08/10/2010 di Redazione

Che cosa vogliono gli operatori delle TLC italiane

E' in corso di svolgimento a Capri l'annuale convegno organizzato da Between che raccoglie in una due giorni tutti i protagonisti delle telecomunicazioni italiane. Francois de Brabant pone il dilemma: serve avere prima l'infrastruttura oppure occorre stim

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A Capri si sta svolgendo l'annuale appuntamento sulle telecomunicazioni organizzata da Between che quest'anno ha titolo "Giochiamoci il futuro". In due giorni interverranno tutti, ma proprio tutti i protagonisti delle TLC in Italia.

Francois de Brabant, fondatore e presidente di Between, ha aperto i lavori proponendo una metafora antica: viene prima l'uovo o la gallina? Ovvero viene prima l'infrastruttura, la banda larga, oppure la domanda e i servizi?

"Dopo un anno siamo in una impasse. Un anno fa il presidente di AGCOM, Corrado Calabrò, era convinto della necessità di dover progettare un allargamento della banda perché paventava il rischio di un ritardo per il Paese. Dall'altra, con altrettanta fondatezza, altri asserivano che la banda che abbiamo basta. Il primo frutto di Capri nel 2009 fu che proprio da qui il sottosegretario Paolo Romani affidò a Francesco Caio il compito di studiare il caso Italia come aveva fatto per la Gran Bretagna".

Francois de Brabant, presidente Between, organizzatore dell'incontro tra protagonisti delle TLC a Capri


Qualche mese dopo in Rete si lessero le conclusioni del Rapporto Caio che, in sintesi, ricorda de Brabant, suggerivano di gestire le TLC italiane in modo un po' anglosassone, progettare il futuro ma intanto procedere con la rete attuale. Con un progetto per il 2015-2016 su tre ipotesi: la copertura di 100 città con la banda ultra larga per porsi come Paese all'avanguardia della UE; la copertura di 45-50 città per non arretrare in Europa; la copertura di 10-15 città per avere "flessibilità sul territorio".

Dopo poco fu reso pubblico il Piano Romani che metteva a fuoco il digital divide con un progetto d'investimento di 1,4 miliardi per coprire il gap delle aree non coperte della popolazione con banda larga a 20 Megabit al secondo per il 96,5% della popolazione e a 2Mbps per il 3,5%. "Stranamente il Piano Romani viene ricordato come un piano per il digital divide a 2Mbps: un errore di comunicazione che certamente sottovaluta quanto in realtà si propone e scoraggia chi potrebbe sviluppare contenuti confidando sui 20Mbps generalizzato".

Fin qui, dunque, ciò che de Brabant chiama "uovo", cioè l'infrastruttura della rete.


Poi c'è la gallina, ossia la domanda di servizi. Qui è intervenuto il Ministro Brunetta con il Piano eGovernment 2012 che affronta anche il problema dell'analfabetismo digitale con i piani eEconomy, eSociety che lavora su questi temi. Altro evento importante, per i servizi, è il documento di Confindustria con 68 indicazioni. Infine a luglio scorso la relazione di Corrado Calabrò che ha "rilanciato con convinzione il progetto fibra ottica, convinto che il futuro passi da quella strada". La relazione di Calabrò fonda le radici al lavoro consulenziale dell'ISBUL, il meglio delle Università italiane.

Ci sarebbero da aggiungere anche le Raccomandazioni della Commissione Europea. Il fatto che de Brabant non le citi nemmeno lascia qualche perplessità. La Unione Europea sicut non esset, come se non ci fosse. Perché?

Ma torniamo a ciò che ha detto de Brabant: "La ricapitolazione di ciò che è successo in un anno, però, non fa che sottolineare l'impasse in cui l'industria delle TLC si trova. Ancor più grave perché mentre in altri Paesi l'ICT è usata come leva dell'innovazione, da noi abbiamo perso molte posizioni nell'agenda politica del Paese".

Peggio ancora se si fanno i confronti. I dati OCSE ci mettono al penultimo posto per la quantità di infrastrutture mentre Eurostat ci mette in coda per i servizi c'eCommerce, eBanking, eGovernment, eHeath eccetera.

La soluzione? "Non è la scelta tra uovo e gallina, tra più banda o più servizi ma occorre fare un salto nell'infrastruttura e nei servizi". de Brabant riassume gli investimenti che negli anni sono stati fatti nelle TLC: tra il 1985 e il 2000 furono investiti 4 miliardi per la numerazione delle centrali. Poi ci fu il Piano Europa che raddoppiò gli investimenti da 5mila a 11mila miliardi di lire per recuperare il gap con l'Europa. "Avevamo le persone che aspettavano mesi per una linea telefonica". il vantaggio del Piano Europa assieme alla numerazione delle centrali portò a un riammodernamento qualitativo della rete in rame. A finanziare quelle cifre fu la STET. Poi la fine del monopolio e il mercato competitivo che per l'ADSL tra il 200 e 2009 ha comportato investimenti di 2,5 miliardi. Contemporaneamente il territorio (Comuni, Regioni, eccetera) ha investito 1,1 miliardi "spesso con risultati al di sotto delle aspettative".

"Ora le stime per la Next Generation Network parlano di almeno 10 miliardi per coprire il 65% della popolazione entro il 2016. Non si può tornare al monopolio che si fa carico di tutto perché sarebbe antistorico e impossibile. E allora faccio mio il suggerimento di Calabrò e dell'OfCom inglese con le due parole: coopetition e coordinamento tra gli attori".

de Brabant pone un quesito ai responsabili dell'industria ICT: "Non possiamo andare in ordine sparso dai politici perché significherebbe abdicare, magari a una banca d'affari, la leadership del progetto. Dobbiamo invece uscire da Capri con un'idea comune: il progetto NGN che risponde alle domande perché?, chi? come? quando? dove?".

l'Hotel Quisisana di Capri


Una divertente domanda è stata svolta tra i partecipanti all'evento Between di Capri: viene prima la banda o la domanda (di servizi)?

Questi i risultati. Statisticamente inconsistenti, però, curiosi.

VIENE PRIMA LA BANDA


Roberto Biazzi, direttore BU Small&Medium Enterprises, Fastweb
Silvio Mani, managing partner TLC&Media Italy, Germany&South East Europe, Accenture
Lorenzo Marini, fondatore e partner, L&A Enterprise
Giulio Napolitano: docente Università Roma Tre - Presidente Organo di vigilanza sulla parità d'accesso alla rete Telecom Italia
Andrea Portante, marketing e business development, RAI Nuovi Media
Alessandro Talotta, chief regulatory Officer, direzione Equivalence and regulatory affairs, Telecom Italia
Francesco Amore, RAI
Loris Costantini, Regione Veneto
Alessandro Pegoraro, British Telecom Italia
Marco Zamperini, Wired


CI VOGLIONO INSIEME SIA LA BANDA SIA STIMOLARE LA DOMANDA


Oscar Cicchetti, Direttore Domestic Market Operations, Telecom Italia
Massimo Intorretta, VP Business Market Innovation, Telecom Italia
Biagio De Marchis, Director of Public Sector, IBM
Cristoforo Morandini, associated Partner, Between
Alessandro Longo, giornalista L'Espresso
Stefano Parisse, strategy @Home@Office Execution Unit Director, Vodafone
Giovanni Severini, responsabile Organizzazione e Sistemi Consorzio Servizi Coldiretti
Roberto Lorini, Value Team
Giampiero Rado, Aragon Partners


ASSOLUTAMENTE SERVE PRIMA PARTIRE DALLA DOMANDA


Gianluda Dettori, fondatore e partner dPixel
Andrea Rossini, Business Mobile Marketing Director, Vodafone
Gianfilippo D'Agostino, resp direzione top clients market & Networked IT Services, Telecom Italia
Mario Pepe, consulente, Egon Zehnder International
Danilo Gasparrini, fondatore Babotel
Fabrizio Bona, direttore Domestic Market & Operations Consumer, Telecom Italia
Vittorio veltroni, In-Country Vodafone Internet Services Director, Vodafone
Nicola D'Angelo, commissario AGCOM
Maximo Ibarra, direttore business unit Consumer, Wind Telecomunicazioni
Romano Righetti, direttore Affari Regolamentari e Antitrust, Wind Telecomunicazioni
Renzo Turatto, capo Dipartimento per la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e l'Innovazione, Presidenza del Consiglio dei Ministri
Carlo Baldizzone, Telecom Italia
Marco Forneris, Telecom Italia
Roberto Sorrenti, Elis
Augusto Coriglioni, T-Systems Spring Italia
Paolo D'Andrea, Telecom Italia
Paola Manacorda, Cnel
Nicolò Soresina, senior manager and head of ICT Practice, Middle East and North Africa, Monitor Group

Viene prima la banda o la domanda? from Between on Vimeo.


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