10/09/2010 di Redazione

Comitato NGN: è tutto sbagliato è tutto da rifare

Gli operatori di telecomunicazione alternativi a Telecom Italia disconoscono il documento predisposto dal presidente del Comitato Next Generation Network di cui essi fanno parte: non ci rappresenta. Cara AGCOM non tenerne conto in nessun aspetto

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Caro professor Francesco Vatalaro, presidente del Comitato Next Generation Network, rifaccia il suo documento di sintesi da presentare all'Autorità Garante delle Comunicazioni, AGCOM, perché non esprime le opinioni dei 90 centesimi dei membri del Comitato ma solo le posizioni di Telecom Italia e le sue. Firmato Aiip, Fastweb, Wind, Vodafone, Teletu, Tiscali e Welcome Italia.

Il comunicato che ieri ha chiuso la riunione del Comitato NGN per esaminare il documento predisposto dal suo presidente è ancora più duro: esclude anche la formula introduttiva di cortesia. E va giù pesante: totale disconoscimento delle linee guida per la transizione verso le reti NGN.

"Il documento proposto non è in alcun modo rappresentativo di posizioni condivise dai partecipanti al tavolo e quindi rappresenta la posizione personale del Presidente".

Come era facile dedurre anche dalla sola lettura delle anticipazioni fatte sul Sole24Ore, gli OLO, ossia gli operatori alternativi non potevano condividere il documento perché disconosce tutto quanto hanno sostenuto finora mentre sposa, quasi alla lettera, le posizioni di Telecom Italia. Evidentemente fatte proprie dal presidente del Comitato, Vatalaro, professore di telecomunicazioni alla Università La Sapienza di Roma. (vedi Il comitato NGN dà suggerimenti inutili all'AGCOM)

Che cosa hanno obiettato gli "alternativi"?

- "non rappresenta trasparentemente le diverse posizioni espresse da ciascuno degli operatori". Sposa una posizione, quella di Telecom Italia, che invece continua ad essere controversa.

- "Gli operatori disconoscono in particolare l’approccio proposto da Telecom e, ad oggi, presente anche nelle conclusioni del Presidente, sulla differenziazione geografica cui applicare differenti rimedi regolamentari che, paradossalmente, contrasta con la regolamentazione definita dall’Autorita’ stessa ed oggi in vigore".

L'obiezione, in realtà assai debole, è quella di aver sposato l'impostazione di Telecom Italia di Aree Nere, Grigie, Bianche identificate come Cluster 1, 2 e 3 secondo la profittabilità possibile. L'obiezione è debole perché anche in UE si ragiona per aree di successo commerciale per identificare quelle che tale successo non possono avere e rientrano nelle aree depresse sulle quali far valere il noto "Digital Divide", l'arretratezza infrastrutturale digitale da colmare.

Certo è che il documento Vatalaro riporta uno schemino con le prime 15 città italiane dal punto di vista demoscopico che coincide con l'elenco delle 13 città italiane che fanno parte del progetto NGN di Telecom Italia entro il 2018 con l'esclusione di Messina e Trieste. Ma come mai Vatalaro conosce questo dettaglio quando Telecom Italia non l'ha comunicato a nessuno tranne al viceministro Paolo Romani e al suo riservatissimo tavolo di consultazione al Ministero dello Sviluppo? Anche questo dettaglio, sostanzialmente sciocco, aiuta però a rinfocolare l'acrimonia contro Vatalaro e il suo documento inutile.

Lo schemino delle 15 più popolose città italiane riportate nel documento di Vatalaro, presidente del Comitato NGN



- inoltre "Le stesse aree geografiche individuate vengono utilizzate per rimuovere i rimedi regolamentari esistenti in capo all'operatore dominante e per attribuire obblighi regolamentari ad operatori non notificati". Nel senso che viene indicato che sulle nuove reti in fibra ci sia completa parità tra OLO ed incumbent sul rame, ovvero Telecom Italia.

Poiché gli alternativi non hanno trovato nel documento indicazioni pratiche sullo switch-off dal rame alla fibra con le dovute compensazioni e garanzie per tutti, si sono giustamente alterati perché vi hanno trovato riflesse solo le posizioni di Franco Bernabé, ad di Telecom Italia: la rete in rame è mia e ne faccio quello che mi pare, la spegnerò solo lì dove mi conviene e invece, dove mi pare, la sfrutterò con innovazioni competitive con la fibra così da escludere i concorrenti.

- il documento, dicono ancora gli alternativi, non può "fornire supporto alle decisioni che Agcom sarà chiamata ad assumere sulla definizione dell'assetto regolamentare delle reti NGN".

La conclusione è una sola: Vatalaro rifaccia il compitino. L'AGCOM non tenga conto del documento come linee guida per la NGN perché rispecchia solo la posizione di Telecom Italia. Tanto vale che chiami Bernabé e parli solo con lui.

Per noi italiani la conclusione è un'altra: altri soldi pubblici e mesi di tempo buttati via. La speranza è che l'Unione Europea con le sue linee guida generali, in qualche modo, ci tolga le castagne dal fuoco.

Nel frattempo AGCOM continuerà a far finta, a elaborare, costituire nuove commissioni, senza neanche riuscire a porre un chiaro quadro delle alternative alla politica che dovrebbe mediare ma alla fine scegliere.

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