01/07/2014 di Redazione

Cloud: rimedio alla crisi, ma impariamo a conoscerlo

Vendor, system integrator e canale concordano nel riconoscere alla nuvola un ruolo innovatore, che ben si sposa con i tempi di forte attenzione ai budget. Attenzione, però, a considerarne tutti i pro e contro. Ne hanno discusso, all’annuale Forum It di Gr

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Discutendo di investimenti It ai tempi della crisi, la parola più evocata, tra i manager di aziende, system integrator e i rivenditori, è cloud. Di nuvola, soprattutto, hanno discusso i partecipanti alla 15ª edizione del Forum It, l’incontro annuale tra stampa e aziende organizzato da Grandangolo Communications. Dalla sicurezza, alla gestione dei dati, alle comunicazioni via video, al networking, i professionisti riuniti intorno a un tavolo hanno ammesso come il 2014 non sia ancora il tanto agognato “anno della ripresa”, o non lo sia in modo netto. Ma anche di come il cloud computing sia un rimedio che agisce nei due sensi: aiutando le aziende a investire rientrando però nel budget, da un lato, e aiutando i fornitori It e il canale a vendere, dall'altro.

Il cloud attraversa un po’ tutti gli ambiti della trasformazione tecnologica. Nel mercato delle Unified communication a mezzo video, LifeSize ha appena lanciato LifeSize Cloud, “una soluzione secondo noi vincente perché toglie l'onere delle infrastrutture e offre modelli pay-per-use subito utilizzabili”, come spiegato da Enrico Leopardi, regional director Southern Emea dell’azienda appartenente a Logitech. “Il mercato italiano vive un momento di difficoltà, per usare un eufemismo, in cui gli investimenti in It continuano a contrarsi rispetto agli anni precedenti. Per tutte le tecnologie basate sulla componente video tutto questo si è sentito meno, proprio perché garantiscono un ritorno sull’investimento immediato e perché mirano al taglio dei costi”.



 

“Dai tassi di crescita a doppia cifra di qualche anno fa”, ha specificato Leopardi, “tuttavia anche questo mercato oggi sta rallentando per quanto riguarda gli acquisti di infrastrutture per sale riunioni. Oggi, con la diffusione del mobile, l’utente si sta spostando verso un modello di utilizzo più personale delle tecnologie e allo stesso tempo assistiamo a una trasformazione del mercato del video verso soluzioni di tipo cloud”. Anche aziende come Twitter e Netflix, citate dal manager come clienti di Lifesize, rientrano in questa tendenza.

Mentre il desiderio di tagliare costi e complicazioni è spesso il motore che accelera l’adozione del cloud, a rallentarla – e lo dicono innumerevoli ricerche di mercato – sono i timori legati alla perdita di dati, alle violazioni e agli incidenti informatici. “Fino a qualche anno fa l'approccio alla sicurezza era dominato dalla preoccupazione di proteggere il perimetro”, riflette Alessandro Armenia, il giovane amministratore delegato di Pmc Security Lab, società nata nel 2011 come spin-off di Pmc International. Inizialmente specializzata in firewall, l’azienda propone oggi anche soluzioni per il networking e lo storage (insieme al partner Barracuda) e per l’identity&access management.

“Oggi la security è molto più focalizzata sull’utente”, prosegue Armenia, “non si preoccupa più soltanto di proteggere il perimetro o di bloccare attacchi esterni. La crescita del cloud ci ha portati a ripensare tutto il sistema e ha spostato il focus sulla user experience e sulla fruizione del contenuto”. A detta di Armenia, il problema della banda rimane fra i principali ostacoli alla proficua adozione del cloud. Pmc Security Lab lo affronta proponendo ai clienti una soluzione di content delivery basata non sugli upgrade di banda (spesso troppo costosi per le piccole organizzazioni) bensì sull’aggregazione di link su un’unica banda di uscita, su cui vengono gestite e assegnate priorità alle diverse applicazioni.

Il connubio fra sicurezza e cloud trova incarnazione anche in Panda Security, uno fra i primi operatori di questo mercato ad aver proposto soluzioni di It security basate sulla nuvola. “Oggi, giustamente, si dà molto valore al cloud, ma il cloud senza contenuti non è nulla”, dichiara Domenico Fusco, direttore vendite per l’Italia. “Per questo è molto importante valutare che cosa offra il vendor, al di là dei generici vantaggi che sono uguali per tutti”. Il prodotto di punta dell’offerta è Panda Cloud Fusion, una soluzione integrata totalmente cloud, che fornisce servizi di sicurezza, gestione e controllo remoto per tutti i dispositivi attivi in rete (inclusi smartphone e tablet) attraverso un accesso Internet e un’unica piattaforma.
 

Un altro tema emerso dal dibattito, e strettamente connesso al cloud, è quello dell’assenza di strategie di rinnovamento It di lungo periodo. Gli investimenti guardano al presente, non al futuro. “In Italia non osserviamo particolari miglioramenti del mercato rispetto allo scorso anno”, commenta Paolo Lossa, regional manager di Brocade Italia e Iberia, “e continuiamo a vedere nelle aziende investimenti dedicati alle necessità spicciole, quotidiane, e non al lungo periodo. Sul tema del cloud tutti i vendor hanno la consapevolezza di dover mettere a disposizione non soltanto nuove tecnologie, ma anche nuovi modelli di business”. A detta di Lossa, diverse innovazioni – dal cloud, alla virtualizzazione, al software defined networking – stanno modificando la gestione It in azienda ma anche l’approccio di rivenditori e distributori, che devono saper supportare i clienti in un’epoca in cui il focus si sta sospostando dalla vendita di hardware a quella di software e soluzioni. “Il nostro focus per il 2014 è l’incremento delle capacità consulenziali e delle competenze lungo tutta la nostra filiera”, spiega Lossa. “Per questo abbiamo in corso diverse iniziative di training e di investimento sul canale”.

Gli investimenti in cloud in Italia (Fonte: Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano)


Sulla natura soprattutto estemporanea degli investimenti It concorda Alberto Dossena, territory sales manager per Italia, Grecia, Malta & Cipro di Blue Coat, un fornitore di soluzioni di sicurezza e networking. ”Nell’attuale contesto economico”, commenta Dossena, “le aziende non possono più pianificare investimenti a lungo termine. Il cloud permette di evitare costi di infrastruttura, sia relativamente all’acquisto sia all’ammodernamento”. Altro trend ora osservabile in Italia, con un paio di anni di ritoardo rispetto al mercato statunitense, a detta del manager di Blue Coat è la forte richiesta di customizzazione dei servizi da parte di aziende di piccole dimensioni.

L’It concepito come “as-a-Service” non taglia soltanto i costi di infrastruttura, ma anche quelli dei servizi stessi attraverso un modello di pagamento a consumo. Un esempio concreto di questa possibilità è quello di Zycko, distributore che nel Regno Unito (e a breve anche in Italia) ha rilasciato Cloud Portal: un portale altamente automatizzato per l’erogazione e la gestione delle licenze necessarie ai reseller. “Il Cloud Portal permette di erogare le soluzioni in modo che siano pagate a consumo”, spiega Piera Loche, managing director di Zycko Italia. “Il cliente può acquistare la licenza e pagare poi solo l'utilizzo effettivo del prodotto, calcolato dal portale. Questo è utile, per esempio, per le aziende che hanno dei picchi stagionali, come quelle che fanno e-commerce". Il primo prodotto inserito nell’offerta è Steel App di Riverbed, ma l’idea è quella di aggiungervi progressivamente altre soluzioni distribuite da Zycko.

Anche Riverbed, attraverso il country manager per l’Italia Albert Zammar, ha testimoniato come gli investimenti It, in area Emea, nell’ultimo biennio si siano focalizzati sul cloud, oltre che sulle aree del social e della mobilità. “Nel nostro Paese persiste una situazione economica rallentata che purtroppo rende difficile gli investimenti in grandi progetti It, soprattutto nel segmento delle piccole e medie imprese”, commenta Zammar. “I problemi legati all'infrastruttura possono trovare una soluzione nei data center moderni e più specificatamente nell'infrastruttura convergente”. La proposta di Riverbed si chiama SteelFusion ed è un’infrastruttura convergente di data center ottimizzata per i requisiti specifici delle filiali.

Il ruolo dell’It e dei system integrator
Chi decide, in tempi di grande attenzione ai budget, l’acquisto di nuove tecnologie per l’azienda? A detta di Roberto Navone, account manager Project Enterprise di Cdh (system integrator torinese specializzato in soluzioni per la virtualizzazione e data center), “Oggi l’It tende a contare sempre meno. Molti processi decisionali transitano direttamente dal business, mentre all’It si chiede soltanto di far funzionare bene i prodotti acquistati”. Cdh collega il tema del cloud a quello del mobile e del lavoro flessibile con la Zero Client Initiative, una soluzione che mira a incrementare la produttività consentendo l’accesso alle risorse (documenti, cartelle, applicazioni aziendali) esclusivamente da browser. L’obiettivo è quello di sganciare completamente l’It aziendale dal client, rispondendo a necessità di mobilità e home working.

Al di là delle singole scelte d’acquisto, oggi un tema da affrontare è quello della cultura dell’innovazione, una merce non troppo diffusa tra le piccole e medie imprese italiane. “Una missione che, credo, accomuna vendor, system integrator e canale è quella di portare cultura in un Paese che non è naturalmente portato all’innovazione”, osserva Mario Paladini, Ceo di Pmc International Service, un partner tecnologico fornitore di soluzioni a valore per brand come Ibm, Microsoft, VMware, Symantec, Lenovo e Praim. “In questi anni stavamo ancora cercando di far digerire l'evoluzione tecnologica legata al mobile e alla virtualizzazione, quando è arrivata la rivoluzione del cloud”, spiega Paladini. “Fino a ieri consegnavamo grandi infrastrutture alle aziende, server e storage, e adesso dobbiamo andare a spiegare come il cloud permetta di risparmiare sui costi di infrastruttura. Non è facile. Parlando con le aziende, con i manager o i responsabili della contabilità, è difficile far capire quali siano i vantaggi delle soluzioni e come si possa passare in un certo tempo dal costo al beneficio economico”.

A detta di Paladini, il cloud è certamente una risorsa di risparmio e innovazione, ma non può essere considerata la panacea di tutti mali. “Vorremmo lanciare una campagna titolata, parafrasando un famoso film, ‘Tu lo conosci il cloud?’”, ironizza Paladini. “Tutti ne parlano, ma senza pensare ad alcuni aspetti. Lo spostamento di alcune applicazioni sulla nuvola non rappresenta un problema, mentre passare tutta l'infrastruttura sul cloud, come alcuni scenari futuri prefigurano, non è così semplice. I competitor lasciano intendere che sia facile entrare nel cloud, ma non gli diciaamo ai nostri clienti: sapete come è difficile uscirne? Conoscete i termini e le condizioni di ciò che state acquistando? Che cosa succede dei vostri dati?”. Una volta che si è “saliti” sulla nuvola, insomma, non è facile scendere. Il ruolo dei system integrator e del canale sempre più sarà quello di orientare le aziende, aiutandole a scegliere non solo la soluzione più “a misura di budget”, ma anche quella più adatta alle proprie necessità presenti e future.

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