31/03/2015 di Redazione

Dalle nuvole al cloud: le previsioni meteo lasciano Amazon per Ibm

Big Blue ha stretto un accordo con The Weather Company: i suoi 26 miliardi di previsioni meteo al giorno d’ora abbandonano Amazon Web Services per spostarsi sul cloud di Ibm e sulla piattaforma Watson: serviranno a offrire servizi di analytics e a creare

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La nuvola di Ibm ospiterà altre nuvole, non metaforiche ma reali: quelle delle previsioni meteorologiche di The Weather Company. E non solo nubi, ovviamente, ma dati e previsioni meteo di ogni genere, circa 26 miliardi al giorno, raccolte da centinaia di milioni di fonti sparse nel mondo, fra sensori, aerei, dispositivi mobili e droni. The Weather Company, il ramo business-to-business di The Weather Channel, le fornisce ogni giorno ai suoi clienti: aziende, compagnie assicurative, utility dell’energia e altri tipi di organizzazione interessate a ottimizzare le proprie attività in base alle condizioni del meteo, alle precipitazioni, alla quantità di sole o di vento.

Fino a ieri, questa massa di dati era ospitata su Amazon Web Services, ma adesso un nuovo accordo appena siglato la farà transitare sul cloud di Ibm. Big Blue non solo ospiterà i dati di The Weather Company, ma potrà a sua volta offrirli ai propri clienti interessati a servizi di analytics specifici: per esempio, compagnie assicurative che potrebbero aiutare i possessori di polizze auto a non incorrere in “danni climatici” (in media, nelle regioni interessate dal fenomeno, la grandine causa 25 dollari di spesa annua agli automobilisti), oppure software house interessate a sviluppare applicazioni da rivendere. Le informazioni meteo potranno anche alimentare la piattaforma di computer cognitivo Watson.

 

In alto: Manju Malkani, Ibm analytics consultant (a sinstra) e Paul Walsh, vice president of weather analytics di The Weather Company, usano un’applicazione Ibm di analisi dei dati meteo

 

L’impressione è che tutto questo mondo di possibilità abbia solo iniziato a dischiudersi. Tant’è che Ibm ha inaugurato una nuova divisione di business dedicata all’Internet delle cose ed è pronta a investirvi la cifra di 3 miliardi di dollari nel corso dei prossimi quattro anni. Nel futuro vicino, la massa di informaizoni da processare e analizzare crescerà pesantemente, se è vero (come afferma Ibm) che il 90% dei dati generati da sensori, veicoli connessi, smartphone e altri sistemi M2M attualmente non viene nemmeno analizzato.

“La nostra conoscenza del mondo”, ha commentato Bob Picciano, senior vice president della divisione Analytics di Ibm, “cresce con ogni sensore e dispositivo connesso, ma troppo spesso non facciamo leva su questo, persino sapendo che potremmo ottenere migliori risultati”.

 

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