16/11/2015 di Redazione

Attentati di Parigi: Facebook spiega il perché del Safety Check

Il servizio, che consente agli iscritti del social network di comunicare al mondo le proprie condizioni di salute in caso di disastri naturali, è stato attivato dal colosso di Menlo Park anche per i fatti di sangue francesi. Dopo le prime critiche (“diffe

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La comunità globale che affolla i social network si è stretta sin dai primi istanti attorno al cordoglio dei francesi per i tragici eventi di venerdì scorso a Parigi. Ma si è alzata fin da subito anche la voce dei “pezzi da novanta”. Tra questi, Mark Zuckerberg, che con un post su Facebook ha annunciato l’estensione della funzione Safety Check, già introdotta nel 2014 per i disastri naturali, anche per tutti gli eventi drammatici in grado di sconvolgere l’umanità. Ovviamente, gli atti di terrorismo e di guerra rientrano tra questi. Safety Check è uno strumento capace di riconoscere la posizione dei membri iscritti al social in base alla geolocalizzazione e di allertare amici e parenti sul loro eventuale coinvolgimento in fatti drammatici: per inviare una notifica automatica sul proprio stato di salute è sufficiente fare un check facendo tap sui bottoni “Sono al sicuro” oppure “Non mi trovo nell’area”. Tra venerdì notte e sabato la funzionalità ha così permesso a circa quattro milioni di persone presenti a Parigi di avvertire in tempo reale i propri cari, per un totale di 360 milioni di notifiche.

L’annuncio di Zuckerberg, seppur accolto positivamente dalla comunità online, ha comunque generato aspre critiche, mosse da diverse persone che non hanno apprezzato l’attivazione del Safety Check soltanto in seguito agli attentati di Parigi e non, ad esempio, dopo i fatti di sangue di giovedì scorso a Beirut, in Libano. Il post del Ceo di Facebook ha scatenato un fervente dibattito sul social network, con centinaia di membri che hanno subito tacciato il colosso di Menlo Park di voler dare un peso diverso alle vittime occidentali rispetto a quelle del resto del mondo.

“Ci è stato chiesto perché abbiamo scelto di attivare Safety Check a Parigi e non in altre aree, dove la violenza è più comune e cose terribili succedono con una frequenza terribile”, ha commentato in un altro post Alex Schultz, vice president of Growth di Facebook. “La tragedia di Beirut è uno degli esempi più recenti […] Durante una crisi perdurante, come una guerra o un’epidemia, Safety Check nella sua forma corrente non è utile, perché non è possibile stabilire un inizio e una fine e, quindi, è impossibile sapere quando qualcuno si trova realmente al sicuro”.

 

Come milioni di altri iscritti a Facebook, anche Zuckerberg ha voluto mostrare solidarietà alla Francia

 

“Abbiamo attivato Safety Check a Parigi perché abbiamo osservato un’intensa attività su Facebook durante lo svolgersi degli eventi. Durante un situazione complessa e incerta, che colpisce molte persone, Facebook diventa il luogo dove le persone possono condividere informazioni e cercare di capire le condizioni dei propri cari. Dopo un intenso dibattito con i nostri dipendenti sul posto, abbiamo preso la decisione di sperimentare qualcosa mai fatto prima: attivare Safety Check per qualcosa di diverso di un disastro naturale. Doveva esserci una prima volta e per noi il momento giusto è stato quello di Parigi”.

 

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