23/09/2019 di Redazione

Assistenti virtuali “spioni”, Google sta attenta a non sbagliare più

L'azienda di Mountain View rivedrà alcune policy sulla conservazione delle registrazioni audio compiute dal Google Assistant. Sarà possibile regolare la sensibilità al comando di attivazione dell'assistente vocale.

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Il Google Assistant deve riconquistare la fiducia delle persone, dimostrando di non essere uno “spione” nonostante a volte registri tracce audio all’insaputa dell’utente. Se ne è parlato molto durante l’estate, quando alcune talpe hanno svelato l’esistenza di programmi di “controllo qualità” in cui revisori ascoltano registrazioni catturate dal Google Assistant per valutare il buono o cattivo funzionamento del software. Inclusi tutti quei casi in cui il comando “Hey Google” (in Italia, "Ok, Google") non è stato pronunciato ma l’assistente vocale si è attivato ugualmente, mal interpretando un rumore o una frase. E si è scoperto che attività simili vengono condotte anche da Apple, relativamente a Siri, e da Amazon per Alexa.

Dunque, in seguito alle polemiche rimbalzate sui media, la società di Cupertino aveva deciso di sospendere il proprio programma di revisione linguistica, mentre Google aveva fatto lo stesso in seguito a una richiesta del garante della privacy tedesco. Ora, già scottata dalla multa da 170 milioni di euro chiesta per YouTube dalla Federal Trade Commission statunitense per violazioni di privacy, Google mette le mani avanti con un blogpost in cui elenca alcuni cambiamenti nelle regole dell’Assistant. E fa anche un piccolo mea culpa. 

“Di recente abbiamo saputo di preoccupazioni riguardanti le procedure con cui esperti di linguaggio possono ascoltare e trascrivere dati audio del Google Assistant per contribuire a migliorare questa tecnologia per diverse lingue”, ha scritto Nino Tasca, senior product manager di Google Assistant. “Ma chiaramente siamo scesi sotto ai nostri elevati  standard nel modo in cui vi abbiamo aiutati a capire come i dati vengano usati, e ce ne scusiamo”. A detta di Google, in sostanza, il problema non starebbe nelle procedure in sé ma nelle carenti spiegazioni fornite.

“Di default, non conserviamo le vostre registrazioni audio”, ha chiarito il product manager, spiegando che è possibile attivare o disattivare questa opzione dalle impostazioni di “Voice & Audio Activity” dell’Assistant. Per rendere più chiaro questo passaggio, Google chiederà agli utenti di dispositivi con Assistant a bordo di esprimere nuovamente il consenso o di negarlo, scegliendo se partecipare oppure no al programma di miglioramento del software. Insomma, nessuno potrà dire di non essere stato informato.

Tasca ha poi spiegato che i frammenti audio conservati e ascoltati dai revisori sono appena lo 0,2% delle registrazioni appartenenti agli utenti che hanno attivato l’impostazione in “Voice & Audio Activity”. A breve verranno applicate “migliori misure di sicurezza in questo processo, incluso un livello ulteriore di filtri di privacy”. Inoltre, ed è forse la promessa più importante, Google ridurrà drasticamente la quantità di registrazioni audio conservate: la “grande maggioranza” delle registrazioni più vecchie di una manciata di mesi verranno cancellate. La nuova policy entrerà in vigore entro la fine di quest’anno.

Per quanto riguarda invece le registrazioni attivate per sbaglio, interpretando un rumore come se fosse il comando “Hey Google”, l’azienda ha promesso che continuerà a lavorare su quest’aspetto, anche dispiegando “misure aggiuntive che ci aiutino a identificare meglio le attivazioni involontarie e a escluderle dal processo di revisione umana”. Dunque “presto” (ma non si specifica quando) verrà introdotto uno strumento di regolazione della sensibilità al comando “Hey Google”. In sostanza, si potrà scegliere di massimizzare la reattività del software a questo comando, anche in ambienti rumorosi, oppure di puntare sulla riduzione delle attivazioni involontarie. Pare di intendere che non si potrà avere sia la botte piena sia la moglie ubriaca, ed è prevedibile che molti opteranno per l'impostazione che riduce al minimo il rischio di errore.

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