05/01/2016 di Redazione

Auto intelligenti e autonome: le novità dei big dal Ces 2016

Fca e Ford renderanno i propri sistemi di infotainment compatibili con Apple Carplay e Android Auto. Il colosso di Detroit, insieme a Toyota, amplierà ad altri produttori la piattaforma applicativa open Smartdevicelink e lo stesso gigante giapponese costr

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Le principali case automobilistiche hanno scaldato i motori per l’edizione 2016 del Ces di Las Vegas. Dai palchi e dai padiglioni della kermesse statunitense sono già arrivate diverse novità che riguardano in modo particolare il concetto di automobile del futuro e dei sistemi integrati di infotainment. Se la guida autonoma è al momento solo un miraggio, nonostante importanti passi avanti anche in questo campo (di cui parliamo sotto), stanno ormai per diventare realtà soluzioni che promettono di rendere più piacevole il tempo che si passerà al volante. Si può iniziare per esempio con un marchio quasi nostrano, vale a dire Fiat Chrysler Automobiles (Fca), che al Ces ha svelato la quarta generazione di software Uconnect per l’intrattenimento, con il pieno supporto alle piattaforme Apple Carplay e Android Auto. È una nuova famiglia di sistemi con touchscreen capacitivi, tempi di avvio più veloci e una potenza maggiore di elaborazione. La soluzione di Cupertino permetterà ai guidatori di interfacciare e utilizzare l’iPhone in macchina in modo più sicuro, sfruttando anche la sintesi vocale di Siri.

Android Auto metterà invece a disposizione tutto il mondo di Google Maps, con navigazione vocale e informazioni sul traffico in tempo reale, accesso on-demand a un archivio di trenta milioni di canzoni su Play Music e la possibilità di iniziare o concludere telefonate senza togliere le mani dal volante. Inoltre, sfruttando le potenzialità di Google, sarà possibile effettuare ricerche online impostandole con la voce.

Ma Fca non è la sola a guardare verso l’orizzonte californiano. Anche Ford ha annunciato che, a partire dal 2017, la compatibilità con Carplay e Android Auto sarà uno standard per tutti i propri modelli di veicoli prodotti negli Stati Uniti. Le soluzioni Apple e Google saranno compatibili con Sync 3, la piattaforma di infotainment del colosso di Detroit, presentata al mercato nella sua prima versione già nel 2007 come primo sistema di questo genere. Inoltre, Sync 3 otterrà il supporto alle connessioni cellulari Lte e una nuova gamma di applicazioni Applink.

Tra queste si trovano per esempio Aaa e Caa, che sfrutteranno la posizione rilevata dal Gps per individuare le stazioni di rifornimento più vicine negli Usa e in Canada e per visualizzare i prezzi del carburante. Concur, invece, tornerà utile in caso di viaggi di lavoro per tenere traccia su un “giornale di bordo” elettronico del chilometraggio e, quindi, del tragitto percorso. Cityseeker sfrutta infine il Gps per portare sul display touch del veicolo informazioni su ristoranti e attrazioni di oltre cinquecento città in tutto il mondo.

 

La piattaforma Carplay di Apple sul sistema Sync di Ford

 

E la stessa Ford, con la collaborazione di Toyota, ha chiamato a raccolta dal Ces 2016 gli altri principali player del mercato per ampliare l’ecosistema open source Smartdevicelink (Sdl), la versione aperta della piattaforma Ford Applink su cui il colosso statunitense ha costruito la propria offerta applicativa per l’automotive. I due gruppi avevano già annunciato nel 2015 una partnership per sviluppare ulteriormente questa offerta open source e per introdurla sui veicoli della casa giapponese. Il progetto è attualmente gestito da Livio, azienda sussidiaria di Ford.

Al crescere della piattaforma, le due aziende hanno probabilmente pensato di non frammentare ulteriormente lo scenario con un ulteriore standard per lo sviluppo applicativo: da qui l’idea di aprire l’iniziativa anche ad altri produttori, in modo da attrarre sempre più developer su Smartdevicelink. Ford ha fatto sapere che marchi come il gruppo Psa Peugeot-Citroen, Honda, Subaru e Mazda stanno prendendo in considerazione la possibilità di adottare Smartdevicelink a bordo dei propri sistemi.

“Con Sdl, i costruttori possono offrire app per smartphone che corrispondano alle varie interfacce e ai sistemi in-car” presenti sul mercato, scrive Toyota in un comunicato. “Queste consente agli utenti di utilizzare le app che vogliono in modo più sicuro e confortevole. Allo stesso tempo, se più produttori aderiscono a Sdl, gli sviluppatori potranno creare applicazioni compatibili con sistemi di telemetria multipli e offrire più app ai consumatori in un periodo di tempo inferiore”. (1 - continua)

 

Ma Toyota, in qualità di principale produttore mondiale di automobili, si sta muovendo anche da sola. Il colosso nipponico ha annunciato un nuovo framework per i veicoli connessi che ruoterà attorno al Data Communications Modules (Dcm): un modulo già esistente, che verrà però installato in un numero sempre maggiore di auto, partendo nel 2017 dagli Stati Uniti, per garantire una connessione costante alle reti mobili.

Una soluzione utile, per esempio, in caso di incidente, in quanto la nuova componente hardware si attiverà in automatico in caso di collisione e di scoppio dell’airbag, inviando una notifica di allarme. Ma, ovviamente, centinaia di migliaia di veicoli capaci di comunicare costantemente con sistemi informatici dovranno essere supportati da un’infrastruttura adeguata. Per soddisfare questo bisogno, Toyota costruirà un Big Data Center (Tbdc) presso il proprio Smart Center, in grado di elaborare poi questa straordinaria mole di informazioni.

 

 

L’obiettivo per i prossimi quattro anni del gigante giapponese è infine quello di uniformare a livello globale il Dcm. Al momento, questa architettura è diversa a seconda delle regioni in cui viene commercializzata, ma Toyota cercherà di standardizzarne l’architettura anche per ridurre i costi di produzione. Ci sarà da vedere anche su quali reti mobili troverà appoggio il nuovo framework: verrà scelto come standard il 4G oppure Toyota sceglierà di volta in volta, a seconda dei contesti locali? (2 - continua)

 

Sul versante dei veicoli capaci di condurre in completa autonomia i passeggeri a destinazione, sono noti i progetti di colossi dell’hi-tech non legati al mercato dell’automotive. Sia Apple sia Google stanno lavorando ormai da tempo a progetti analoghi ma, nonostante qualche previsione, l’arrivo sul mercato di veicoli completamente affidabili sembra ancora lontano. Ma questo non esclude altri player dal gioco, soprattutto quelle aziende in grado di offrire la componentistica “cerebrale” per dotare le automobili di sistemi di guida autonomi. È il caso di Nvidia, che alla kermesse di Las Vegas ha presentato Drive Px 2, descritto come il motore di bordo per l'intelligenza artificiale più potente al mondo.

Questo “supercomputer per automobili” sfrutta le più avanzate Gpu del produttore pensate per il deep learning, in modo da ottenere così una comprensione a 360 gradi di quello che accade intorno al veicolo, oltre che per determinare con precisione la posizione dell'auto e calcolare le traiettorie più sicure e confortevoli per i passeggeri. Drive Px 2 offre una potenza di calcolo equivalente a quella di 150 MacBook Pro, grazie a due processori Tegra di prossima generazione, cui si aggiungono due unità grafiche basate su architettura Pascal.

Le Gpu consentono di eseguire fino a 24 miliardi di operazioni al secondo specifiche per l’elaborazione delle reti neurali tipiche dell’apprendimento approfondito. Nvidia dichiara una potenza di calcolo dieci volte maggiore rispetto alle soluzioni della generazione precedente, presentata soltanto un anno fa. Per operazioni in virgola mobile di carattere generale, invece, l’architettura Gpu a precisione multipla di Drive Px 2 riesce a gestire fino a otto miliardi di operazioni al secondo (8 Teraflops).

 

Il supercomputer Drive Px 2 di Nvidia per i veicoli a guida autonoma

 

Per non far surriscaldare questo potente sistema, Nvidia è dovuta intervenire con il raffreddamento a liquido. Anche perché il Drive Px 2 non si affida a nessuna risorsa in cloud, ma è in grado di gestire in locale l’enorme quantità di dati proveniente anche da 12 videocamere, radar e sistemi lidar (light detection & ranging). L’obiettivo è offrire un cervello pensante (e in capace di imparare in modo progressivo) che possa rispondere anche meglio di un essere umano a qualsiasi imprevisto stradale, in ogni condizione di guida.

Questo complesso lavoro viene facilitato da Driveworks, una suite di strumenti software, librerie e moduli pensati per accelerare lo sviluppo e le fasi di test dei veicoli autonomi. Il vendor avrebbe già creato alcuni prototipi di auto a guida automatica. Driveworks consente la calibrazione dei sensori, l'acquisizione dei dati, la sincronizzazione, la registrazione e poi l'elaborazione dei flussi di informazioni provenienti dai sensori grazie a una complessa serie di algoritmi, sfruttando sia i processori specializzati sia quelli general-purpose di Drive Px 2.

Sarebbero già una decina i partner di Nvidia nello sviluppo di questo supercomputer, tra cui Bmw, Audi, Ford, Daimler e Volvo. La casa svedese ha inoltre siglato un accordo con Ericsson per offrire sempre un’esperienza di streaming di alta qualità nelle auto in movimento. Prevedendo il percorso e guardando alle condizioni della rete, il contenuto potrà essere adattato alla durata di ogni viaggio in maniera intelligente.

 

 

Imparando i percorsi più comuni con i relativi tempi di viaggio e comprendendo le preferenze sui contenuti media, i futuri modelli Volvo saranno capaci di fornire un sistema di navigazione semplice da usare e una lista dei potenziali contenuti media basata sulle preferenze personali. Questo, ovviamente in caso di guida autonoma, permetterà alle persone di scegliere i percorsi e selezionare il contenuto su misura, in base alla durata degli spostamenti.

 

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