10/04/2012 di Redazione

Brevetti: Microsoft investe su Aol puntando Google

La società di Redmond acquisterà 800 brevetti da America Online e si garantisce una licenza non esclusiva su altri 300, fra cui probabilmente alcuni di Netscape. La transazione, che sarà conclusa entro la fine dell'anno, ha secondo vari addetti ai lavori

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Un miliardo e 56 milioni di dollari di investimento, fra acquisizione di brevetti (circa 800) e la licenza d’uso (non esclusiva) di altri 300 patent relativi a diverse tecnologie (dalla pubblicità alle mappe digitali) fra cui si dice vi siano  anche quelle di Netscape, la società dell’omonimo browser Web che negli anni ’90 dava del filo da torcere a Internet Explorer. Questo il succo dell’operazione che ha portato Microsoft a definire un accordo con America Online, ex colosso di Internet made in Usa negli anni prima dello scoppio della bolla della net economy. 

Come si inquadra l’operazione nell’economia della strategia Web di Microsoft, al cui attivo c’è una partecipazione di minoranza (l’1,6% delle quote) in Facebook  e l’accordo stretto con Yahoo! per i servizi di search advertising? Come un guanto di sfida che Redmond lancia più o meno esplicitamente in direzione di Google, che proprio per acquisire una consistente base di brevetti ha acquisito la scorsa estate Motorola Mobility mettendo sul tavolo 12,5 miliardi di dollari? O come una mossa da valutare come ripiego per l’impossibilità di comprarsi in modo definitivo una società con asset importanti nel campo delle tecnologie Internet?

Di sicuro c’è innanzitutto il fatto che Aol aveva da almeno un mese incaricato la banca d’affari Evercore Partners e Goldman Sachs per vendere gli 800 brevetti di cui sopra con l’intento di dare respiro a un bilancio che per l’esercizio fiscale 2011 si è chiuso con utili di soli 13 milioni di dollari al cospetto di un fatturato di oltre 2,2 miliardi.

Tornando alle motivazioni che avrebbero indotto il gigante di Redmond all'investimento, molti addetti ai lavori americani sono dell’idea che alla base dell’operazione non ci sia, essenzialmente, la volontà di rimpinguare il proprio portfolio di brevetti. Il cassiere di Microsoft, questo è certo, dovrà sborsare circa 1,25 milioni di dollari per ogni proprietà intellettuale acquisita. Tanti, pochi? Dipende ovviamente dai punti di vista. Resta il fatto che i brevetti di Aol, oltre che un po’ datati, non sembrano essere particolarmente interessanti - almeno una buona parte - né per il gigante del software né per altre aziende tecnologiche.

C’è però un particolare che non è sfuggito agli analisti di MDB Capital Group: nelle dispute legali che l’hanno vista coinvolta, la società di Redmond ha citato i brevetti di Aol più volte di quanto non abbia fatto la stessa Aol per difendere la propria proprietà intellettuale (1.331 volte contro 1.267 il calcolo in dettaglio) e di quanto non abbiano fatto altre aziende del firmamento hi-tech (nell’ordine Ibm, At&t, Yahoo! e Google).

In altre parole, Microsoft avrebbe profumatamente pagato l’accordo con il provider Internet non tanto per la rilevanza tecnologica dei brevetti quanto per evitare che gli stessi potessero finire nelle mani di una delle sue grandi rivali, a cominciare – l’osservazione è di Erin-Michael Gill, managing director e Chief intellectual property officer di MDB – proprio da Google. 

Messi in tasca i brevetti di Aol, la casa di Redmond potrebbe quindi meglio rintuzzare gli eventuali nuovi attacchi in carta bollata di Google sul fronte dei sistemi operativi (Android e Chrome), monetizzare il nuovo accordo offendo in licenza i brevetti acquisiti ai produttori di dispositivi (perseguendo la politica degli accordi già stretti con Htc e Lg e quello ancora da finalizzare con Samsung) e avere più frecce al proprio arco nelle battaglie legali contro le aziende che invece non hanno voluto accettare le condizioni di licensing delle tecnologie protette da suoi brevetti. Come nel caso di Barnes & Nobles e Motorola.


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