17/04/2012 di Redazione

Brin accusa: Apple e Facebook minacciano il Web

A detta del co-fondatore di Google non solo le censure politiche, ma anche il social network di Zuckerberg e l'azienda di Cupertino sono un pericolo per la libertà di Internet. La loro colpa? Quella di creare ambienti chiusi e soggetti a regole specifiche

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Quando ci sono di mezzo grandi nomi come quelli di Google, Facebook ed Apple, anche le dichiarazioni diventano notizie: e così accade che un’opinione espressa dal numero due della multinazionale Mountain View, il cofondatore Sergey Brin, in un’intervista al The Guardian rimbalzi sui media online mettendo sotto accusa il nome del social network più popolare del Web e del brand hi-tech per eccellenza. Quale accusa? Facebook ed Apple sarebbero una minaccia alla libertà di Internet.

Sergey Brin, cofondatore di Google


Il principio di apertura e di accesso universale ai contenuti – ovvero la base concettuale e tecnica su cui si fonda il Web – a detta di Brin è oggi messo in pericolo proprio dalla presenza di “giardini murati restrittivi” come le creature di Zuckerberg e Jobs.

“Sei obbligato a giocare secondo le loro regole – ha affermato Brin  –, che sono molto restrittive. Il tipo di ambiente in cui abbiamo creato Google, il motivo per cui siamo stati in grado di sviluppare un motore di ricerca è che il Web è un mondo aperto. Ma se ci metti troppe regole l’innovazione soffoca”.

Tanto Facebook quanto Apple, a detta del trentottenne milionario di origine russa, esercitano diverse forme di controllo nocive per la libera creazione e circolazione di idee: filtrano i software da pubblicare sulle proprie piattaforme, monitorano gli accessi dei propri utenti. Le applicazioni, inoltre, creano delle aree chiuse, invisibili ai motori di ricerca.

L’analisi di Brin coinvolge anche i rapporti fra tecnologie e forze politiche. Sotto accusa l’Iran, il cui governo sta pianificando il lancio in una Intranet nazionale facilmente controllabile, ma anche la Cina: il Paese del globo con il maggior numero di internauti ha una lunga storia di censure e intimidazioni non dichiarate, il cui ultimo capitolo è l’imposizione del nome reale (quindi l’abolizione dei nickname e del diritto all’anonimato) per gli utenti di piattaforme di microblogging nazionali, come Weibo.i

Nell’intervista al The Guardian non manca, infine, un accenno alle proposte di legge Sopa e Pipa avanzate, tra mille polemiche, dal Congresso degli Stati Uniti. Insomma, secondo il numero due di Google, i poteri che sembrano aver unito le forze per distruggere il Web libero sarebbero numerosi e più agguerriti che mai: “Sono più preoccupato oggi di quanto lo sia mai stato in passato, la situazione fa paura”.

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