17/10/2014 di Redazione

Assintel: mercato It italiano fermo, serve una mutazione genetica

L’annuale report dell'associazione indica una leggerissima crescita dello 0,7% nel valore degli investimenti in hardware, software e servizi in Italia, 23,4 miliardi di euro nel 2014. Troppo poco per parlare di ripresa, perché avanzano soltanto le compone

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Un mercato fermo, in cui è necessario non solo ingranare le marce, ma favorire una vera e propria “mutazione digitale”: così Assintel, l’associazione nazionale delle imprese Ict, parla dello scenario italiano degli investimenti in hardware, software e servizi nell’ultima edizione del suo annuale report, realizzato in collaborazione con NextValue. Nel 2014 il mercato italiano dell’Ict ha raggiunto un valore di 24,3 miliardi di euro, crescendo appena dello 0,7% rispetto all’anno precedente.

Uno scenario sostanzialmente statico, dunque, in cui crescono solamente i settori più innovativi e connessi alla “mutazione digitale”. Come – e non può essere una sorpresa - il cloud computing, per cui la spesa è cresciuta in un anno del 22%, risultato della somma della componente classica (+33%) e di quella di business process as a Service (+13%). Il settore hardware, invece, continua a contrarsi (-1,6%) trascinato dal declino dei Pc e solo in parte controbilanciato dalla crescita di smartphone (+9,3%) e tablet (+5%).

Il software galleggia con un +1,1%, su cui pesano però negativamente gli applicativi di sistema (-4,4%), e i gestionali tradizionali (-8,3%). Al contrario, segnali decisamente positivi provengono dal digital marketing (+29,1%), dall’Internet of Things (+13,6%), da Business Intelligence, analytics e Big Data (+6,2%), ovvero da tutte quelle tecnologie connessi con la trasformazione tecnologica dei modelli di business.

 

l cloud computing continua a essere il mercato più dinamico (+22% nel 2014 vs 2013)


I servizi It continuano a perdere terreno (-1,7%), trascinati giù dal ribasso delle tariffe professionali. Le note liete sono quelle relative alla consulenza manageriale (+2,1%) e ai servizi di data center (+3,3%), mentre quelle negative riguardano i servizi di system integration e sviluppo software (-3,2%), di infrastruttura (-6,3%) e la formazione (-5,2%).

Per quanto riguarda i settori da cui provengono gli investimenti, continuano a calare tutti i segmenti di mercato legati alla spesa pubblica in It, che nel contempo innesca forti dinamiche di downpricing a svantaggio dei vendor. Nel dettaglio, la spesa della Pubblica Amministrazione centrale si è contratta del 4,1%, quella degli enti locali del 3,9% e quella della Sanità del 3,1%, mentre più contenuti sono stati i ribassi del commercio (-1,65) e dell’industria (-0,2%). In ogni caso, andamenti che non lasciano intravedere segnali di ripresa dell’economia.

Tornano a investire, invece, i tradizionali “big spender”: le banche, a +3,2%, le assicurazioni (+3,1), le telecomunicazioni (+3,3%) e le utility (+4,4%). Sono in lieve ripresa gli investimenti in It delle grandi aziende (+0,8%), mentre restano negativi quelli di piccole (-3,4%) e micro imprese (-2,3%).

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