05/06/2010 di Redazione

Come innovare l'IT e l'azienda con zero budget

Hewlett-Packard ha varato una iniziativa di affiancamento delle aziende clienti per aiutarle a uscire dall''Innovation Gridlock', ovvero dall'incapacità di trovare risorse per l'innovazione. Lorenzo Gonzales approfondisce l'aspetto dell'Application Trasfo

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Lorenzo Gonzales è Business Consultant HP Technology Services di HP Italia. L'ho sentito per farmi illustrare i risultati d'una ricerca che HP ha commissionato a livello mondiale a proposito dell'innovazione in azienda.

"La ricerca ha trovato che oltre la metà dei business executive dice che la loro azienda è pressoché bloccata nell'innovazione. In inglese è 'innovation gridlock', una parola usata per descrivere l'ingorgo del traffico. E ciò viene perché il 40% dei soldi è speso per il mantenimento dei sistemi critici, un 30% va nella manutenzione dei sistemi legacy, che hanno una certa età ma sono indispensabili per il business quotidiano ma dove non si fa innovazione reale. Resta solo il 30% per nuove iniziative tecnologiche. E questo non basta per lanciare grandi progetti".

Lorenzo Gonzales è Business Consultant HP Technology Services di HP Italia


Quali altre informazioni utili fornisce la ricerca?
"Alcune differenze regionali: in particolare in Europa c'è minore sensibilità al problema rispetto a quanto accade in Asia. Altro dato è il rilievo affidato all'Information Technology aziendale. Una metà ritiene che l'IT è importante per restare ancorati alle cose richieste dal mercato. Un'altra metà, invece, sottolinea l'IT come fattore critico per mantenere il passo con i competitor. Infine un 70% ritiene che investire nel nuovo serve ad aumentare la produttività. Il vero dato sorprendente, però, è una sorta di prova al contrario: il 99% ritiene che non investire in innovazione equivale a un tempo perduto. E' da qui che occorre partire per aiutare le aziende a trovare risorse per tornare a innovare ed eliminare questo senso di frustrazione".

E venendo all'Italia?
"Avere una operatività che cozza con la capacità d'innovare significa non riuscire a sviluppare il business e non avere le aziende pronte quando verrà la ripresa economica. E il dato italiano è ancora più critico. Nell'Innovation Performance Index 2009 Scorecard le nostre aziende non sono messe molto bene".

E allora che cosa proponete come Hewlett-Packard?
"Se c'è questo blocco, questa paralisi, occorre tenerla in considerazione e non pensare di lavorare con risorse infinite. Sia perché, se ci sono mai state, ora non ci sono più. E ora, quindi, serve bilanciare le risorse scarse disponibili e porsi a fianco delle aziende clienti per aiutarle a disporre progetti che abbiano un payback che al massimo sia di 12-18 mesi, se non addirittura più brevi, a 6 mesi. Il tempo massimo perché i manager decisori e gli azionisti possano constatare il raggiungimento degli obiettivi".

In termini concreti che cosa proponete?
"HP ha messo a punto un insieme di tecnologie ed esperienze. Molte cose le abbiamo fatte per noi stessi negli ultimi anni e quindi sappiamo come farle, come si mettono concretamente in campo. Per esempio applicare la strategia di trovare finanziamenti a zero budget. Quindi quello che abbiamo fatto è aver messo assieme queste capacità in un percorso che aiuta il cliente a uscire da questa paralisi e aiuti a creare un volano virtuoso".

Dove si creano i principali nodi per applicare lo 'zero budget program'?
"La parte applicativa è quella dove si creano i principali ostacoli perché è più difficile da prendere in mano. Ebbene, qui noi creiamo una struttura di workshop e consulenziale che si propone di aiutare l'azienda per metterla su un percorso di evoluzione verso applicazioni rinnovate man mano e nei punti dove si hanno gli effetti economici più immediati. Ecco il modo di liberare risorse che servono ad autofinanziare la modernizzazione. Con questa modernizzazione si liberano anche le risorse necessarie per una manutenzione più efficiente".

E non ci sono interventi sulla infrastruttura?
"E' nella seconda parte dell'intervento dove mettiamo a fuoco la tecnologia. E' indubbia la tendenza a far convergere su un'unica infrastruttura hardware, software e servizi che portino efficienza dentro i sistemi. Noi come HP parliamo di sistemi con elevatissima efficienza, attenti ai consumi energetici,  come i nuovi HP Integrity (ndr: vedi HP Integrity buoni anche per le medie imprese) all'automazione dei Cloud Services anche delle applicazioni mission critical così da portare efficienza e miglior rispondenza. Terzo elemento della strategia HP è la parte dei servizi finanziari con forme specifiche di questo ambito, con aspetti di assessment collaudati e convenienti per i clienti, che sta attento a impegnare meno soldi possibile. Tutti e tre gli elementi sono utili per far districare i clienti dal blocco nell'innovazione e portarli pian piano a rimetterla al primo posto dei loro pensieri".

In che cosa questo approccio è radicalmente innovativo rispetto al passato?
"L'Application modernization è un concetto nuovo. Anche i concetti che sono dietro i Cloud Services sono temi dove la complessità è alta e la struttura del workshop aiuta il cliente a comprendere dove collocare le proprie esigenze, in quale percorso, quali passi fare per venire fuori dall'innovation gridlock".

Torniamo all'Italia. Come siamo messi e quale eco ha la vostra proposta?
"Con l'acquisizione di EDS abbiamo un gruppo molto forte di consulenti che sanno affrontare problemi molto complessi. E l'approccio a riprendere in mano le applicazioni più vecchie, quelle che non si osa toccare per non far danni, per intenderci. Riprenderle con una metodologia progressiva, con un disegno evolutivo di svecchiamento ed efficientamento, per di più tangibile nei benefici in breve tempo. Ecco, questo desta molto interesse, soprattutto nelle grandi organizzazioni. Per esempio al Ministero dell'Università e Ricerca abbiamo impiegato un paio d'anni per farlo, ma è diventata una storia di successo a livello internazionale: come trasformare le applicazioni legacy in applicazioni moderne".

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