23/04/2015 di Redazione

Bloccare la pubblicità online è legale, parola di Germania

Il tribunale di Amburgo ha scagionato il plug in AdBlock Plus dalle accuse di alcuni editori tedeschi, che sostenevano di essere stati penalizzati economicamente dal software. Eyeo, la casa che sviluppa l’estensione, è stata al centro di polemiche nei mes

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Probabilmente, tutti gli utenti del Web avranno imprecato più volte nel veder comparire nel browser finestre indesiderate con sconti per la vacanza da sogno o l’ultimo modello di cellulare. Purtroppo, è il destino comune del navigatore, che cede più o meno consapevolmente dati sulle proprie preferenze quando digita stringhe di ricerca su Google, Yahoo e su una miriade di altri siti. Ma ora la Germania potrebbe aver incoronato tutti quei software che bloccano i banner pubblicitari durante la navigazione Internet. Il tribunale di Amburgo ha infatti dato ragione ad AdBlock Plus, estensione per i principali browser in grado di silenziare la pubblicità, trascinata in tribunale dagli editori di diversi quotidiani tedeschi tra cui Die Zeit e Handelsblatt.

Le testate giornalistiche sostenevano che il plug-in fosse un prodotto anti competitivo, in grado di minacciare il fatturato dei media in seguito ai blocchi di pubblicità legale. Ma non solo: gli editori parlavano addirittura di estorsione, accusando lo sviluppatore teutonico Eyeo di mettere in pratica meccanismi illeciti per costringere i gestori a pagare per uscire dalla blacklist.

Il vero oggetto della sentenza, infatti, è stata la cosiddetta whitelist, che include tutti quegli spot catalogati come “accetable ads”: le compagnie che diffondono pubblicità non riprovevole possono avviare una pratica tramite Eyeo per tornare a essere visibili. Sin qui, tutto normale. Fino a quando qualche azienda non ha alzato un polverone, dichiarando che gli sviluppatori di AdBlock Plus in certi casi avrebbero addirittura chiesto il trenta per cento dell’eventuale fatturato generato dagli spot.

A quanto pare, la corte di Amburgo non ha ritenuto provate né queste accuse né le istanze portate avanti dai quotidiani tedeschi. Ma, ovviamente, la guerra pubblicitaria non è finita: secondo la Bbc, gli editori stanno già preparando l’appello. Si vedrà se il secondo round darà ancora ragione agli spazzini dell’advertisement oppure no.

 

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