Qual è il livello di adozione dei container applicativi da parte delle imprese? Alla domanda ha provato a rispondere una ricerca condotta da TechValidate per Red Hat su un campione di 383 manager e professionisti del settore It. La crescita sarà molto forte e l’impegno da parte delle imprese verso l’implementazione dei container nei propri sistemi It è ormai cosa certa: il 67% del campione dichiara infatti di averla pianificata nel corso dei prossimi due anni, mentre le applicazioni basate su questa tecnologia saranno usate in un caso su due nel cloud e nel 56% come veicoli per il software Web e di e-commerce. Al crescere della domanda da parte delle aziende deve aumentare anche l’offerta di soluzioni pratiche dei vendor. Proprio Red Hat ha lanciato l’Atomic Enterprise Platform, una piattaforma infrastrutturale integrata progettata per operare, orchestrare e scalare applicazioni e servizi su molteplici container.
Basata sull’ambiente di sviluppo Linux enterprise, il nuovo prodotto di Red Hat utilizza le stesse tecnologie utilizzate per OpenShift Enterprise 3, che aiuta le organizzazioni a velocizzare lo sviluppo applicativo. Tra le principali, Docker come formato per i container Linux e Kubernetes per l’orchestrazione dei contenitori. Con l’aggiunta di Atomic Enterprise Platform, Red Hat può offrire un’altra piattaforma integrata open source per l’abilitazione dei container.
La soluzione della compagnia a stelle e strisce è progettata per consentire alle imprese di orchestrare su base regolare sia le applicazioni tradizionali che quelle cloud native, scalandole alla bisogna, oltre che per l’esecuzione di applicativi multi-container. La scalabilità dei cluster è gestita da Enterprise Linux Atomic Host di Red Hat, il sistema operativo specifico per contenitori che permette installazioni estese di software basato sui container.
La piattaforma, inoltre, offre il format Docker di runtime e packaging e l’orchestrazione dei container con Kubernetes, il progetto sviluppato da Google per installare applicazioni composte da molteplici container orchestrate automaticamente lungo una serie di host, compresi i plugin di storage e il networking definito dal software. Senza dimenticare la sicurezza.
Uno degli ostacoli maggiori finora riscontrati da questa tecnologia riguarda proprio la protezione dei dati, oltre alla mancanza di certificazione e di provenienza dell’immagine. Un timore espresso dal 60% del campione coinvolto nella ricerca di TechValidate. Paura giustificata dal fatto che, oggi, oltre il 30% delle immagini verificate nei container disponibili al pubblico è noto per essere vulnerabile a malware quali Heartbleed e Shellshock
Nel caso della piattaforma di Red Hat, la sicurezza è affidata ai sistemi di livello “militare” già sviluppati e testati su Enterprise Linux, con ulteriori strumenti come Security-Enhanced Linux (SeLinux), un modulo del kernel del sistema operativo del pinguino che fornisce agli amministratori It tool per implementare e monitorare politiche di sicurezza avanzata. I servizi infrastrutturali per l’intero cluster comprendono invece l’aggregazione dei log e le Api per scalare applicazioni e servizi.
Fonte: Red Hat
“Il vero valore dei container di Linux non risiede nell’installare una o due applicazioni basate su questa tecnologia, ma piuttosto nell’effettuare centinaia o migliaia di operazioni del genere, in modo da sfruttare l’innovativo potenziale legato alla distribuzione di applicazioni flessibili e componibili”, commenta Paul Cormier, president Products and Technologies di Red Hat. Atomic Enterprise Platform è già disponibile attraverso il programma Partner Early Access rivolto ai clienti e partner dell’azienda, oltre che ai prospect.