04/04/2017 di Redazione

Banche, manifattura e servizi spingono il treno dei Big Data

A detta di Idc, nei prossimi anni in Europa Occidentale è dal settore bancario, dal manifatturiero discreto e di processo e dai servizi professionali che giungeranno i più corposi investimenti in tecnologie per la gestione e l'analisi dei dati. Quest'anno

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Parlare di Big Data e di Business Analytics è ancora di moda? Di certo, anche se non nuovissimi, questi fenomeni continuano a esercitare un forte ascendente sulle aziende, attraendo sostanziosi investimenti. Un nuovo studio di Idc, Worldwide Semiannual Big Data and Analytics Spending Guide, condotto in 53 Paesi su organizzazioni di 19 settori, conferma come la raccolta e l'analisi dei dati giochi un ruolo importante all'interno delle strategie di trasformazione digitale delle imprese europee, in particolare di quelle dell'Europa Occidentale: qui, secondo la società di ricerca, quest'anno gli investimenti in Big Data e Business Analytics (includendo hardware, software e servizi) toccheranno i 34,1 miliardi di euro, per poi crescere a un tasso annuo aggregato del 9,2% fino al 2020. Anno in cui i livelli di spesa in Europa Occidentale avranno raggiunto i 43 miliardi di euro, su un totale mondiale (stimato da Idc in un precedente studio) di 203 miliardi di dollari.

 

Per trarre valore dai dati, quest'anno si acquisteranno soprattutto servizi It e professionali (circa metà della spesa prevista per il 2017) ma in prospettiva la componente software è destinata a crescere molto: nel 2020 le aziende della Western Europe vi investiranno 17 miliardi di euro. In particolare, l'interesse sarà rivolto a strumenti per l'analisi dei comportamenti e bisogni dell'utente, per il reporting, per gli anaytics e per la gestione dei data warehouse. Anche l'hardware continuerà a fare la sua parte, se è vero – come stima Idc – che la spesa destinata a server e sistemi di archiviazione salirà a un tasso annuo del 12,4%, fino a 4,4 miliardi di dollari all'inizio del prossimo decennio.

 

Chi spende e perché
Non tutte le aziende saranno disposte a metter mano al portafoglio con la stessa facilità o per i medesimi scopi. La dimensione d'impresa è una prima discriminante: le realtà da oltre mille dipendenti saranno responsabili del 60% dei volumi di spesa del 2020, mentre quelle piccolissime (da meno di dieci dipendenti, il 90% del tessuto imprenditoriale dell'Europa Ovest) si manterranno sotto l'1%. Quanto ai settori, i “big spender” di oggi saranno anche quelli di domani: innazitutto le banche, le società finanziarie e le compagnie assicurative, da cui nel 2016 sono giunti 4,5 miliardi di investimenti e da cui ne deriveranno 6,3 miliardi nel 2020.

 

In questo ambito, il valore di Big Data e analytics si esprime in attività come lo studio del cliente, la gestione del rischio e la prevenzione delle frodi. Seguono, nell'elenco dei settori più intenzionati a investire, il manifuatturiero discreto (passerà dai 3,6 miliardi di euro di spesa del 2012 ai 5 miliardi del 2020), il process manufacturing (da 3 a 4,2 miliardi), i servizi professionali (da 2,6 a 4 miliardi) e il retail (da 2 a 2,9 miliardi).

 

 

 

È tempo di crescere
“La rivoluzione digitale sta obbligando molte aziende a rivalutare i propri bisogni legati alle informazioni, poiché la capacità di reagire in modo più rapido ed efficiente è diventata un fattore critico per chi vuol restare competitivo”, ha commentato Helena Schwenk,research manager Big Data and Analytics di Idc. A detta dell'analista, oggi molte organizzazioni europee stanno passando dalla fase di sperimentazione all'utilizzo vero e proprio, il che implica sia un allargamento dei progetti incominciati, sia la definizione di best practice interne. “Lo spostamento verso le implementazioni cloud, i maggiori livelli di automazione e la disponibilità di piattaforme di archiviazione e gestione dei dati più economiche stanno favorendo la riduzione delle barriere per chi vuol trarre valore e vantaggi dai Big Data su larga scala”.


Al quadro dipinto da Idc si affianca quello, meno idilliaco, di una ricerca condotta in Italia da Gruppo Adecco e dall'Università degli studi di Milano Bicocca. Nel nostro Paese i Big Data risultano un fenomeno ancora sconosciuto al 40% delle aziende e sfruttato appieno solo dal 12% di esse, mentre il restante 48% circa ammette di conoscere il tema in modo parziale.

 

 

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