10/02/2020 di Redazione

Coronavirus, ombre sulla produzione anche per Apple e Facebook

La chiusura di molti impianti di produzione cinesi mostra i primi impatti concreti sui mercati tecnologici. Gli ordini di visori Oculus Quest sono stati interrotti, mentre gli Apple Store cinesi restano a serrande abbassate.

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Il coronavirus non è una realtà virtuale, bensì una minaccia molto concreta per gli Oculus di Facebook. I visori VR Oculus Quest sono solo l’ultimo dei prodotti sui quali, per ammissione della stessa casa madre, si vedranno gli impatti indiretti dell’epidemia del virus 2019-nCoV. “A causa del coronavirus abbiamo attivato precauzioni di sicurezza aggiuntive”, ha detto a Reuters un portavoce di Facebook, “il che ha aggravato la situazione e per questo ci aspettiamo un ulteriore impatto sulla produzione”.  L’azienda di Menlo Park, dunque, al momento non può accettare nuovi ordini di visori Oculus Quest.

 

La chiusura di molti impianti di produzione cinesi, da cui i marchi occidentali dipendono, sta creando rallentamenti sulla supply chain delle tecnologie hardware di ogni settore. E a questo si aggiunga il fatto che, comprensibilmente, i buyer delle aziende statunitensi attualmente non stanno volando verso la Cina. 

 

Serrande ancora abbassate sugli Apple Store
Un grosso punto interrogativo pende anche sulle vendite di Apple. L’azienda di Cupertino aveva deciso di chiudere in via precauzionale i propri uffici, centri di contatto e negozi Apple Store cinesi fino al 9 febbraio e per il momento chiusi restano. La riapertura degli uffici potrebbe essere questione di giorni, ma le dichiarazioni restano nel vago, e soprattutto per gli Apple Store potrebbe volerci più tempo. 

 

“Stiamo lavorando per la riapertura dei nostri uffici corporate e contact center nella settimana del 10 febbraio”, ha comunicato l’ufficio stampa, “e ci stiamo preparando a riaprire i nostri negozi”. Su Apple pende però al momento un interrogativo più grande ancora, relativo alla produzione di dispositivi e in particolare di iPhone.

 

 

Le ambiguità di Foxconn
Non è chiara, al momento, la situazione di Foxconn (Hon Hai Precision), uno tra i principali fornitori terzisti di Apple, nonché di molte altre società tecnologiche. Secondo fonti del solitamente affidabile Nikkei Asia Review, autorità governative locali hanno bocciato la richiesta di Foxconn di riaprire alcuni stabilimenti: alcune ispezioni in sito avrebbero fatto emergere “elevati rischi di infezione al coronavirus”. L’azienda ha però negato, definendo false le indiscrezioni e riferendo che i controlli sarebbero ancora in corso. Stando alle dichiarazioni fatte attraverso l’account WeChat, per migliaia di operai si prospetta l’obbligo di indossare mascherine e di sottoporsi a controlli, ma l’annuncio della ripresa della produzione dovrebbe arrivare una volta terminate le ispezioni.

 

Difficile valutare dove stia la verità. Di certo c’è, invece, il fatto che l’azienda abbia chiesto ai propri dipendenti occupati a Shenzhen di restare ancora a casa, “per salvaguardare la salute e la sicurezza di tutti e rispettare le misure di prevenzione del governo”, riferisce Reuters. Attraverso WeChat la società ha anche fatto sapere di voler cominciare a produrre mascherine di protezione anti-contagio, un bene ormai difficilmente reperibile (per il quale Alibaba ha addirittura creato un sito di compravendita diretta). Inizialmente saranno destinate proprio ai centinaia di migliaia di dipendenti di Foxconn.

 

Defezioni illustri al Mobile World Congress
Intanto la paura del coronavirus condiziona anche il Mobile World Congress di Barcellona, in programma tra due settimane. Aziende come Lg, Amazon, Sony e Nvidia hanno rinunciato alla partecipazione e ha dato forfait persino un’azienda massimamente interessata a promuovere il proprio 5G come Ericsson. Huawei e Zte, al contrario, non vogliono perdere l’importante occasione della fiera ma si sono impegnate a tenere in quarantena (per tutto il periodo di 14 giorni di incubazione del virus) i propri dipendenti e di verificare l’assenza di sintomi prima di imbarcarli sul volo per Barcellona. Nokia, invece, per il momento non ha disdetto la sua presenza al Mwc ma ha messo le mani avanti dicendo di voler “osservare attentamente” l’evoluzione della situazione prima di dare conferma.

 

Aggiornamento: Fonti dell'agenzia Reuters hanno riferito in giornata che il governo cinese ha dato il via libera per la riapertura di una fabbrica Foxconn a Shenzhen. Finora solo il 10% dei dipendenti dell'azienda ha potuto tornare al lavoro.

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