27/02/2018 di Redazione

Apple si avvicina alla nuvola di Google

L’azienda ha confermato che “vari pezzi di file” degli account iCloud vengono ora memorizzati sulla piattaforma di Big G, che dovrebbe aver sostituito Microsoft Azure. Amazon Web Services rimane comunque in gioco. Nel frattempo Cupertino si è dovuta piega

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Apple iCloud trasloca, almeno in parte, sulla nuvola di Google. La Mela ha confermato che alcuni dati degli account utente memorizzati sulla propria piattaforma fanno ormai affidamento sui servizi di Big G, dando così ragione alle indiscrezioni circolate già un paio di anni fa sui nuovi rapporti in essere fra le due aziende. La notizia è contenuta nell’aggiornamento della guida di sicurezza di iOs, un documento reperibile a questo link. Nell’illustrare le misure di protezione attive su iCloud, la casa di Cupertino spiega come ogni file memorizzato sulla nuvola dagli utenti venga spezzettato in più parti e cifrato con algoritmo Aes-128, a cui si aggiunge una chiave ottenuta dai contenuti di ogni singola parte ed elaborata con tecnica Sha-256. Le chiavi e i metadati, informa la Mela, sono archiviati nell’account iCloud dell’utente, mentre i vari pezzi di file (che non presentano dati legati ai clienti), sono spostati su soluzioni di storage di terze parti come Amazon Web Services S3 e Google Cloud Platform.

Nel documento non viene quindi più citata Microsoft Azure, utilizzata fino a poco tempo fa insieme ad Aws proprio per questi scopi. L’ultima versione della guida era datata marzo 2017 e in quel file era ancora presente il nome della piattaforma di Redmond. L’accordo fra Apple e Google risalirebbe al 2016 e varrebbe, secondo le voci di corridoio, centinaia di milioni di dollari. Il colosso di Cupertino si affida ancora ad Amazon Web Services per altri servizi di storage, ma è indubbio che l’ingresso di Big G nell’elenco di fornitori della Mela rappresenti una vittoria per Mountain View.

Aws e Google, insieme a Microsoft, sono i primi provider di cloud pubblico al mondo e basano una fetta sempre più consistente dei loro ricavi su queste tipologie di servizi. Amazon, ad esempio, nell’ultimo trimestre del 2017 ha generato un fatturato di 5,11 miliardi di dollari legato all’offerta cloud, mentre Big G si è fermata a un miliardo.