20/10/2016 di Redazione

Attacco a Linkedin, Interpol ed Fbi fermano un uomo russo

Le forze di polizia della Repubblica Ceca, coordinate dall’agenzia europea e dal Bureau statunitense, hanno arrestato a Praga il presunto responsabile della violazione dei sistemi informatici del social network, avvenuta nel 2012. Gli Usa hanno chiesto l’

immagine.jpg

L’hacker che nel 2012 violò i sistemi informatici di Linkedin, portando illegalmente alla luce milioni di password, potrebbe ora avere un’identità. L’Interpol e le forze di polizia ceche, su mandato dell’Fbi, hanno arrestato il 5 ottobre una persona russa in un hotel nel centro di Praga. L’uomo, di cui non si conosce al momento nulla, è stato sottoposto a fermo per “ragioni tattiche”, hanno spiegato gli agenti. Il russo, che non ha opposto alcuna resistenza, è ora in attesa di una possibile estradizione verso gli Stati Uniti. Spostamento probabile, ma non certo, in quanto ovviamente Mosca si è messa di traverso e ha chiesto alle autorità ceche di poter riportare l’uomo in patria. Sulla questione dell’estradizione si pronunceranno nei prossimi giorni i giudici incaricati di seguire il caso.

L’attacco subìto da Linkedin nel 2012 è stato per molto tempo sottostimato. Almeno fino allo scorso maggio, quando un hacker ha messo in vendita sul sito The Real Deal i dati di accesso di oltre cento milioni di profili del social network, al costo di 2.200 dollari l’uno. In origine l’azienda, ora di proprietà di Microsoft, credeva di aver “perso” le informazioni di 6,5 milioni di account. Numeri che si sono rivelati invece ben più consistenti.

Ma la violazione dei sistemi di Linkedin ha avuto anche effetti paralleli, dai risvolti alquanto particolari. A giugno, per esempio, si è saputo che alcuni hacker erano addirittura riusciti a penetrare negli account di Pinterest e Twitter (oltre che del social network professionale) di Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook. Il giovane miliardario statunitense aveva infatti utilizzato le stesse password di accesso per tutti e tre i servizi.

L’arresto del presunto hacker di Linkedin potrebbe però segnare l’inizio di un nuovo capitolo della nuova “guerra fredda” tra gli Stati Uniti e la Russia. I rapporti tra le due potenze sono decisamente tesi da diverso tempo per aspetti che riguardano anche la tecnologia e l’informatica. Washington ha infatti accusato Mosca di avere un ruolo preciso negli attacchi della scorsa estate ai registri elettorali online di Arizona e Illinois.

 

 

Secondo l’Fbi, l’intento russo sarebbe quello di influenzare le elezioni presidenziali del prossimo 8 novembre, che vedono impegnati in una sfida all’ultimo sangue il repubblicano Donald Trump e la democratica Hillary Clinton. Oltre alle presunte incursioni di Mosca, al centro del dibattito tra i due contendenti c’è anche la questione delle migliaia di email di lavoro della candidata dem, conservate su un server non sicuro e venute alla luce, insieme alla corrispondenza privata, a causa di un altro hacker.

Per far sentire la propria voce, la Casa Bianca ha annunciato la creazione di un team di pirati informatici pronto a rispondere alle ingerenze russe, in modo “proporzionale” a quanto fatto sinora da Mosca. Insomma, sembra che la vicenda Linkedin non sia finita qui e la questione potrebbe avere altri strascichi internazionali.

 

ARTICOLI CORRELATI