01/04/2016 di Redazione

Apple, il più giovane (e ricco) dei quarantenni della tecnologia

Il primo di aprile del 1976, in un garance di Los Altos, nasceva l’azienda di Jobs, Wozniak e Wayne. Sopravvissuta, da vincente, a quarantanni di concorrenza e di mutamenti tecnologici, ma anche alle polemiche sulla privacy degli utenti.

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Quarant’anni, e davvero non sentirli. Apple continua a essere, almeno nell’immaginario collettivo, l’azienda più “giovane” del panorama mondiale della tecnologica, giovane nello spirito e nell’attitudine ma non incosciente, perché le sua innovazioni (di hardware, software o servizio che siano) anche se visionarie nel tempo si dimostrano poi sensate rispetto al mercato. Risale a quattro decenni tondi fa, il 1 aprile del 1976, il primo giorno di attività della Apple Computer Company: un’avventura che, da una garage di Los Altos, grazie all’inventiva di Steve Jobs, Steve Wozniak e Ronald Wayne (a lui si deve l’originario logo dalla breve vita, quello raffigurante Newton colpito dalla mela, presto sostituito dalla più iconica silouette del frutto addentato) è cresciuta fino a diventare il colosso che oggi conosciamo.

 

(Credits infografica: Stampaprint)

 

Le grandi tappe della Mela le ricordiamo un po’ tutti, perché coincidono con le tappe dell’informatica e della tecnologia consumer. Con l’Apple II, nel 1977, si apriva l’era del personal computer: per la prima volta, il semplice utente poteva comprendere la “lingua” di un calcolatore elettronico, attraverso un’interfaccia dotata di grafica e colori. Fu anche il primo modello di massa, per i numeri dell’epoca: in produzione fino al 1993, si stima ne siano stati venduti fra i cinque e i sei milioni di esemplari, e a lui sono dedicati interi siti amarcord.

 

Negli anni Ottanta, dopo lo sbarco in Borsa, Apple mieteva successi con il Macintosh, un dispositivo che dialogava attraverso un’interfaccia grafica e riceveva ordini da tastiera e mouse. Ma incassava anche l’abbandono di Steve Jobs, fuoriuscito nel 1985 per fondare la Next Computer, poi dodici anni dopo ricomprata dalla stessa Apple per 429 milioni di dollari e con l’impegno a riportare tra le proprie fila il figliol prodigo. Una mossa che, davvero, si rivelerà provvidenziale. Proprio sulla tecnologia di Next si baserà, infatti, il sistema operativo OS X.

Dagli anni Novanta a oggi, ancora freschi nella memoria, scorrono i successi del lettore musicale iPod, dell’apripista della categoria smartphone (l’iPhone), dei Macbook Air, di iTunes e del servizio iCloud. E poi, l’iPad, una nuova categoria di prodotto destinata a scombinare tutto ciò che verrà dopo: non solo creando il concetto di tablet, ma contaminando irreversibilmente quello di notebook.

 

(Credits infografica: Stampaprint)

 

Con le dimissioni e la scomparsa di Jobs, nel 2011 Apple ha dovuto trovare un nuovo condottiero. Insieme a Tim Cook l’azienda ha continuato a crescere, arrivando a movimentare un giro d’affari di oltre duecento miliardi di dollari. “L’anno fiscale 2015”, ha dichiarato Cook in una nota, “è stato il successo più grande di sempre per Apple, con un fatturato in crescita del 28% fino a quasi 234 miliardi di dollari”. Il valore del marchio, secondo i calcoli di Forbes, lo scorso anno era di 145,3 miliardi di dollari.

Nelle cronache recenti, più che per l’ultimo nato (non certo rivoluzionario, per quanto bello e funzionale) della gamma dei telefoni, l’iPhone SE, o per i nuovi iPad Pro, di Apple si parla per il braccio di ferro con l’Fbi, risoltosi infine in un molto rumore per nulla, dato che l’agenzia federale ha provveduto a fare da sé sbloccando lo smartphone del terrorista di San Bernardino. E tuttavia la vicenda, al di là del suo esito, ha avuto il merito di scoperchiare un problema irrisolto e, anzi, sempre più spinoso: tracciare i confini fra diritto alla privacy e diritto alla sicurezza. Non è un caso, forse, che un dibattito così attuale e importante si sia sviluppato intorno a Apple, simbolo di tecnologia ma soprattutto della simbiosi quotidiana fra individui e tecnologia. Forse, glielo auguriamo, ancora almeno per altri quarant’anni.

 

 

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