03/07/2017 di Redazione

Buona la seconda: Facebook ci riprova con Aquila

Dopo il fallimento del volo inaugurale dell’anno scorso, il social network ha fatto decollare nuovamente in Arizona il proprio drone a energia solare, progettato per portare connettività nelle zone remote del pianeta. Il secondo tentativo è stato un succe

immagine.jpg

L’Aquila di Facebook è tornata a volare. E il secondo tentativo è stato un successo. Un anno fa, infatti, il drone a energia solare del social network progettato per portare connettività nelle zone rurali aveva riscontrato diversi problemi nel volo inaugurale, soprattutto dal punto di vista della struttura del velivolo. Gli ingegneri di Menlo Park sembrano aver fatto tesoro di quella lezione e il 22 maggio (ma l’azienda lo ha comunicato solo in queste ore) hanno ritentato un altro lancio nei cieli dell’Arizona. Il drone è stato in aria per un’ora e 46 minuti e Aquila ha toccato un’altitudine di circa 900 metri, con una velocità di ascensione di cinquanta metri al minuto: un valore doppio rispetto al volo inaugurale del 2016.

Il velivolo, che ha un’apertura alare pari a quella di un Boeing 737 ma pesa circa 430 chili e viaggia a 25 chilometri all’ora, è stato sottoposto a un preciso restyling in modo da eliminare i problemi emersi l’anno scorso. Innanzitutto, gli ingegneri hanno aggiunto degli alettoni alle ali, che aiutano ad aumentare la resistenza aerodinamica e a ridurre la portanza in fase di atterraggio. Fra le altre cose, inoltre, su Aquila sono stati integrati centinaia di sensori per la raccolta di dati e il pilota automatico del drone è stato migliorato.

I sensori rappresentano il vero elemento dirompente del progetto, perché serviranno a capire il reale comportamento dell’aeromobile, consentendo poi a Facebook di intervenire in modo mirato. L’obiettivo del social network è arrivare a costruire un oggetto capace di stare in volo a lungo, potenzialmente anche per anni, nella stessa area geografica.

Le ali di Aquila funzionano infatti da ponte per la propagazione del segnale wireless in grado di portare connettività Internet nelle zone sottosviluppate o remote del pianeta, dove è più difficile costruire infrastrutture fisiche. Grazie ai pannelli solari che ricoprono le ali il drone riesce a raccogliere un quantitativo sufficiente di energia dalla luce, in modo da alimentare le eliche, i sistemi di comunicazione e quelli avionici, oltre ai radiatori e alle luci.

 

 

Ovviamente, il quantitativo di energia deve garantire ad Aquila il corretto funzionamento quando la luce è assente, come di notte o in caso di condizioni metereologiche non favorevoli. In totale, a velocità di crociera raggiunta, il velivolo consuma comunque pochissimo: circa 5 kilowatt, meno di tre asciugacapelli.

 

ARTICOLI CORRELATI