24/06/2013 di Redazione

Big Data, ancora pochi pionieri: parola di Teradata

Cresce, fra le aziende italiane, l’interesse verso i grandi dati e le possibilità di trarvi indicazioni di business. Ma ancora non esiste una piena consapevolezza del loro potere, nonostante qualche esempio illuminato. Ce ne parla Franco Vittone, Ceo per

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“I Big Data? Le aziende italiane non hanno ancora capito bene cosa possono farne”. A dirlo, in occasione del Teradata Universe 2013, svoltosi quest’anno a Copenhagen, è Franco Vittone, amministratore delegato per l’Italia della compagnia specializzata in data warehousing e soluzioni di analytics. Quest’ultima edizione del meeting ha coinvolto circa mille partecipanti tra Cio ed esperti di gestione dati, fra cui una quarantina gli italiani. Da questo palco l’azienda ha presentato alcune sue novità: componenti software per migliorare le soluzioni analitiche basate su data warehouse; una soluzione di Integrate Marketing Management che sfrutta i Big Data e si integra nella Unified Data Architecture di Teradata; un server dedicato, l’appliance Active Enterprise Data Warehouse 6700.

Active Enterprise Data Warehouse 6700


SQL-H ed Enterprise Access for Hadoop sono le novità software che concorrono a rendere più semplice per gli utenti e più sicura la protezione dei dati attraverso la tecnologia open di Apache Hadoop, nell’ambito dei processi di supporto alle decisioni. Con SQL-H anche i non esperti possono ottenere i dati e le informazioni di cui necessitano.

Ma dove stanno andando le aziende, e in particolare quelle italiane, in merito alla gestione dei Big Data? Durante l’evento abbiamo chiesto l’opinione di Franco Vittone, amministratore delegato Teradata Italia.

“Qui a Copenhagen”, esordisce Vittone, “sono accorsi responsabili It curiosi di comprendere la tecnologia che abilita i requirement degli utenti, oggi sempre più pressanti. Cresce la competenza degli utenti e, di conseguenza, anche le loro richieste. La crisi, inoltre, accelera questo processo, perché mentre prima l’avere alcuni dati in un certo numero di giorni non era un problema, ora il tempo è diventato un fattore importante. Ma anche gli utenti stanno seguendo con attenzione le testimonianze delle imprese che hanno implementato le nostre soluzioni. Particolare interesse sta suscitando una suite di soluzioni in ambito marketing,scaturite dalle acquisizioni di Aprimo e eCircle: queste consentono di rendere più efficiente e scientifico il marketing, in modo da governarne meglio i processi. Gli strumenti vanno dalla gestione automatica e sofisticata delle campagne all’automazione del workflow del marketing, comprendendo anche la gestione del budget”.

Quali sono, nel nostro Paese, i segmenti più interessati a questo tipo di offerta?


Non c’è un’industria che mostri un trend particolare: in Italia siamo un po’ atipici, abbiamo tante industry ma rappresentate da poche compagnie, e dunque è difficile che si evidenzi un trend.

La vostra offerta è indirizzata esclusivamente all’enterprise o anche alla media impresa?


Noi abbiamo buoni clienti anche nella media azienda, se raffrontanti al panorama internazionale. Per esempio, Credem è un cliente che ha sviluppato una soluzione di Enterprise Data Warehouse che copre tutte le divisioni dell’azienda e che diventa la base dati dell’impresa. Loro gradualmente hanno fatto un processo analogo alla Bank of America.

C’è qualche soggetto particolarmente avanzato nel recepire le tematiche It più nuove, come appunto Big Data?

Prima di tutto voglio sottolineare che noi come Teradata la gestione dei Big Data l’abbiamo realizzata, altri ne parlano soltanto. Sono interessanti le nostre esperienze in Linkedin e in eBay basate sull’Unified Data Architecture. In eBay siamo di fronte a grandissime moli di dati, si parla di 3 petabyte di dati strutturati e decine di petabyte di dati non strutturati su Hadoop. In Italia, però, fino allo scorso anno queste problematiche non erano nelle priorità dei decisori, sono state avviate solo alcune iniziative esplorative. Quest’anno, comunque, tali argomenti iniziano a essere sul tavolo dei Cio, che ci chiedono la nostra visione, vogliono capire. Probabilmente saranno progetti che si svilupperanno nel 2014.

La spinta viene dal comparto marketing?


Forse più dai media e dai consulenti, ma in ogni caso c’è un interesse concreto anche se gli utenti italiani non hanno ancora capito bene che cosa possano trarre dai Big Data, mentre negli Usa ci sono già casi interessanti di utilizzo. Per esempio alcune banche che, analizzando dati non strutturati provenienti da varie fonti, verificano il successo di un nuovo prodotto in soli quattri giorni e così possono inserire dei correttivi qualora il pubblico non risulti pienamente soddisfatto. Senza questi strumenti, per avere riscontro di un successo o insuccesso ci vorrebbero almeno un paio di mesi”.

Riuscite a ritagliare un’offerta per la media impresa?


Credem è un esempio, ma l’azienda media deve essere “illuminata” per comprendere l’importanza di questi strumenti, e forse oggi queste realtà non ne vedono l’urgenza. Bisogna fare, innanzitutto, un lavoro sulla qualità del dato, di deduplica, di costruzione di una base dati aziendale, e poi si possono fare progetti di marketing adeguati. Per questo il Cio deve possedere una visione e partire dall’architettura, per poi arrivare alle applicazioni. Perché, diversamente, si aggiungerebbero applicazioni su un’infrastruttura non adeguata che poi rischierebbe di implodere.

L'utilità dei Big Data riassunta da Teradata in un'infografica


In Italia si sono mosse in quest’ottica Inps, Poste Italiane e Unicredit. In Inps si tratta di un progetto realizzato con Sas, un Data Mart di analisi specifico di ambiente. Per Poste Italiane si tratta di un Enterprise Data Warehouse implementato inizialmente nel 2004 e che gradualmente sta continuando a crescere, coprendo a poco a poco tutta l’azienda. Poste ha avuto la visione, ha costruito l’infrastruttura poi ha aggiunto le applicazioni per i servizi che mano a mano ha rilasciato, da quelli di tipo bancario al quelli di gestore telefonico, aggiungendo i nuovi dati senza dispersive duplicazioni che appesantiscono l’infrastruttura. Unicredit, che ha presentato in questa occasione la sua testimonianza, ha realizzato l’integrazione dei dati finanziari a livello di Gruppo, rendendo disponibili strumenti di analisi e controllo di gestione ai responsabili amministrativi, basandosi su un Data Warehouse di Teradata.

L’annuncio del sistema Active Enterprise Data Warehouse 6700 avrà un significato per il mercato italiano?

Assolutamente sì. L’Active Enterprise Data Warehouse 6700 è la macchina ideale per gli Enterprise Data Warehouse, quindi in tutte le grandi aziende nostre clienti o prospect proporremo questo sistema. Il 6700 ha una logica molto avanzata di dati freddi e caldi: quelli caldi vengono messi in una memoria allo stato solido per potervi accedere molto velocemente per le applicazioni in near real time, mentre per le applicazioni di reporting gestionale i dati possono stare sui dischi tradizionali in modo da generare un costo estremamente inferiore. Il software integrato permette di averli entrambi sul medesimo sistema, e gestirli in modo dinamico e molto semplice.

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