27/09/2007 di Redazione

Basta con Microsoft Windows pre-installato sui PC

Un think-tank europeo sostiene che la commercializzazione di pc senza sistema operativo aumenterebbe la competizione nel settore, e non solo.

Introduzione

Microsoft ha trovato nella Commissione Europea un mastino dell'anti-trust ben più duro di quanto si aspettasse. Niente a che vedere con la politica lassista dell'amministrazione Bush. Qui, nel Vecchio Continente il dominio dell'azienda di Redmond ha un prezzo che la maggior parte delle imprese – e forse una parte consistente dei consumatori – non vogliono più pagare. E allora come far fronte al "problema dei problemi" del settore software?

Secondo il Globalisation Institute, think-tank di stampo liberale con sede a Bruxelles, l'unica soluzione potrebbe essere quella di sganciare la vendita dei pc da quella dei sistemi operativi. Insomma, mettere fine al cosiddetto bundle che non pochi ormai chiamano "Window Tax". Già, perché acquistare un personal computer senza Windows pre-installato è quasi impossibile. Fare una richiesta di questo genere è sinonimo di un livello di competenze sopra la media, e quindi non mass market. E le aziende leader del settore, ovviamente, non vedono in questa strada grande profittabilità – escludendo timidi tentativi come quello di Dell.

Insomma, se si considera il pc come una commodity – ovvero un bene standardizzato facilmente replicabile - non è chiaro per quale motivo il suo sistema operativo debba essere imposto. Non è chiaro perché uno dei suoi elementi funzionali debba essere soggetto ad un monopolio che si auto-alimenta nel tempo. L'industria hardware compete nel rispetto di standard condivisi, investendo in nuove tecnologie, design e materiali. Nel campo software questo non avviene. Il consumatore "babbano", in negozio, non può scegliere.

Unbundling risvegliare la competizione

Se da una parte questo sistema economico è il frutto di un dominio consolidato e giustificato da soluzioni vincenti – siano esse marketing o tecnologiche – non è detto che sia da considerarsi anche la condizione migliore per il settore stesso. Il consumatore medio può essere certo che la soluzione Microsoft sia la migliore disponibile sul mercato? No, al momento non può esserlo semplicemente perché in ambito consumer non vi è competizione. Non basta, infatti, fare il nome di qualche distro Linux più o meno riuscita per segnalare un'alternativa. Il concetto di "prodotto" consumer è un'altra cosa. Con una diffusione di Windows al 95,5%, Mac al 3,2% e Linux al 0,8% (Fonte: XiTi Monitor) lo scenario non è chiaro, ma lapalissiano.

Alex Singleton, autore di "Unbundling Microsoft Windows", il pamphlet del think-tank, è convinto che neanche Mac possa essere considerato un vero competitor. A suo parere è una soluzione di nicchia come Bang and Olufsen nell'elettronica di consumo. "… difficile giustificare la sua presenza sul mercato al di fuori del segmento grafico e pubblicistico", scrive Singleton. "Certamente non pensiamo a Mac come ad un valido antagonista di Microsoft, anche se si parla della sua decantata superiorità".

La soluzione per Singleton, quindi, è l'unbundling. Una via che potrebbe essere percorsa in modi diversi. Ad esempio, i produttori potrebbero offrire sempre una paio di alternative. Una strategia facilmente applicabile con gli acquisti online, ma decisamente complicata nei negozi – per questioni logistiche. Un'altra possibilità, sempre secondo l'analista, potrebbe essere semplicemente quella di vendere pc senza sistema operativo. A patto ovviamente che vengano semplificate le operazioni di istallazione dei prodotti. I produttori hardware dovrebbero solo mettere a disposizione driver specifici e magari limitarsi solo a consigliare un OS invece che un altro.

La mancanza di competizione costa

Per Singleton la questione di fondo è che il monopolio di Windows grava finanziariamente su ogni attività comunitaria. Se ci fosse competizione sia i costi vivi che quelli del supporto sarebbero nettamente inferiori. Senza contare ovviamente la possibilità di frammentare il fronte di difesa contro gli attacchi informatici – di fatto complicando la vita di hacker e cracker.

"Negli ultimi anni l'innovazione si è fatta sentire in tutti i mercati ad alta tecnologia, ma nella maggior parte dei casi in settori che Microsoft non controlla", aveva dichiarato tempo fa Neelie Kroes, Commissario Europeo per la competizione. Non si tratta quindi di un'idea perniciosa che si è infiltrata nelle menti di folli antagonisti. Per Singleton "la mancanza di scelta nel settore dei sistemi operativi è una questione da affrontare al più presto se la Commissione Europea vuole incoraggiare il mercato".

"La nostra raccomandazione è che la Commissione Europea obblighi la vendita di pc e laptop, nella UE, senza sistema operativo", conclude Singleton.

Le critiche al documento

Le prime critiche alle considerazioni del Globalisation Institute sono giunte da ArsTechnica. La nota testata indipendente ha bollato la strategia di Singleton come semplicistica. Ricordando che molto spesso i rimedi "forzati" hanno spesso effetti collaterali disastrosi.

"Lo scenario che immagina Singleton – inteso come la fine del bundling – è molto più complicato di quanto si possa pensare", scrive Jeremy Reimer di Ars Technica. "Si creerebbero degli ostacoli in ambito entry level". Effettivamente gli utenti meno smaliziati potrebbero trovarsi in difficoltà di fronte ad un pc privo di sistema operativo. "In un'era dove tendiamo a credere che le abilità informatiche siano un grande valore, obbligare a istallare il proprio OS è un po' troppo", aggiunge Reimer.

Un'altra critica è mossa nei confronti della teoria che vedrebbe Mac fuori dai giochi semplicemente per questioni di opportunità. In verità, a parere di Reimer quella di Apple è una scelta ponderata: vogliono mantenere il completo controllo su un mercato di nicchia limitando l'istallazione di Mac OS X su hardware marchiato come "proprietario".

Se gli anni '80 vengono considerati come un periodo "felice" bisogna ricordare che le numerose piattaforme non solo erano incompatibili ma hanno dimostrato che il mercato non ne accettò la coesistenza. "È assurdo aspettare che sbarchi dal nulla un nuovo sistema operativo sul mercato", sottolinea Reimer.

"Adesso la scelta è fra Windows e Linux. Zeta (BeOS) è fuori dai giochi da quando YellowTAB ha dichiarato bancarotta. eComStation (OS/2) è moribondo. AmigaOS 4 non è disponibile per le soluzioni x86, e gli altri o sono embedded (come QNX)o sono progetti amatoriali", conclude il redattore. "È semplicemente troppo difficile aspettarsi che con l'unbundling di Windows gli altri sistemi operativi possano rialzare la testa, a prescindere dall'allettante idea di incrementare la competizione".

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