Corrado Calabrò ieri ha esposto lo "stato delle telecomunicazioni e della televisione in Italia".
Concentro l'attenzione sulla parte che riguarda quanto ha detto il presidente dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni a proposito delle infrastrutture delle auspicate reti.
"Ci vuole un progetto Italia per una fiber Nation, che eviti costose duplicazioni delle infrastrutture civili e faccia fare al Paese il salto di qualità di cui ha bisogno".
La Fiber Nation, dunque. Come ci si arriva? Quantomeno coordinando le iniziative che sono in essere per costituire, dice Calabrò.
Tra queste Fibra per l'Italia (Wind, Vodafone, Fastweb e poi Tiscali) e il loro progetto da 2,5 miliardi in 5 anni?
Oppure Telecom Italia che traguarda il 2012 con 7 miliardi di investimento per arrivare nel 2015 a cablare le unità immobiliari di 13 città?
Il giudizio di Calabrò è ben sottolineato:
"Ogni imprenditore ha diritto di fare i suoi piani industriali e l’Autorità asseconderà ogni iniziativa, nel rispetto delle regole, in particolare di quelle sull’accesso.
Ma rilevo che l’Agenda digitale europea prevede che almeno il 50% delle famiglie europee utilizzi un collegamento superiore ai 100 Mbps entro il 2020.
I piani proposti portano a questo risultato?
Il piano Telecom consiste in parte in un progetto industriale che tende a uno sviluppo della rete ad alta velocità strettamente dimensionato sulle richieste attuali dell’utenza e su quelle ravvicinatamente attese. Questa è la parte in atto finanziata e scadenzabile in piani esecutivi.
Da parte sua lo schema di piano degli operatori alternativi non è certo in uno stadio più avanzato di attuabilità, subordinato, com’è, ad alcune condizioni, prima fra tutte a quella del finanziamento.
L’impressione è dunque che le pur apprezzabili idee progettuali proposte offrano una visione di quello che si può fare, ma non ancora di quello che concretamente ci si impegna a fare.
C’è, inoltre, parziale sovrapposizione delle aree geografiche d’intervento, senza coordinamento delle opere di posa.
Per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale servono piani operativi".
Insomma: tante chiacchiere e poche scavatrici, operai che tirano cavi, centraline nuove (per inciso, Calabrò ricorda che 500 centrali Telecom Italia non possono accogliere utenti ADSL perché... non ce la fanno più. Sono sature e vecchie)
Da cui l'idea della Fiber Nation ovvero un'Agenda Digitale su misura per
l'Italia: un coordinamento degli sforzi, da quelli delle imprese
private a quelli delle regioni quali la Lombardia e altre
amministrazioni locali. Ben venga il tavolo tecnico del viceministro
Paolo Romani, dice Calabrò, che ha messo intorno al tavolo le due
iniziative dei privati. Mancano al tavolo gli operatori medi, le
Regioni. Insomma, è il solito giro di tavolo prossimo alla pausa estiva.
Ma proseguiamo con le parole di Calabrò.
"L’Autorità farà la sua parte, dettando regole che, garantendo
l’accesso:
- riconoscano, con fini incentivanti, un premio di rischio per il
capitale investito;
- favoriscano gli investimenti condivisi;
- garantiscano la neutralità tecnologica e la parità di condizioni
nell’utilizzazione delle infrastrutture comuni.
Affronteremo anche il tema della transizione dal rame alla fibra dando
certezza delle modalità e dei tempi.
Ma questo non basta.
Il settore pubblico può fare molto, anche in tempi di rigore di
bilancio. Innanzi tutto coordinando gli interventi.
Ci vuole un riordinamento radicale, un organico disegno legislativo che
componga ed essenzializzi molteplici misure:
- Norme quadro per la costruzione e condivisione delle infrastrutture
che affranchino dalle molteplici autorizzazioni e/o concessioni;
- Completamento delle norme sull’interoperabilità dei servizi della PA e
sanità on line;
- Norme per la liberalizzazione delle transazioni on line e il commercio
elettronico;
- Norme sulla sicurezza delle reti;
- Liberazione delle radiofrequenze per la larghissima banda e meno
vincoli per il Wi-Fi;
- Utilizzazione di parte dei proventi delle aste delle radiofrequenze
per gli incentivi alla larga banda e per la riduzione del digital
divide;
- Contributi per la rottamazione degli apparati informatici obsoleti;
- Elevazione del tetto del credito d’imposta per gli investimenti delle
imprese e riduzione delle imposte sui finanziamenti a lungo termine per
interventi strutturali.
Agevolazioni fiscali per l’impiego di capitali privati nel finanziamento
di progetti di lungo periodo con forti esternalità positive (tra cui le
reti NGN) possono rappresentare una valida alternativa all’impiego di
risorse di bilancio sempre più scarse.
Subito dopo andrà affrontata la riforma del diritto d’autore,
bilanciando, come evidenziato dall’Autorità nella sua recente indagine
conoscitiva, i diritti degli autori e quello degli utenti che navigano
in rete. Daremo seguito alla regolamentazione che la legge ci affida; ma non ci si può nascondere che la pirateria informatica è
diventata un problema di portata enorme.
Gli autori sono privati della remunerazione loro dovuta e gli
investimenti nella rete vengono scoraggiati quando l’accesso non avviene nei modi normali ma tramite motori di ricerca e aggregatori di
contenuto che si sottraggono a ogni pagamento sia agli autori che agli operatori proprietari della rete".
Mi fermo qui perché non c'è nessun aspetto trascurato. Bassanini vuole
che i denari della Cassa Depositi e Prestiti siano meglio remunerati
così da poter attrarre anche altri investitori oltre la CDP? Ci pensa
l'AgCom.
I piccoli operatori e Fibra per l'Italia vogliono la neutralità delle
canaline condominiali e dei cavi nei tubi? Ci pensa Agcom seguendo le
indicazioni UE.
Telecom Italia strepita se qualcuno le vuole rubare il network last mile in
rame? Ci pensa AgCom.
Norme per facilitare il commercio elettronico (siamo il Paese più
arretrato: che compra ma vende niente online)? Ci pensa AgCom.
Le ex frequenze televisive da liberare per la larga banda wireless? Gli
hotspot Wi-Fi? Ci pensa AgCom.
Rottamazione degli apparati informatici obsoleti? Accidenti, Calabrò non
ha ancora capito che bisogna almeno dire: rottamazione degli apparati e
del software vetusto. Non è una piccola differenza. Ma anche per questo
ci pensa AgCom.
Gli editori e gli autori vogliono una bastonata sulle gengive di Google
and company? Ci pensa AgCom.
Peccato che tutti questi sono una sorta di testamento che Corrado
Calabrò affida al suo successore se continua ad essere ancora in
piedi
la sua candidatura a spostarsi a guidare Consob, l'autorità che fa finta
di sovrintendere alle regole di Borsa.