05/06/2014 di Redazione

Cloud: la sicurezza on demand converte gli scettici

Secondo un’indagine commissionata da CA Technologies, i manager italiani e di altri Paesi europei che ancora guadano con sospetto al cloud potrebbero cambiare idea con il modello “Iam-as-a-Service”. Ovvero con tecnologie di sicurezza e di controllo dell’i

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Fra le sempre più numerose declinazioni del modello di erogazione “as-a-Service”, quello veicolato dal cloud, se ne aggiunge un’altra: lo Iam-as-a-Service, cioè l’utilizzo di tecnologie di Identity and Access Management in logica on demand, affidandosi alla nuvola. A parlarne, in un’indagine commissionata alla società di ricerca Quocirca, è CA Technologies: secondo il vendor, lo Iam-as-a-Service potrebbe scalfire lo scetticismo dei manager ancora diffidenti nei confronti del cloud, risolvendone la principale preoccupazione. Ovvero quella della sicurezza.

Le principali barriere all'adozione di nuovi servizi cloud, secondo l'indagine (clicca sull'immagine per ingrandire)


Fra i 337 manager informatici europei (di Italia, Francia, Germania, Nord Europa, Benelux, Spagna, Portogallo, Regno Unito) e israeliani intervistati, tutti di società medio-grandi, il rischio di una minore sicurezza dei dati archiviati è citato come prima barriera all’adozione di nuovi servizi cloud. Seguono, nell’ordine, le preoccupazioni riguardanti la conformità alle normative sulla tutela dei dati, quelle circa la proprietà intellettuale, il possesso dei dati e la privacy. Ma anche la complessità delle procedure per la concessione e la revoca degli accessi compaiono fra gli ostacoli.

A questo scenario generale si aggiunge, per le aziende italiane, un’aggravante: la stragrande maggioranza delle realtà maldisposte verso il cloud non ritiene di avere le competenze (nel 90% dei casi) o le risorse (80%) necessarie per operare i servizi cloud in piena sicurezza.

Come uscire dal vicolo cieco? A meno di non rinunciare del tutto ai vantaggi della nuvola, una possibile soluzione emersa dall’indagine è l’adozione di tecnologie di controllo e gestione degli accessi in logica on demand. Circa il 73% delle aziende italiane favorevoli al cloud computing, nonché il 70% di quelle sfavorevoli ritengono che il modello IAMaaS presenti una serie di vantaggi. Potrebbe servire, infatti, a ridurre la paura di violazioni e furto di dati, contribuendo allo stesso tempo ad abbattere i costi di gestione rispetto a soluzioni di Iam on premise.

Circa il 73% delle aziende italiane inclini all’adozione del cloud reputa che molti servizi di security, compreso il Single Sign e la gestione federativa delle identità e degli accessi, andrebbero erogati tramite un modello IAMaaS o ibrido.

“Questo studio evidenzia in che modo la tecnologia Iam potrebbe aiutare anche le aziende italiane più diffidenti a superare i timori sulla sicurezza e sull’allocazione delle risorse dedicate alla messa in sicurezza dei servizi nella nuvola, accelerando così l’adozione del modello cloud”
, ha sottolineato Antonio Rizzi, senior director practice services security solutions di CA Technologies. “Lo Iam-aaS on demand, in particolare, potrebbe aiutare le realtà italiane a guadagnare efficienza, incrementare la produttività della forza lavoro e migliorare la customer satisfaction; allo stesso tempo ne proteggerebbe le risorse digitali (siano esse on-premise o su cloud), riducendo i rischi, abbattendo i costi amministrativi e migliorando l’agilità dell’It grazie alla flessibilità di deployment in ambienti on premise e cloud”.

“La conclusione di questa ricerca è che cloud genera cloud”
, ha sintetizzato Bob Tarzey, analyst e director di Quocirca. “Le aziende che hanno una percezione negativa dei servizi cloud non sono di per sé contrarie a questo modello, ma sono piuttosto frenate da preoccupazioni relative alla mancanza degli skill e delle risorse necessarie per mettere in sicurezza tali servizi. Una piattaforma Iam-aaS basata su cloud potrebbe consentire a questi soggetti una gestione rapida ed efficiente gestione delle identità, offrendo l’accesso sia a servizi SaaS sia ad applicazioni on-premise”.

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