09/04/2015 di Redazione

CommVault: basta scavare nei dati per trovare l'oro

Emily Wojcik, senior product marketing manager information management della società, spiega come le informazioni nascoste e “sepolte” negli archivi aziendali possano avere un valore insospettabile.

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Potrebbe non sembrare così, ma i “dark data” accumulati in anni di business possono rivelarsi una miniera d’oro, in grado di offrire alle aziende un vantaggio sulla concorrenza se combinati con i dati utilizzati quotidianamente. Conservati in archivi polverosi e magazzini off-site, i volumi di “dark data” sono presenti in quasi tutte le aziende, in genere sottovalutati e non presi in considerazione. I recenti sviluppi tecnologici e l’adozione di dispositivi mobili hanno dato vita a una nuova aspettativa da parte degli utenti: accedere alle informazioni ovunque e in ogni momento.

Questa collaborazione sta consentendo agli utenti di creare e condividere i dati a piacimento, e ai “dark data” di fluttuare liberamente fra un’ampia gamma di dispositivi, tra cui smartphone, tablet e laptop “tradizionali”. Il problema è che molte aziende non dispongono delle policy e delle tecnologie necessarie per determinare best practice mirate alla protezione e all’archiviazione efficiente dei dati al di fuori del data center aziendale.

 

Emily Wojcik è senior product marketing manager information management di CommVault

 

Tenere sott’occhio l’interminabile pioggia di dati
Gli It manager sono spesso in difficoltà per il fatto di avere scarsa (o nulla) visibilità su quali dati vengano creati, oltre a disporre di un controllo limitato sulla loro modalità di archiviazione e mancata conoscenza del loro valore di business. Nonostante tutto questo non si traduca in un’interruzione di business, può senz’altro causare un aumento dei costi e il mancato sfruttamento di numerose opportunità.

Il costo reale di un’archiviazione di massa
In una recente indagine, il Compliance, Governance, and Oversight Counsel (Cgoc) ha scoperto che, in media, il 69% dei dati aziendali non ha valore. Sostanzialmente le aziende potrebbero spendere fino al venti per cento del proprio budget annuale per l’archiviazione di dati inutili. Oltre al costo dello storage di dati superflui, i rischi legati all’individuazione di dati necessari in caso di una violazione o in risposta a una azione legale sono considerevoli. Tutto questo può rubare tempo e budget agli It manager, sottraendo banda alle esigenze di business immediate o richiedendo costose risorse esterne.

Definire il valore di business dei dati
La chiave per soddisfare l’esigenza di accumulo delle informazioni sta nell’identificare quali dati hanno valore per un determinato dipartimento aziendale e per quanto tempo. Una volta che i dati sono stati valutati e indicizzati in modo appropriato, le aziende possono decidere meglio come e quando archiviarli, sia che questo avvenga localmente, nel cloud, fuori sede o utilizzando una combinazione di queste possibilità. I “dark data” rappresentano opportunità mai sfruttate di trasformare un’azienda. Una volta che questo processo prende il via, i vantaggi sono evidenti e solo a quel punto le aziende saranno in grado di gestire i dati odierni che richiedono un posto in prima fila.

 

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