31/05/2010 di Redazione

Banda Larga Italia: investi 13 e ottieni 438 miliardi

Le migliori menti italiane dimostrano all'AGCOM la necessità d'investire nella Next Generation Access Network. Con 13 miliardi si possono ottenere economie tra 66 e 438 miliardi. Ma serve un quadro normativo più semplice, l'AGCOM regolatore e un censiment

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Che cosa c'è scritto nel PROGRAMMA “INFRASTRUTTURA E SERVIZI A BANDA LARGA E ULTRA LARGA“ (ISBUL) illustrato il 24 maggio scorso a Corrado Calabrò, presidente dell'Autorità per la Garanzie nelle comunicazioni?
Ecco un piccolo contributo che sintetizza due sintesi: alcune slide presentate in conferenza stampa e finalmente leggibili dal sito AGCOM e alcuni brani dell'executive summary d'una diecina di pagine.

Anzitutto un breve riassunto su chi ha partecipato alla iniziativa che è costata un badalucco di quattrini: 700mila euro con 14 sottoprogetti. Le oltre 330 pagine del volumone è dunque il meglio del meglio che le competenze tecniche, economiche e giuridiche hanno saputo esprimere.

E' da qui che, ragionevolmente, Corrado Calabrò trarrà quei suggerimenti che a luglio presenterà ai legislatori per favorire la nascita di un quadro normativo utile allo scopo di accelerare le cose della Next Generation Access Network.

ISBUL: 700.000 euro per una estesa ricerca con 10 università coinvolte


Intanto stralcio un paio di annotazioni a proposito della infrastruttura in fibra

UNA MAPPA DEI TUBI INTERRATI UTILIZZABILI PER FAR PASSARE LA FIBRA

"La ricerca ha rilevato che le difficoltà di utilizzo delle infrastrutture esistenti sono dovute principalmente al fatto che in Italia, diversamente da altri Paesi, non è disponibile una banca dati cartografica unica che riporti le informazioni relative alle infrastrutture presenti nel sottosuolo. Lo
studio, pertanto, ha raccomandato lo svolgimento di una ricognizione finalizzata alla creazione di un’anagrafe (Registro delle Infrastrutture) delle reti alternative in fibra ottica realizzate negli ultimi dieci o quindici anni, nonché degli impianti sotterranei per servizi di pubblica utilità diversi da quelli per le telecomunicazioni. In tale ambito risulta auspicabile un’iniziativa tesa a definire ed applicare un sistema normalizzato per la rappresentazione cartografica delle infrastrutture sotterranee".

LA BANDA RADIO: OGGI è SOTTOPAGATA E OCCORRE PORRE ATTENZIONE ALLA PROSSIMA GARA EUROPEA DEGLI 800MHz

"Tra i risultati di maggior rilievo si evidenzia l’elaborazione di un modello economico-ingegneristico per la valutazione del costo opportunità marginale dello spettro per un ampio numero di applicazioni e di bande, utilizzabile come base per l’introduzione di meccanismi di mercato. Pur non dovendo esserci necessaria corrispondenza tra i costi opportunità calcolati e le tariffe suggerite, l’applicazione del modello evidenzia l’inadeguatezza dei canoni pagati dagli operatori nazionali, come pure dalle televisioni locali, in quanto non correlati al costo-opportunità dello spettro da essi utilizzato.

Infine, riguardo alla tematica del digital dividend, atteso che a medio-lungo termine l’Italia sarà tenuta ad armonizzare la sua banda 800 MHz con quella degli altri Paesi europei e ad aprirla all’uso degli operatori mobili, si è osservato che il meccanismo regolamentare, che meglio potrà garantire una progressiva trasformazione dell’uso della banda suddetta nel senso descritto, è quello di una assegnazione contemporanea delle frequenze agli operatori televisivi e agli operatori mobili. Ai primi nel rispetto dei diritti acquisiti (legacy) o con le nuove regole di gara per i nuovi entranti; ai secondi, invece, mediante una procedura di asta competitiva a spettro occupato. Secondo lo studio i diritti d’uso degli operatori televisivi dovrebbero avere carattere “primario” ma essere limitati nel tempo (ad esempio fino al 2015), mentre quelli degli operatori mobili dovrebbero essere limitati all’esterno delle aree di servizio degli operatori televisivi ma avere durata più lunga (ad esempio pari a quella delle licenze UMTS). Durante il periodo di “coabitazione”, l’operatore mobile dovrebbe limitarsi ad utilizzare le frequenze nelle aree non servite dall’operatore televisivo, con diritti simili a quelli previsti per gli utilizzatori dello spettro interleaved nel Regno Unito o dei white spaces negli Stati Uniti".


UNA INFRASTRUTTURA IP-TV CHE SPINGA LA BANDA ULTRALARGA NON REGGE
"Una delle tesi più dibattute ha riguardato l’incapacità della piattaforma IP-TV di fungere da driver della realizzazione di un’infrastruttura di accesso a banda ultralarga. Questa tesi è stata supportata dapprima mostrando quanto siano marginali i vantaggi della nuova piattaforma rispetto ad una piattaforma tradizionale di broadcast televisivo e, successivamente, mostrando quanto le piattaforme più mature rappresentino un ostacolo significativo alla sua diffusione. Infatti non solo è molto costoso realizzare un’infrastruttura di accesso a banda ultralarga ma è anche molto lungo e costoso il procedimento che conduce alla copertura quasi totale del territorio tale da consentire il superamento della piattaforma digitale terrestre."

IL NODO DELLA QUESTIONE è COME REALIZZARE LA TRANSIZIONE DAL RAME ALLA FIBRA

2Negli anni a venire le reti NGN dovrebbero soppiantare la vecchia rete in rame. Nel transitorio, però, quest’ultima resterà operativa e per alcuni anni si continueranno a calcolare tariffe basate sul LRIC+ (long run incremental cost), le quali prevedono che la vecchia rete venga sempre riutilizzata, ammodernata e resa efficiente. Il metodo del LRIC+ produrrebbe tuttavia tariffe ingiustificatamente elevate, spesso non sostenibili, nonché errate in quanto calcolate presumendo l’esistenza di una rete che in realtà non sarà più la stessa. Ciò considerato si è proposta l’adozione di un metodo (limitato alle tariffe d’accesso alla vecchia rete) basato sul renewals accounting, già utilizzato nel settore idrico in Inghilterra e Galles.


Questo è quanto già realizzato localmente in fibra



Le altre iniziative di cablaggio locale previste a breve



LE IPOTESI ECONOMICHE DEGLI INVESTIMENTI NECESSARI
"Sulla base di un insieme complesso di ipotesi teoriche, l’investimento per dotare il paese di un’infrastruttura di tipo FTTH/P2P, con una copertura del 50% della popolazione ed un tasso di adozione del 100% per i clienti business e dell’80% per quelli residenziali, sarebbe di poco superiore ai 13 miliardi di euro. Per quanto riguarda i valori del canone wholesale per le linee ultrabroadband, considerando un’infrastruttura di tipo FTTH/P2P e una copertura della popolazione del 50% o del 20%, si avrebbero rispettivamente i valori di 17,49 euro/mese e di 13,18 euro/mese. Per quanto riguarda i valori dell’ARPU minimo retail (ricavo medio mensile per cliente) considerando un’infrastruttura di tipo FTTH/P2P e una copertura della popolazione del 50% o del 20%, si avrebbero rispettivamente i valori 29,77 euro/mese e di 25,56 euro/mese".

Tre ipotesi a confronto dell'impatto della NGN sull'economia italiana



AIUTARE LA DOMANDA E NON SOLO L'OFFERTA PER RISOLVERE IL DIGITAL DIVIDE

"la domanda di accesso a Internet e il relativo prezzo sono correlati negativamente: un aumento del prezzo incide negativamente sulla domanda di accesso. Inoltre, il livello della domanda è influenzato dalla banda minima disponibile: all’aumentare della banda minima disponibile, si osserva una traslazione verso l’alto della funzione di domanda, ossia la quantità domandata di accesso a Internet è maggiore, a parità di prezzo.

I sottoscrittori ad Internet italiani mostrano quindi una minor propensione rispetto alla media europea ad utilizzare servizi online.

Alla luce dei risultati ottenuti, si ritiene che la diffusione della banda larga e ultralarga necessiti di una chiara strategia a livello nazionale, fondata su un mix di interventi che riguardano incentivi alle infrastrutture, sviluppo della concorrenza, incentivi economici ai consumatori, programmi di alfabetizzazione, ampliamento dell’offerta di servizi pubblici online.

Occorre stimolare la domanda degli utenti finali che, catturati, sposano in fretta la larga banda se economica


QUANTO GUADAGNEREBBE L'ITALIA DALLA REALIZZAZIONE DELLA NGAN
"Considerando un’ipotesi intermedia, ovvero un investimento di 13,3 miliardi di euro per una rete FTTH / P2P con copertura del 50% della popolazione, l’effetto diretto sul PIL viene stimato in circa 17,4 miliardi di euro in 10 anni, con un impatto sull’occupazione stimato in 248.121 unità lavorative ed effetti indiretti sull’economia compresi in una forchetta che va da circa 50 a 420 miliardi di euro. All’interno di questo intervallo il valore che una futura NGN riuscirà realmente a creare per l’economia italiana dipenderà dalla capacità che avrà la nostra economia di riuscire a colmare il suo crescente gap in termini di “digitalizzazione” rispetto ad altri paesi europei, capitalizzando l’utilizzo della NGN in innovazione, miglioramento dei processi di business e crescita della produttività. Per quanto riguarda le ricadute sui singoli settori dell’economia, si è stimato che per ogni euro investito in fibra, in media il 59% della produzione e dei consumi intermedi aggiuntivi si registrerebbe in branche ad alta intensità di lavoro, in particolare nelle costruzioni (il 42,4% nel caso delle reti miste P2P / GPON, il 26,3% per il caso FTTH / P2P e il 34,9% nel caso di FTTB / GPON) e nelle apparecchiature di comunicazione. Indipendentemente dalla scelta sul tipo di investimento, ciò che è emerso con chiarezza è che la realizzazione di una NGN è comunque una scelta obbligata per un’economia che voglia restare nel novero dei paesi più avanzati del mondo."


AGCOM NEL RUOLO DI REGISTA PER STABILIRE STANDARD E DIRITTI RECIPROCI TRA OPERATORI
"I principali risultati cui è pervenuto lo studio riguardano il ruolo che l’Autorità sarà chiamata a svolgere nei prossimi anni per sostenere lo sviluppo delle NGN e NGAN. A tale riguardo risulta centrale l’accesso alle informazioni su co-locazione e capacità delle strutture di rete e delle strutture “serventi” e la relativa la possibilità di richiedere i dati agli operatori. In materia di mappatura delle reti e delle infrastrutture di ingegneria civile, lo studio ha proposto di adattare il modello americano alla situazione del mercato italiano, affidando a un soggetto terzo la mappatura delle sole reti pubbliche e degli operatori privati minori, specie delle reti locali, nonché delle infrastrutture di supporto, con finanziamenti integralmente pubblici.

"l’Autorità dovrebbe svolgere un ruolo propulsivo per facilitare gli accordi tra operatori e tra operatori e proprietari di strutture, utilizzando i poteri regolatori del quadro normativo. In tal senso, è stata proposta l’adozione di una regolamentazione tecnica e di standard da rispettare con l’obiettivo di favorire la co-ubicazione di strutture e macchinari, l’interoperabilità e l’accessibilità delle risorse condivisibili, intervenendo anche sui costi di investimento, attraverso l’adozione di obblighi di posa della fibra per tutti i nuovi scavi per opere civili, o ristrutturazioni di immobili, nonché obblighi di cablaggio negli edifici di nuova costruzione"


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