03/06/2015 di Redazione

Cloud ibrido, storage flash e sicurezza nel futuro (doppio) di Hp

Dal consueto palco di Las Vegas, la convention estiva Hp Discover ha portato una serie di annunci in ambito storage flash, cloud ibrido e sicurezza. L’edizione di quest’anno è l’ultima per la “vecchia” Hp unitaria: dal mese di novembre, ha confermato Meg

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Nell’ultimo Hp Discover prima della separazione in due distinte società, Hp trova un diverso slogan per la sua filosofia di “nuovo stile dell’It”, professata da alcuni anni: “Transform, protect, empower, enable”. Un appello al cambiamento, quello che porta le aziende verso l’adozione del cloud ibrido, quello che modifica i modelli di business rendendo possibili nuove cose, ma senza dimenticarsi della sicurezza. Dal palco del centro convegni del Venetian di Las Vegas, usuale sede dell’appuntamento di giugno, Meg Whitman ha confermato che la scissione sarà effettiva dall’inizio del nuovo anno fiscale, cioè da novembre, sottolineando come l’anima “business”, cioè Hp Enterprise, si occuperà di proporre infrastrutture, software e servizi ai clienti aziendali e di “accelererare l’innovazione in tutte le principali aree di prossima generazione”, come cloud computing, Big Data e mobile.

Ma anche come lo storage flash, la tecnologia che deve fungere da fondamenta per aziende alla presa con la crescita dei dati e con l’esigenza di maggiore velocità. Fra i tanti annunci del Discover spiccano l’aggiornamento della famiglia 3Par StoreServ (che rende questo tipo di storage del 25% più economico), nuovi array flash altamente scalabili e servizi dati ottimizzati per flash. Queste novità, a detta di Hp, contribuiscono ad accelerare il modello “It-as-a-Service” e le iniziative di passaggio al cloud ibrido.

I sistemi di storage 3PAR StoreServ 20000, disponibili in tutto il mondo e dal mese di agosto con prezzi dai 75mila dollari in su, fanno scendere a 1,5 dollari per gygabite utilizzabile il costo dell’archiviazione all-flash. Prestazioni e scalabilità, acccanto al fattore economico, sono i punti di forza: si arriva a 3,2 milioni di Iops a una latenza inferiore al millisecondo, a fronte di uno spazio occupato molto inferiore (l’85% in meno) rispetto ai tradizionali array di fascia alta.

 


I nuovi modelli permettono di consolidare 280 TB di capacità utilizzabile in un singolo chassis da 2 U, e 5,5 PB all’interno di un singolo rack. Il software ottimizzato per l’archiviazione flash, a detta di Hp, garantisce la massima disponibilità e un bilanciamento dei carichi di lavoro senza disservizi in tutto il data center. L’ottimizzazione per il flash e tecnologie di snapshot e compattazione dei dati aumentano del 75% la capacità utilizzabile: in questo modo il costo per gigabyte scende ulterioremente, a soli 0,25 dollari.

L’ abilitatore di nuovi modelli di business
Più dell’hardware, con l’annuncio della compatibilità di tutti i nuovi notebook di quest’anno con Windows 10, sul palco di Las Vegas l’attenzione è stata rivolta al cloud. In questo campo Hp non può certo vantare un primato come provider, ma piuttosto sta cercando di proporsi come “abilitatore” (per richiamare lo slogan sopra citato) e come punto di raccordo fra tecnologie e offerte di provider diversi. L’idea di fondo è quella di convincere le aziende ad adottare un “framework” standardizzato per il cloud ibrido, magari a partire dai server Hp già presenti nel proprio parco macchine, e poi ad associarvi i servizi di nuvola pubblica di diversi fornitori.

Il framework in questione, presentato al Discover, è CloudSystem 9.0: una piattaforma che permette di realizzare un private cloud collegato a quello pubblico, da cui e verso cui i carichi di lavoro possono essere facilmente spostati in pochi click. CloudSystem può, naturalmente, integrarsi con Hp Helion, ma anche con le proposte concorrenti di Amazon Web Services e Microsoft Azure e con qualsiasi cloud pubblico basato su OpenStack o su tecnologia VMware. Supporta, inoltre, le macchine virtuali realizzate con Microsoft Hyper-V, Red Hat Kvm e VMware vSphere, nonché i server bare metal; può anche essere implementato e configurato in poche ore come virtual appliance.

Sempre alla voce “enabler” va poi citato LeanFT, uno strumento per il testing automatico delle applicazioni che permette di individuare eventuali errori e falle nelle prime fasi dello sviluppo, quando è più facile apportare correzioni. Il tutto, a beneficio sia dei tempi sia dei costi affrontati da aziende e software developer.
 

 

Big Data e intelligence per proteggersi dal crimine
Il capitolo “protect” è stato illustrato da Antonio Neri, senior vice president di Hp Enterprise Group, e da Robert Youngjohns, executive vice president della divisione software. “La nuova scuola di pensiero è la protezione delle interazioni, non solo quella dei dati”, ha sottolineato Neri, spiegando come una strategia di sicurezza efficace debba pensare innanzitutto a ottimizzare le infrastrutture in cui le informazioni vengono custodite e circolano, e poi a ottenere indicazioni utili dalle analisi dei processi aziendali e dalla Business Intelligence.

Youngjohns ha invece citato alcuni dati, a dimostrazione delle debolezze ancora vigenti in azienda: “Servono in media più di duecento giorni prima che una società si accorga di un intruso all’interno delle proprie mura”, ha detto il dirigente, per poi spiegare che Hp mette a disposizione oltre cinquemila professionisti di security e monitora ogni mese oltre 100 miliardi di eventi di sicurezza.

Numeri a parte, da Las Vegas il colosso californiano ha anche annunciato una collaborazione con FireEye (attraverso la sua controllata Mandant), collaborazione poggiata proprio sull’utilizzo dei Big Data e degli analytics all’interno delle strategie di protezione dei dati. I due primi servizi nati da questo accordo sono Global Incident Response ed Advanced Compromise Assessment: il primo serve a investigare, valutare i danni e risolvere gli incidenti di cybersecurity, dai più semplici ai più complessi ed estesi; il secondo aiuta le aziende a definire le proprie strategie di sicurezza.
 

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