11/12/2018 di Redazione

Brevetti, Qualcomm prova a sgambettare Apple in Cina

Secondo il chip maker un tribunale del Paese del Dragone avrebbe bloccato le vendite di alcune versioni di iPhone, ma la Mela ha negato: “Tutti i nostri modelli sono disponibili”. La decisione della corte di Fuzhou segnerebbe un punto a favore per l’azien

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La battaglia legale tra Apple e Qualcomm si è definitivamente spostata su uno dei teatri più caldi e importanti per la Mela, vale a dire la Cina. Il chip maker di San Diego ha annunciato che un tribunale del Paese del Dragone, il Fuzhou Intermediate People’s Court, avrebbe bloccato la vendita di alcuni modelli di iPhone sul mercato cinese, tra cui gli iPhone 8, 8 Plus e X. Sarebbe stata quindi accolta la richiesta di Qualcomm, che accusa Apple di aver violato due brevetti riconosciuti validi in precedenza dall’ufficio brevetti di Pechino, il Sipo: uno copre una tecnologia che permette di modificare dimensioni e aspetto delle foto da mobile, mentre il secondo riguarda la gestione delle applicazioni su dispositivi con schermi touch.

La corte avrebbe ordinato a quattro sussidiarie cinesi della Mela di interrompere immediatamente l’importazione, la vendita e l’offerta dei cellulari. Dall’ingiunzione sarebbero però esclusi i modelli presentati quest’anno, vale a dire gli iPhone Xs, Xs Max e Xr. Immediata la replica di Cupertino, che ha sottolineato con forza come tutti i modelli di melafonini restino “disponibili per i nostri clienti in Cina”. “Il tentativo di Qualcomm di vietare i nostri prodotti”, ha scritto l’azienda in una nota, “è l’ennesima mossa disperata da parte di una società che attualmente è indagata dai regolatori di tutto il mondo per le sue pratiche illegali”.

“Apple continua a trarre beneficio dalla nostra proprietà intellettuale rifiutandosi però di risarcirci”, ha commentato invece Don Rosenberg, executive vice president e general counsel di Qualcomm. La compagnia guidata da Tim Cook ha comunque annunciato ricorso. Difficile capire al momento come evolverà la situazione. Per Apple il mercato cinese, pur non avendo più il vigore di un tempo, rimane ovviamente fondamentale e, nell’ultimo trimestre, nel Dragone l’azienda ha generato ricavi in crescita anno su anno del 16 per cento a 11,4 miliardi di dollari.

I rapporti fra le due multinazionali sembrano ormai definitivamente compromessi e, secondo Bloomberg, sarebbero circa cinquanta i procedimenti che coinvolgono le due società. Un vespaio di accuse incrociate che ha prodotto anche risultati contrastanti. Qualcomm ha tentato nei mesi scorsi un blocco delle vendite di iPhone anche negli Stati Uniti, ma un giudice della International Trade Commission, pur riconoscendo la violazione di un brevetto da parte della Mela, ha rigettato la richiesta del chip maker per questioni di “pubblico interesse”. Un tribunale di Monaco di Baviera, invece, non ha evidenziato infrazioni da parte di Apple.

Per ora le certezze sono due. La prima: Qualcomm ha dovuto rivedere profondamente la propria strategia, perché è ormai da oltre un anno che i fornitori della Mela non stanno più pagando al produttore di processori le royalty sulle tecnologie utilizzate negli iPhone. Una decisione che ha mandato a picco gli utili del gruppo di San Diego. Sarebbero almeno sette i miliardi mancanti nelle casse dell’azienda, la quale si è trovata costretta a spingere, anche a livello di marketing, su altri fronti, come quello del 5G.

La seconda: Cupertino ha ormai deciso di guardare altrove per rifornirsi di alcuni componenti essenziali per i propri dispositivi, fra cui i modem, che dallo scorso luglio vengono prodotti da Intel e non più da Qualcomm. Malgrado le distanze abissali e i toni gelidi fra le due compagnie, non è detto comunque che non si possa arrivare a un accordo, che permetterebbe al chip maker di ottenere una parte dei compensi spettanti e ad Apple di evitare una catastrofe commerciale in uno dei suoi mercati di riferimento.

 

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