04/11/2015 di Redazione

Apple taglia i rapporti con Gt, fornitore di zaffiro “mai nato”

La Mela rinuncerà ai 439 milioni di dollari prestati al suo (ex) fornitore di vetro ultraresistente per gli schermi degli iPhone, in cambio di un’asta durante la quale verranno vendute oltre seicento fornaci. È l’epilogo di un’intricata vicenda industrial

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Un accordo andato in frantumi a seguito di un matrimonio mai realmente consumato. È questa la storia dietro la breve, ma al contempo travagliata, relazione tra Apple e Gt Advanced Technologies, azienda produttrice di vetro in zaffiro che avrebbe dovuto rifornire la Mela di materiale protettivo ultraresistente per iPhone. Avrebbe, perché in realtà le consegne non sono mai avvenute e, a quanto sembra, il materiale non è stato nemmeno mai prodotto. I primi dettagli su una storia iniziata male e finita peggio emersero nel 2014, quando le due aziende decisero di interrompere le relazioni in seguito alla bancarotta di Gt. Le cronache raccontano di una telefonata mattutina molto allarmata dell’amministratore delegato del fornitore a un vicepresidente di Apple, per comunicare la cattiva notizia: Gt era stata dichiarata da venti minuti decotta e fallita per sempre. La Mela sembrò cadere dalle nuvole, in quanto solo un anno prima le due compagnie avevano deciso di investire un miliardo di dollari in una nuova fabbrica in Arizona. Ma quella è ormai preistoria e la realtà oggi è molto diversa.

Le due aziende hanno siglato un’altra intesa, con cui Apple si impegna a cancellare il prestito da 439 milioni di dollari concesso a Gt, in cambio però di garanzie. Tra queste, un’asta che si terrà il prossimo 23 novembre durante la quale il fornitore metterà all’incanto proprietà e diversi macchinari, tra cui seicento fornaci per la produzione di vetro in zaffiro. Tutto quello che non verrà venduto passerà poi automaticamente nelle mani di Apple, che deciderà in autonomia cosa farsene.

L’accordo, cristallizzato da un documento depositato da Gt presso la Bankruptcy Court dello Stato del New Hampshire, arriva quindi al termine di un anno complicato per il produttore di materiali che, sapendo dei rapporti ormai difficili con la Mela, ha cercato di trovare altri clienti. Ma senza successo. Gt realizza (o forse sarebbe meglio dire realizzava) anche ottiche ed equipaggiamenti laser, ma la palude in cui si è infilata non le ha permesso di risalire e di tentare una reale diversificazione della propria offerta.

Non è del tutto chiaro perché Apple abbia deciso di non affidarsi al vetro in zaffiro prodotto da Gt, ma i primi dubbi sulla tenuta dell’accordo sorsero quando il colosso di Cupertino lancio l’iPhone 6 senza questo materiale a protezione del display. Secondo quanto ricostruito nel 2014 dal Wall Street Journal, in realtà Gt non disponeva delle tecnologie adatte per realizzare vetri in zaffiro finiti, ma si limitava alla costruzione delle fornaci utili alla sua produzione grezza. I macchinari di Gt erano in grado inizialmente di sfornare cilindri di zaffiro da 260 chili, da affettare poi con una particolare sega in diamante per ricavare gli schermi.

 

Fonte: Wjs. Le foto, inviate da Apple ai creditori di Gt, mostrano i difetti di produzione dei cilindri

 

Apple, secondo i documenti depositati per la procedura fallimentare, avrebbe ordinato a Gt ben 2.600 fornaci, in grado di realizzare cilindri il 40% più convenienti rispetto a quelli in circolazione, perché di cento chili più pesanti. Ingolosita dalle lusinghe di Apple e dalla possibilità di diventare il principale fornitore della Mela (che già utilizza lo zaffiro per le lenti delle fotocamere e per coprire i sensori TouchId), Gt decise di tentare il grande balzo, che si rivelò poi fatale: avviare una produzione di massa di materiale invece che limitarsi alla cessione delle fornaci a Cupertino.

Ma, quasi in contemporanea, emerse un problema: i primi cilindri da 260 chili si rivelarono inutilizzabili e inadatti agli iPhone. Gt non aveva il know-how sufficiente per fondere e gestire una produzione di questo genere, malgrado avesse assunto ben settecento nuovi dipendenti. E il castello iniziò a crollare. A complicare la vicenda, una serie di richieste da parte di Apple giudicate “insostenibili” dal management di Gt, in particolare sotto l’aspetto dei prezzi di vendita dei materiali. Una catena di eventi a cui l’azienda non ha potuto reggere, fino all’epilogo finale. La bancarotta.

 

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