06/02/2019 di Redazione

Con mezzo miliardo di euro Apple fa pace (fiscale) con la Francia

In seguito a mesi di audit e di trattative, la divisione francese di Apple ha accettato di pagare una somma corrispondente ai mancati versamenti di un decennio. Ennesimo segnale della severità transalpina, dopo la multa a Google.

immagine.jpg

Per Apple, Parigi val ben non una messa, ma il pagamento di 500 milioni di euro, ovvero l’arretrato di dieci anni di tasse non corrisposte. Dopo mesi di trattative con la Direction des vérifications nationales et internationales (l’ente incaricato di condurre audit fiscali sulle grandi aziende), la divisione francese di Apple lo scorso dicembre ha accettato di pagare una somma corrispondente a un decennio di tasse arretrate, calcolate sulle vendite di prodotti e servizi realizzate oltralpe.

La notizia, riportata dall’agenzia France Press e dal sito L’Express, è stata confermata dall’azienda di Tim Cook: “In quanto società multinazionale, Apple è sottoposta periodicamente a verifiche delle autorità fiscali in tutto il mondo”, recita una nota. “Riconosciamo l’importanza dei versamenti fiscali per la società, e paghiamo tutto il dovuto in accordo con le leggi fiscali e con le pratiche locali, ovunque operiamo”.

Non c’è ufficialità invece sulla cifra, che è frutto di un calcolo dei media francesi. Euro più euro meno, i 500 milioni riportati dai giornalisti sono comunque un ammontare non paragonabile ai 13 miliardi di euro riconosciuti a fine 2017 all’Irlanda, nazione in cui le attività di Apple (così come quelle di altri colossi della Silicon Valley, attratti dalla tassazione favorevole) sono ben più articolate, data center compresi.

 

 

Severità transalpina
Impossibile non notare come la Francia sia tra le nazioni europee più attive nella guerriglia (così la vedono gli statunitensi, se non altro) alle potenze tecnologiche nordamericane. Un anno fa anche Amazon aveva optato per la “pace fiscale”, accettando di pagare al fisco 200 milioni di euro per colmare gli ammanchi di quattro anni.

Anche sul fronte della protezione dei dati le autorità transalpine stanno agendo con particolare severità, avendo appena sanzionato Google con la prima maxi multa (50 milioni di euro) per infrazioni del Gdpr. Inoltre il ministro delle Finanze, Bruno Le Maire, è un deciso sostenitore di una Web tax europea, che possa uniformare sul territorio Ue la tassazione alle aziende che vendono prodotti e servizi tramite piattaforme digitali.

Le Maire sta anche spingendo l’approvazione di una “Gafa tax” europea, cioè una legge fiscale che si occuperà dei quattro colossi Google, Apple, Facebook, Amazon, dalla quale secondo il ministro l’Ue potrà recuperare mezzo miliardo di euro all’anno. Fra chi si oppone c’è ’Irlanda, ansiosa di non perdere la presenza delle multinazionali tecnologiche sul proprio territorio e il relativo indotto, mentre nel frattempo nella manovra 2019 l’Italia ha introdotto una tassa del 3% sui ricavi delle web company con fatturato globale superiore a 750 milioni di euro (e che fatturino più di 5,5 milioni di euro nello Stivale).

 

 

ARTICOLI CORRELATI