27/07/2017 di Redazione

Dal frigorifero al bucato, allo shopping: l'Italia ama il digitale

Sensori di domotica e servizi in abbonamento piacciono sempre di più, anche nello Stivale. Uno studio di Accenture ha stimato che in dieci anni i settori largo consumo e retail potrebbero generare grazie al digitale un valore di quasi tremila miliardi di

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Sei italiani su dieci non avrebbero problemi ad affidare a un sensore di un elettrodomestico il compito di ordinare, in totale autonomia, ciò che serve in casa, facendolo recapitare sull'uscio. Forme di shopping digitale sempre più evolute non sono fantascienza, ma un desiderio abbastanza diffuso e sempre più sostenuto dalla tecnologia. Un nuovo studio di AccenturePainting the Digital Future of Retail and Consumer Goods Companies”, basato su analisi realizzate per il World Economic Forum, ha quantificato l’impatto di medio/lungo termine delle tecnologie sulle aziende produttrici di beni largo consumo e sugli operatori del retail: accelerando la propria trasformazione digitale, questi soggetti potrebbero generare nei prossimi dieci anni un valore aggiuntivo di quasi tremila miliardi di dollari, 2.950 miliardi per la precisione. Questo valore sarà ricavato sia dal lancio di nuovi prodotti e servizi, sia dal miglioramento di produttività ed efficienza ottenibile internamente alle fabbriche, alla catena logistica, alla distribuzione.

Nei prossimi dieci anni, i settori retail e dei beni di largo consumo cambieranno più profondamente di quanto non sia avvenuto negli ultimi quarant'anni”, ha commentato Angelo D’Imporzano, senior managing director Accenture Products. “Per rispondere alle aspettative dei consumatori su possibilità di scelta, convenienza ed esperienza d’acquisto, il settore sarà sempre più sollecitato ad innovare, il che porterà a un’enorme crescita del commercio digitale”. Chi vende e produce, dunque, potrà incrementare il giro d'affari, ma specularmente anche i clienti otterranno benefici, perché gli investimenti in campo digitale creeranno nuovi servizi e miglioreranno quelli esistenti. Per esempio, potranno velocizzare le consegne e rendere possibli modalità di shopping ancor più personalizzate.

Dal report (basato sul precedente “Strategy Global Consumer Pulse Research” di Accenture, che l'hanno scorso ha coinvolto oltre 25mila persone in 33 Paesi, inclusi 1.500 italiani) emergono alcune tendenze e curiosità. Oltre al già citato 60% di italiani ben disposti ad affidare la “lista della spesa” ai sensori, spicca un 39% di intervistati dello Stivale che si sono detti favorevoli a concedere alle aziende l’accesso ai propri dati personali tramite dispositivi intelligenti in cambio di un’esperienza migliore o di un vantaggio economico. Un quasi analogo 37% si abbonerebbe a un servizio di ricerca continuativa che individui beni e servizi al miglior prezzo e che consigli il miglior marchio a cui rivolgersi in un dato momento. Solo un italiano su quattro, invece, sarebbe disposto a sottoscrivere un abbonamento con un brand che selezioni i prodotti più adatti per lui, recapitandoli direttamente al destinatario.

 

 

Quella che si prefigura, in Italia e nel mondo, per i prossimi anni è un'economia dalle quatttro “anime”: basata sulla condivisione, sulla personalizzazione, sul riassortimento automatico e sui servizi. Quanto alla ben nota sharing economy, il 54% dei consumatori italiani si è detto propenso a sottoscrivere un abbonamento per il noleggio di capi di abbigliamento da utilizzare in determinate occasioni e da restituire in seguito. I prodotti su misura piacciono a tal punto che quasi la metà (49%) dei nostri connazionali è interessata ad abbonamenti di tipo “surprise me”, in cui esperti di abbigliamento selezionano personalmente (sulla base di precedenti acquisti) articoli di probabile interesse per il cliente.

In futuro le nostre case diventeranno sempre più intelligenti a autonome, se è vero che il 65% degli intervistati dello Stivale è interessato a elettrodomestici dotati di sensori che rilevano quando prodotto sta per esaurirsi (per esempio, il detersivo di una lavatrice) e procedono in automatico all’ordine; il 60% prenderebbe in considerazione frigoriferi smart capaci di ordinare alimenti freschi. D'altra parte Amazon già dall'anno scorso sta esplorando questa possibilità con un servizio di riassortimento automatico di beni consumabili per prodotti come stampanti e dispenser di sapone (o equipaggiati con sensori integrati, o arricchiti da un "pulsante dash" fornito da Amazon).

 

 

L'economia dei servizi di cui parla Accenture si potrebbe, invece, riassumere nell'espressione “do it for me”: molte incombenze abituali o quotidiane potrebbero essere affidate a servizi basati su abbonamenti o app. Il 51% degli italiani ne farebbe volentieri uso per servizi di lavanderia e dintorni, inclusivi di ritiro, lavaggio, piegatura e consegna a domicilio del vestiario.

 

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