ARM ha annunciato un software che renderà più sicuri e gestibili tutti i dispositivi connessi all'Internet delle Cose, dagli elettrodomestici agli indossabili che usano i suoi prodotti embedded. In particolare l'azienda intende estendere il raggio d'azione del software mbed proprietario che è già utilizzato da più di 70.000 sviluppatori per costruire prodotti basati su chip ARM. Si tratta di una piattaforma di gestione su vasta scala, che nelle intenzioni è capace di controllare milioni di dispositivi via cloud.
Alla base di questa iniziativa sono in primis i problemi di sicurezza, che minacciano di frenare il mercato dell'Internet of Things. I più critici su questa questione profilano scenari da incubo, in cui i cyber criminali prenderanno il controllo dei dispositivi all'apparenza più innocui e provocheranno gravi danni, dai blackout agli incidenti stradali.
Unendo la piattaforma ARM (in particolare prodotti basati su processori Cortex-M) e il software mbed l'azienda inglese stima di riuscire a tenere sotto controllo eventuali problemi a livello centralizzato. Nel 2013 ARM ha spedito più di 2 miliardi di Cortex-M, quindi i volumi su cui poggiare il progetto sono già a buon punto.
I prodotti, realizzati in collaborazione con una vasta gamma di produttori e partner tra cui Atmel, CSR, Ericsson, Farnell, Freescale, IBM, KDDI, Marvell, NXP, Renesas, STMicro, Telefonica e Zebra, permettono controllare mediante lo smartphone un ampio numero di servizi: dal pagamento del parcheggio alla sicurezza domestica fino alla gestione dell'energia. Inoltre consentono ai service provider di gestire in remoto la sicurezza e la manutenzione di intere reti di dispositivi.
I chip Cortex-M sono utilizzati in una vasta gamma di dispositivi a bassa potenza che supportano la connessione Wi-Fi, ZigBee, Bluetooth e altre tecnologie radio. Il software verrà fornito a titolo gratuito agli sviluppatori, che pagheranno le royalties solo una volta che inizieranno a commercializzare prodotti basati su di esso.