affliggono i visori per la realtà aumentata.

È il cosiddetto effetto screen-door (“effetto zanzariera”), vale a dire l’interferenza creata dagli spazi neri fra i pixel, chiaramente percepibili dall’utente quando utilizza un visore a causa della distanza ridotta fra le lenti e il display interno del device. I player impegnati in questo mercato stanno cercando di risolvere il problema principalmente aumentando la risoluzione degli schermi, in modo da ridurre gli spazi neri tra i singoli pixel.

Ma questo non è sufficiente. La stessa Lg, ad esempio, l’anno scorso ha brevettato una tecnologia per migliorare la diffusione dei raggi luminosi nel visore, in grado di ricostruire in contemporanea le parti mancanti dell’immagine. L’obiettivo è migliorare l’esperienza d’uso dei dispositivi, diminuendo i disturbi ottici causati dalle applicazioni immersive.

 

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