07/10/2015 di Redazione

Computing cognitivo per tutti, Ibm darà buoni consigli

L’azienda ha creato, prima fra tutti i competitor, una divisione di consulenza dedicata ad assistere i clienti nell’utilizzo del cognitive computing, con oltre duemila esperti in intelligenza artificiale, apprendimento automatico e analytics. Sanità, assi

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L’intelligenza artificiale può far fare un salto in avanti in molti settori, in particolare a sanità, assicurazioni e retail. Ne è convinta Ibm, come dimostrato dall’annuncio di questi giorni: la creazione di una divisione di consulenza (prima e unica nel suo genere) dedicata al “cognitive business”, cioè alle attività e agli investimenti che le aziende possono compiere in tecnologie di computing cognitivo. Molte le innovazioni racchiuse sotto questo tema, dagli analytics all’elaborazione del linguaggio naturale, fino al machine learning, alle interfacce “intelligenti” e ai sistemi in grado di apprendere dall’esperienza.

La nuova divisione conterà oltre duemila fra sviluppatori e consulenti esperti di machine learning, advanced analytics, data science, oltre ad avvalersi del supporto di specialisti provenienti dall’industria e di esperti in change management. A chi serviranno? Soprattutto ai tre ambiti sopra citati, ovvero il mondo del commercio, la sanità e il settore assicurativo. Secondo uno studio di Ibm, condotto su oltre cinquemila executive di diversi Paesi del mondo, il 60% dei dirigenti del retail non crede che la propria società sia strutturata per fornire il livello di competenza ed esperienza individuale che i clienti richiedono; nel mondo assicurativo, invece, il 60% dei Cxo è impegnato a innovare i modelli di business ma quasi il 30% ritiene insufficienti la qualità, precisione e completezza dei dati nella propria organizzazione; nel settore sanitario, infine, più della metà dei Cxo pensa che le restrizioni di accesso e impiego dei dati penalizzino la capacità di prendere decisioni strategiche.

Quasi tutti i dirigenti di questi tre ambiti (le percentuali superano il 90%) investiranno nel computing cognitivo nei prossimi cinque anni. E più in generale, a detta di Ibm, queste tecnologie potranno portare aziende di ogni tipo ad avere migliore visibilità sui dati e sulle strategie da intraprendere. Ma prima ci sono alcuni ostacoli da superare: gli intervistati citano, in particolare, la scarsità di capacità e competenze tecniche come le principali barriere all'adozione del cognitive computing, e solo in secondo luogo i timori riguardanti sicurezza, privacy o maturità tecnologica.

“Il nostro lavoro con i clienti in molteplici settori dimostra che il cognitive computing è la strada che conduce al business di nuova generazione”, afferma Bridget van Kralingen, senior vicepresident di Ibm Global Business Services. “I clienti sanno che stanno raccogliendo e analizzando più dati di quanto abbiano mai fatto in precedenza, ma l'80% di tutti i dati disponibili – immagini, voce, documentazione scritta, formule chimiche, espressioni via social – resta fuori portata per i sistemi informatici tradizionali. Stiamo accrescendo le competenze per chiudere questo gap e aiutare i clienti a diventare banche, retailer, costruttori di autoveicoli, assicuratori o fornitori di servizi sanitari ‘cognitivi’.”

Come opererà la nuova divisione? I consulenti di Ibm proporranno ai clienti delle offerte "get started" e delle valutazioni di fattibilità. E alcuni progetti già realizzati o in itinere possono spianare la strada a chi inizia. Per un retailer internazionale Ibm ha sviluppato una soluzione cognitiva che analizza i dati del cliente provenienti da molteplici fonti esterne (compresi il meteo locale e le analisi del sentiment in tempo reale) per percepire gli scostamenti nella domanda rispetto ai prodotti selezionati e per dare suggerimenti su prezzi, assortimenti, inventari. Un fornitore di polizze assicurative, invece, sfrutta Watson e le sue capacità in linguaggio naturale per migliorare i suoi servizi online e di supporto al cliente.

Ibm sta anche lavorando con diverse organizzazioni sanitarie per applicare le tecnologie di computing cognitivo alla genomica, in particolare per accelerare le analisi del Dna e costruire trattamenti personalizzati per i malati di tumore. Con i clienti del settore bancario, invece, i progetti riguardano l’utilizzo del cognitive computing per gestire meglio il rischio e fornire consigli e opzioni di investimento personalizzate. Nel campo della didattica, la cognitive technology viene già sfruttata per personalizzare l'istruzione accademica e per migliorare l’esperienza di studenti e insegnanti.

 

L'applicazione Ibm Watson per The Weather Channel

 

“La nuova divisione”, specifica una nota di Ibm, “attingerà anche alle esclusive competenze di apprendimento e ragionamento automatico di Ibm Watson, che ha alle spalle investimenti per 1 miliardo di dollari per migliorare le innovazioni cognitive nei vari settori di mercato”. L’azienda, ioltre, ha in programma la formazione di altri 25mila consulenti e professionisti nell’ambito del cognitive computing. Numeri che dimostrano come l’interesse di Ibm sia concreto, nel caso non bastassero le partnership strette nell’ultimo anno con Apple, Twitter, The Weather Channel e Facebook, tutte mirate a acquisire nuove fonti di dati.
 

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