26/01/2018 di Redazione

Cybersicurezza, la “missione lunare” del prossimo decennio

Mark McLaughlin, Ceo di Palo Alto Networks, lancia una sfida: per creare un futuro condiviso, entro dieci anni potremo rendere Internet un posto sicuro, ma solo a patto di collborare. Con un impegno analogo a quello che portò l'uomo sulla luna.

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Fare di Internet un posto sicuro significa proteggere il mondo, i governi, le aziende, le persone. Significa creare una società più capace di fronteggiare le minacce informatiche e tutti quei fenomeni – cyberspionaggio, attacchi alle infrastrutture critiche, ricatti a persone e governi, furto di dati – che impattano sulla vita materiale, lungi dall'essere soltanto una questione di byte e di tecnologie. Mark McLaughlin, Ceo di Palo Alto Networks, lancia una sfida su uno dei temi al centro del World Economic Forum: la creazione di un futuro condiviso, all'interno del quale il Web non rappresenterà più una fonte di pericoli.

 

Una sfida non da poco, ma anzi impegnativa quasi quanto quella affrontata dagli Stati Uniti negli anni Sessanta per portare l'uomo sulla luna. Bisognerà mettere mano alle tecnologie, ma anche alla gestione delle informazioni (si pensi alla necessità di una intelligence condivisa tra governi e tra chi combatte le minacce informatiche), alle relazioni diplomatiche e alla cultura delle persone, una cultura con cui creare una responsabilità sociale sulla cybersicurezza.

 

 

Mark McLaughlin, Ceo di Palo Alto Networks

 

 

 

Questa settimana sarò a Davos per prendere parte ancora una volta all’edizione annuale del World Economic Forum. Il tema di quest’anno, “Creare un futuro condiviso in un mondo frammentato”, è particolarmente adatto per noi che ci dedichiamo a proteggere il nostro modo di vivere nell'era digitale. Una delle dichiarazioni della missione è di “invitare i leader di tutti gli ambiti a sviluppare una narrativa condivisa per migliorare lo stato del mondo”. Cruciale per qualunque narrativa condivisa volta a migliorare il mondo è il riconoscimento del ruolo centrale svolto dalle tecnologie digitali nell’abilitare la quarta rivoluzione industriale, tema chiave degli ultimi due incontri annuali. Con la tecnologia digitale possiamo cambiare il mondo, ma solo se riusciremo a fare in modo che le persone che si avvalgono e traggono vantaggio dalla nostra innovazione e dalle nostre invenzioni possano ritenere sicuro e meritevole della loro fiducia il mondo digitale che creiamo.

 

Per ottenere quel livello di fiducia dobbiamo focalizzarci sulla sicurezza informatica, come riconosciuto dal World Economic Forum con il lancio formale del nuovo Global Centre for Cybersecurity, a Davos quest’anno. A tal fine, dobbiamo approcciare questo tema come impegno condiviso, unendo le risorse critiche di tutto il mondo e muovendoci con urgenza e determinazione.

 

L’importanza della missione e l’incredibile sforzo che richiederà – focalizzando le nostre energie su tecnologia, scienza, formazione, business e diplomazia – sono paragonabili al percorso che ha portato l’uomo sulla luna negli anni Sessanta. Nel 1962, il presidente John F. Kennedy dichiarò di voler portare l’uomo sulla luna entro la fine del decennio. Questo obiettivo è stato sin da subito condiviso da tutti, sia nel settore pubblico sia nel privato. Il presidente Kennedy era certo che riunire tutti intorno a un unico scopo chiaramente articolato, entro un certo termine, avrebbe portato a vantaggi tangibili, misurabili e duraturi.

 

Oggi ci troviamo in una simile posizione. La promessa dell’era digitale e la minaccia esistenziale che la cybersecurity pone a tale promessa richiediono che ci dedichiamo a un impegno comparabile. Propongo quindi un “cybersecurity moonshot” con un obiettivo semplice ma potente: rendere Internet sicura entro dieci anni. Per farlo, dobbiamo superare gli scetticismi legati alle difficoltà e ai tempi contenuti. Dobbiamo riconoscere la realtà: sono tempi straordinari, che richiedono misure straordinarie. Se non ci impegneremo a fondo per raggiungere questo obiettivo, le enormi aspirazioni che abbiamo per l’era digitale potrebbero essere ritardate e rimandate.

 

 

 

 

Condividere questa vision è un elemento importante del nostro ruolo a Davos. È cruciale che i leader in ambito imprenditoriale,governativo e scolastico riconoscano che una narrativa condivisa per curare un mondo in frantumi deve integrare la cybersecurity. Ed è altrettanto importante che ci avvaliamo della nostra posizione di leadership per incoraggiare le organizzazioni di ogni settore a giocare un ruolo attivo nel supportare l’iniziativa “cybersecurity moonshot”. Tra i temi che vogliamo affrontare e discutere con i colleghi durante l’evento ne spiccano tre.

 

I processi, per la condivisione automatica delle informazioni. Tale condivisione è fondamentale per un avere futuro comune. Un modo per farlo è la condivisione automatica a livello globale di intelligence sulle minacce cyber. Unendo le forze possiamo proteggere e rafforzare le difese della nostra società digitale, per il bene di tutti.

 

La tecnologia, per liberare l’innovazione nella sicurezza. Nessuna tecnologia da sola può risolvere tutte le sfide di sicurezza. Al contrario, è necessario integrarne diverse per creare un ecosistema più esteso e globale che offra l’automazione necessaria a prevenire proattivamente gli attacchi.

Le persone, per creare una società consapevole. Dobbiamo tutti impegnarci a creare una coscienza condivisa sui temi della cybersecurity, avvalendoci di partnership che promuovano la formazione e la creazione di una forza lavoro dedicata alla sicurezza.

 

La cybersecurity non è un tema nuovo, anzi, è stato uno degli argomenti centrali del World Economic Forum Annual Meeting degli ultimi due anni. Ma mai come in questo 2018 l’importanza della sicurezza informatica è stata così prominente. La nostra vision e le nostre speranze sono gli obiettivi che i nostri avversari vogliono colpire. Solo unendo le forze e impegnandoci attivamente nella creazione di un ecosistema sicuro possiamo superare questa sfida. È fondamentale che cogliamo l’occasione e accettiamo con passione e vigore la sfida del “cybersecurity moonshot”. Sarà molto stimolante e una grande opportunità poter discutere la nostra visione con tutte quelle organizzazioni che la condividono.

 

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