17/02/2015 di Redazione

Convergenza digitale, ovvero: impariamo a vendere meglio

Aziende come Eataly e The Space Cinema, ma anche chi organizza eventi internazionali come i Giochi Olimpici, spiccano fra i clienti di Atos già votati al verbo del mobile, del cloud e della multicanalità. Vincenzo Cammarata, head of telecommunication, med

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Digitale uguale convergente: lo sanno bene le aziende (di qualsiasi settore) che si sono aperte alla multicanalità, moltiplicando i punti di contatto con cui informare, attrarre, far spendere e fidelizzare i propri clienti. Il tema della convergenza digitale, emerso a fine anni Novanta in relazione al mondo dei media, oggi attraversa tutti gli ambiti industriali e ancor prima il retail. Se un tempo valeva la distinzione fra negozi fisici e e-commerce, oggi ha senso parlare di omni-commerce, uno scenario in cui i diversi canali di vendita e di feedback fra le aziende e i loro utenti si sovrappongono e si incrociano continuamente l’uno con l’altro. Tutto bello? Di fronte all’onda travolgente del mobile, dell’esplosione dei dati e del nuovo marketing partecipativo, “imparare a nuotare” è diventata questione di sopravvivenza, più che di scelta.

Ne abbiamo discusso con Vincenzo Cammarata, head of telecommunication, media and technology market di Atos Italia.

 

Vincenzo Cammarata, head of telecommunication, media and technology market di Atos Italia


Perché è importante parlare di convergenza digitale, oggi?

Crediamo che il mondo convergente sia un elemento che preoccupa le imprese, in particolare in un Paese come l’Italia, dove molti processi di ammodernamento devono ancora essere realizzati. D’altra parte, la convergenza è anche una grandissima opportunità da cogliere.  Il punto importante da sottolineare è che, grazie alle tecnologie di Atos e a esempi di nostri clienti, come Amazon, oggi già abbiamo le risposte per affrontare questa sfida.

Quali tendenze osservate nelle aziende vostre clienti, già operative in questo percorso di cambiamento?

I trend emersi più chiaramente sono la socializzazione dei processi di business, la mobilità, il trasferimento sul cloud di molte applicazioni e la gestione dei dati. A ognuno di questi elementi in Atos possiamo fornire una risposta. Mettiamo a disposizione infrastrutture cloud, servizi transazionali (per esempio, per pagamenti e sistemi di loyalty) e servizi cloud, oltre che più tradizionali servizi di gestione del data center. Utilizziamo processi standardizzati, il medesimo approccio e le medesime competenze in tutte le country in cui siamo presenti ed è per questo che la nostra offerta viene richiesta da clienti di grandi dimensioni.

Qualche nome?

Siemens, oltre a essere un nostro azionista, affida a noi le sue It operation. Nel settore dei media da diversi anni lavoriamo con la Bbc e, in Italia, con Rcs e con Rai.

Quali sono gli ostacoli che più comunemente frenano l’adozione del cloud?

Innanzitutto la difficoltà di reperire all’interno delle aziende le funzioni di business che possano incarnare il cambiamento. Le aziende statunitensi, popolate di dipendenti giovani, dimostrano più capacità ed energia. Va poi considerata una resistenza culturale, ovvero la tendenza a non cedere il controllo, a voler continuare a gestire tutte le operazioni It “in casa propria”.  Così però si rischia di far rimanere su un livello “artigianale” le proprie attività, per esempio nella vendita di beni e servizi.

C’è, al contrario, qualche caso di successo di “delegazione della fiducia”?

Da più di vent’anni siamo partner dell’International Olympic Committee (con un contratto rinnovato nel 2013 andando a includere le prossime cinque edizioni della manifestazione, ndr), il che significa che ovunque si svolgano i giochi olimpici noi mettiamo a disposizione le infrastrutture necessarie a gestire tutte le applicazioni e i servizi digitali offerti durante le quattro settimane. Nell’ultima edizione londinese, inoltre, abbiamo aggiunto alle attività l’accesso via Web e mobile, che va gestito con particolare attenzione data l’elevatissima quantità di attacchi hacker che si verificano durante le olimpiadi. E possiamo dire che fino a oggi in nessuna edizione c’è stato alcun problema, e lo stesso comitato olimpico ha riconosciuto l’efficacia del nostro modello operativo.

 


Dal cinema al Made in Italy

Alle parole di Cammarata si affiancano i casi concreti di aziende che stanno sfruttando le infrastrutture e i servizi di Atos per i propri progetti di convergenza digitale. Nell’industria dell’entertainment, The Space Cinema sta investendo nella creazione di app mobili e in sistemi di loyalty che permettono di ottenere informazioni sugli utenti, per capire quali film ami vedere, con chi vada al cinema, quali siano le sue abitudini e preferenze.  Fra i clienti di Atos spiccano anche Facebook Italia e Amazon Italia, due nomi che sono simbolo – rispettivamente – di engagement dell’utente e di qualità nel customer care.

Eataly Net, società del gruppo Eataly che segue le attività digitali della catena di boutique dell’alimentare, ha sviluppato insieme a Spindox (come partner tecnologico) e a Vodafone (partner strategico) una sorta di “mini market virtuale”: oggi ancora una sperimentazione riservata ai dipendenti del Vodafone Village di Milano, lo SmartPoster è un’app per iOS e Android che permette di comprare i prodotti via smartphone, attraverso Nfc o QR Code; il prodotto viene recapitato a chi acquista direttamente in ufficio, con consegne bisettimanali. L’idea di Eataly è quella di esportarlo in altre location, anche fuori dall’Italia.

 

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