13/05/2015 di Redazione

Cuochi, musicisti, operai, chirurghi: la carica dei nuovi robot

I campi di applicazione della robotica si allargano. Da Toyota alle aziende specializzate sbocciano nuovi esemplari di macchine che possono svolgere il lavoro di un cameriere, di un fantino, di un medico, di un analista finanziario. La “seconda era delle

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Umili operai o macchinisti, ma anche camerieri, cuochi, fantini e addirittura musicisti. Il “popolo” dei robot si allarga e diventa sempre più composito, fatto di “professionisti” specializzati in ambiti lavorativi diversi. E in molti casi più abili, veloci ed economici dei lavoratori in carne e ossa. Business Insider ha pubblicato una sfiziosa lista di macchine intelligenti e programmabili, destinate a occupazioni insolite o addirittura soprendenti, e oltre la pura curiosità c’è un fenomeno serissimo, da alcuni battezzato come una “seconda era delle macchine”. Con l’evoluzione dell’Internet of Things, dei sensori e dei sistemi di calcolo, la robotica sta modificando il settore manifatturiero e quello agricolo, l’healthcare e la sicurezza (si pensi ai droni usati per la videosorveglianza o per spegnere gli incendi), le relazioni fra aziende e clienti e la domotica.

Molta di questa varietà si innesta sull’ampiezza di significato del termine “robot”, che può indicare tanto un macchinario dal vago aspetto umanoide quanto un puro sistema di calcolo. Nella maggior parte dei casi, comunque, la robotica odierna è fatta di apparati in grado di svolgere un singolo, specifico o ripetitivo compito. “L’utilizzo dei robot collaborativi”, ha dichiarato Jeff Burnstein, presidente della Robotic Industries Association, “ha un grande futuro all’interno di industrie, ospedali, ristoranti. Ma le applicazioni non industriali sono lente a emergere. Ci vorrà un po’ di tempo”.

Gli esempi apripista, tuttavia, non mancano. Business Insider ne cita quattrodici. Particolarmente sofisticato è RoboThespian (nella foto in alto), un simil-uomo creato dall’azienda inglese Engineered Arts e che pare saltato fuori da un film di fantascienza. È capace di parlare, cantare, incrociare lo sguardo di una persona, camminare, saltare e persino recitare su un testo di Kafka. Si tratta in ogni caso soprattutto di un’interfaccia, comandata a monte da un tablet.

 

 

I melomani apprezzeranno invece il musicista robotico presentato da Toyota a una recente fiera del design, in grado in realtà (se adeguatamente programmato) non solo di suonare il violino o la tromba ma più in generale di eseguire compiti di assistenza o intrattenimento. Tant’è che Toyota progetta di destinarlo a case di cura e di riposo, in affiancamento agli infermieri. Nell’ambito più propriamente medico le tecnologie sostitutive alla mano del chirurgo sono quelle più impiegate, ma in sala operatoria è entrato anche Sedasys, un macchinario che svolge il delicato ruolo dell’anestesista. Creato da Johnson & Johnson, ha già ottenuto da un paio di anni l’approvazione della Food and Drug Administration.

Si fa un salto dall’ospedale alla cucina con Fotbox, un gigante alto più di due metri già impiegato, in Cina, dalla catena Dazzling Noodles: la sua specialità è il taglio dei tipici spaghetti orientali, con mano più veloce rispetto a quella umana. Sfrutta una ventina di motori e 129 sensori, Fotbox può cucinare e addirittura mettere nel piatto in meno di mezz’ora una ricetta complessa, per poi concludere in bellezza auto-ripulendosi. Diversi ristoranti del Paese del Dragone, inoltre, hanno iniziato ad adottare camerieri robotici in grado di registrare ordinazioni, servire piatti e bevande e riprodurre alcune frasi.

 

 

Gli ospiti dell’hotel Aloft di Cupertino, California, hanno iniziato a conoscere SaviOne: nato nel 2014, è un assistente che può scortare i nuovi arrivati fino alla propria camera, rifornirli di asciugamani o di cibo su richiesta. Privo di fattezze umanoidi, ma con fotocamere, sensori e un display touch pronto a ricevere comandi, SaviOne capisce anche quando il turno di lavoro è finito, tornando in autonomia alla stazione di ricarica dopo aver eseguito i propri compiti.

Nome simile, ma aspetto diverso per Saya: una receptionist robotica molto bon-ton, creata in Giappone e capace di rispondere alle domande che le vengono poste sfruttando un vocabolario di 300 parole e 700 frasi preconfezionate. Ugualmente giapponese, e con tanto di chimono ad avvolgerne in corpo, è ChihiraAico, sviluppata ancora una volta da Toyota. Non sta alla reception, ma accoglie i clienti di un grande magazzino di Tokio intrattenendoli con canzoni e sorrisi.

In ambito militare, già da una quindicina di anni l’esercito statunitense impiega robot destinati alle operazioni più pericolose. Nuovi modelli sono in fase di sviluppo e di test, con l’obiettivo a lungo termine di sostituire il 25% dei soldati entro una trentina d’anni. In Inghilterra, invece, l’Università di Birmingham ha inventato Bob (nomignolo con cui i britannici indicano la figura del poliziotto): in suo aspetto è quello di ingombrante e antiquato aspirapolvere, con una sfera al posto della testa. Nonostante le apparenze poco raffinate, è in grado di svolgere compiti evoluti di videosorveglianza, usando sensori 3D e telecamere ad alta definizione. Al momento Bob lavora negli uffici della società di sicurezza G4S, mentre una sua versione alternativa, battezzata Werner, si dedica agli ospiti di una casa di cura austriaca.

Altri esempi citati dal Business Insider sono i fantini robotici introdotti per la prima volta nel 2003 in Medio Oriente, come risposta alla legge che dall’anno precedente vieta l’impiego di bambini per le gare in groppa ai dromedari. Se in questo caso la sostituzione uomo-macchina non può che essere un progresso, non giova troppo al mestiere del giornalista l’impiego di robot da parte dell’Associated Press: dal giugno dello scorso anno l’agenzia ha pubblicato oltre tremila articoli generati senza l’intervento umano. Prima di gridare allo scandalo, è bene sapere che si tratta di brevi notizie su report finanziari, fatte per lo più di aggregazioni di numeri.

Un’altra tecnologia emergente è quella dei “consulenti robot”, che svolgono il ruolo degli analisti finanziari comparando dati e producendo previsioni. SigFig, per esempio, utilizza diversi algoritmi per creare un portfolio personalizzato per ciascuno dei suoi clienti. Vale la pena citare anche un caso di innovazione per metà italiano, Printocho: si tratta di un mini-robot realizzato con una stampante 3D, che può essere costantemente modificato e trasformato.

 

 

Il suo scopo è quello di insegnare agli studenti più giovane i principi della programmazione Arduino (da cui il Dna per metà italiano del progetto), del design e della stampa 3D. Il nome è un collage del verbo “print” e della traduzione spagnola di Pinocchio, personaggio a cui si è ispirato il designer Raùl Real, autore del progetto. Printocho muove testa, arti e busto attraverso quattro meccanismo e comunica facendo lampeggiare i suoi occhi a luce Led.


 

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