21/12/2007 di Redazione

Apple Mac: piace ancora alla gente che piace?

Dietro alla qualità dell'Apple Mac si nasconde una sapiente operazione di marketing, ma che riguarda marginalmente il design.

Introduzione

Parlare di Apple è sempre piuttosto complicato. Meno soporifero di un'indiscrezione su Microsoft, ma neanche così deflagrante come due chiacchiere sull'open source. Tutta questa tensione emotiva si deve soprattutto alla passione che hanno gli utenti Mac per le loro macchine. Un sentimento che può essere compreso - magari non condiviso - ma che in alcuni casi può diventare fastidioso.

Colgo l'occasione per raccontare una spiacevole avventura capitata ad un collega di News.com. Tom Krazit ha firmato un pezzo con il titolo "Problems with the Mac promised land". Un articolo innocuo che partendo dai piccoli problemi di gioventù di Leopard, in qualche modo ha cercato di smontare la teoria della perfezione Mac. Niente di male, insomma, tutti sanno bene che un computer non è un elettrodomestico come ad esempio un televisore. Vi è sempre un giorno un cui "lui", il personal computer, non vuole funzionare… oppure un giorno in cui si scopre che da qualche parte si nasconde un fastidioso bug. Il problema, al massimo, si pone quando l'ultima campagna marketing di Apple si basa sul fatto che i suoi prodotti "funzionano", mentre quelli degli altri (Microsoft) no. 

Ebbene, Krazit alla fine si è espresso costruttivamente. Ha dettagliato le magagne e sottolineato le differenze più evidenti fra i mondi Microsoft ed Apple. Di lì in poi si è scatenato il putiferio, e gli utenti hanno iniziato a smollare commenti incendiari. E lì giù con connivenze sinistre, pagamenti sotto-banco, evidenti problemi hardware "perché il software funziona egregiamente", insomma… roba da Caccia alle Streghe.

La sindrome dell'accerchiamento

Ovviamente non tutti gli utenti Mac sono integralisti. La sensazione però è circa dieci anni fa si sia sviluppata una sorta di sindrome dell'accerchiamento. Dopo aver perso quel vantaggio - di immagine e tecnico - acquisito negli anni 80' il rapporto con "gli altri" del mercato è diventato quasi conflittuale.

Nel 1995 Guy Kawasaki, una delle menti del marketing Apple, decide quindi che bisogna fare qualcosa. L'immagine dell'azienda è a terra, si rischia il tracollo. "Il mio lavoro in quel momento era di mantenere e ringiovanire il culto per Macintosh", ha confermato tempo fa. Tutti sapevano che la via da battere era quella della personalizzazione dello scontro con Windows, ma come fare? Il morale era sotto i tacchi.

Kawasaki crea una mailing list chiamata "EvangeList" e poco dopo "Why Mac?" per i 44 mila utenti sfegatati Mac. "Volevo solo dare buone notizie", ha aggiunto Kawasaki. Si trattava a tutti gli effetti di un tentativo per contrastare le critiche mosse dalla stampa. BusinessWeek nel 1996, infatti, fece toccare al marchio il suo momento più basso con l'articolo "The Fall of an American Icon". Quasi un presagio per le sorti del mitico marchio… che poi comunque non si è concretizzato. 

Ma Kawasaki ha un'idea brillante. Bisogna dare speranza e non far sentire sola la community Mac. Bisogna trasmettere a tutti i costi che chi ha scelto Mac sta dalla parte giusta della barricata. "È come una specie di esperienza religiosa dove tu senti di dover dire a tutti quelli che conosci che li salverai. È folle, non le ho mai capite quelle persone ma adesso sono uno di loro", ha dichiarato Doug Otto, un lettore di News.com, vice presidente del systems engineering dell'azienda Govstar.

Ecco l'uovo di Colombo.

Tutto questo calore ha consentito negli anni ai fan di Apple di sfidare anche le condizioni atmosferiche o il freddo, fuori dai negozi, pur di mettere le mani su nuovi ed introvabili prodotti.

Il problema è che non tutti i consumatori amano il culto. "Come niente le persone si appassionano a sport, politica o religione, ma ce ne sono alcune che non si rendono conto di oltrepassare il limite di fan per diventare alla fine fanatici", ha dichiarato John Moltz, redattore di Crazy Apple Rumors Site, uno dei siti simbolo della comunità online.

Ecco fotografata la condizione attuale. Ben pochi però si sono accorti che la mitizzazione è il frutto di una scientifica scelta marketing.

Dall'amore per lui, all'odio per l'altro

E siamo ai giorni nostri con una contrapposizione netta tra i due mondi. Solo che all'amore per il Mac si è unito anche un po' di odio nei confronti di Microsoft. L'aspetto divertente è che lo scambio di accuse da una parte all'altra della barricata si è dimostrato ciclico - nei contenuti. Un tempo gli utenti Windows deridevano i gusti plasticosi degli utenti Mac; oggi praticamente avviene il contrario. Possiamo forse negare le qualità del design Apple?

Se fosse possibile però misurare il pathos delle rispettive compagini ne uscirebbe un quadro piuttosto chiaro. "Gli utenti Windows non si fanno prendere così tanto come quelli Mac. Difficile cercare di argomentare razionalmente con qualcuno che ha perso il senno", ha dichiarato Ken Webber, un altro utente online.

Effettivamente questo dibattito non si è mai esaurito, ma adesso non si può più ridere di Apple come in passato. Per la prima volta i neofiti ne riconoscono il marchio e li desiderano. Anche in ambito business grazie a Boot Camp è possibile disporre delle soluzioni corporate espressamente sviluppate per Windows. E certamente da quando ogni attività ha iniziato a spostarsi online, le questioni di compatibilità sembrano giorno dopo giorno essere meno importanti.

La questione di fondo, comunque, è che gli utenti Mac sentono una certa affinità sia all'interno della loro comunità che con le loro macchine. Un qualcosa che gli altri non provano. Molti sostengono che si tratti di qualcosa che ha che fare con il design, sia hardware che software. Altri, invece, credono che sia la sensazione di maggiore libertà creativa che sono in grado di trasmettere alcune applicazioni. Chi può dire?

Fedeli e devoti alla mela

La devozione che hanno molti nei confronti della Apple pare essere sopratutto giustificata dalla percezione di qualità. Vi sono però alcuni esperti marketing che sostengono che l'azienda della Mela sia anche un simbolo dell'American business. Insomma, scegliere Apple vuol dire anche scommettere ancora sul quel poco che è rimasto di tecnologia Made in USA - in senso lato ovviamente, dato che ogni pezzo hardware è realizzato in Oriente. Altri ancora vedono in Apple un "luogo" che consente l'identificazione, anche di sotto-culture metropolitane.  

I personal computer non sono più una novità caduta dal cielo. I consumatori sanno identificarne il livello di stile e l'eventuale usabilità. Un Mac balza subito agli occhi per la gradevolezza del suo aspetto.

Quindi possiamo forse dire che una volta superato lo scoglio della compatibilità, Mac e Windows potranno finalmente confrontarsi razionalmente? Forse no, ma semplicemente perché le ragioni del cuore hanno - per taluni - o non hanno - per altri - a che fare con l'Informatica.

Un prodotto vincente non è mai lo strumento più efficiente disponibile sul mercato, bensì quella riduzione di idee che meglio è stata tradotta in fisica ed emozione per un oggetto.

Amen.

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