Accenture ha fatto svolgere da Ponemon Institute una complessa ricerca sulla tutela dei dati personali. Sono stati coinvolti 5.512 professionisti informatici e 15.732 consumatori di 19 Paesi.
I quesiti di fondo erano:
- quanta sensibilità c'è nei consumatori sulla tutela dei propri dati sensibili ossia, nome, indirizzo, data di nascita, codice fiscale, carta d'identità, anamnesi medica?
- le aziende come e quanto sono attrezzate per tutelare i dati sensibili di dipendenti e clienti?
I risultati sono parecchio contraddittori: il 73% delle aziende (il 90% delle italiane) ritiene di aver messo in atto politiche adeguate per la tutela dei dati personali. Però il 58% ammette che negli ultimi due anni ne ha persi un po' e, anzi, il 60% riconosce che la perdita di dati è un problema ricorrente. In Italia la situazione è anche peggio: il 62% delle aziende ammette di aver perso dati sensibili.
Il 70% dei consumatori, e addirittura l'86% di quelli italiani, ritengono sia molto importante che i propri dati siano conservati con cura e ben riservati. Il 42% (e il 62% degli italiani) però non crede che le aziende abbiano messo in atto misure adeguate per conservarli.
Gli italiani si fidano della tutela aziendale dei propri dati personali solo nel 38% dei casi
Incrociando ciò che dicono i manager delle aziende con i dati dei consumatori si può facilmente capire che lo scetticismo e la poca fiducia sia, e giustamente, il sentimento prevalente.
La ricerca Accenture aggiunge, poi, informazioni sugli atteggiamenti delle aziende. Il 45% dei manager, per esempio, non sa o non è d'accordo sulla possibilità di concedere ai clienti il diritto di controllare quali informazioni sono state raccolte e come vengano utilizzate.
Quasi la metà dei rispondenti non ha ritenuto importante limitare la raccolta (47%) o la condivisione (46%) dei dati personali sensibili dei clienti, tutelare il diritto alla privacy dei consumatori (47%), prevenire il trasferimento dei dati personali in paesi con leggi sulla privacy inadeguate (47%), prevenire i reati informatici contro i consumatori (48%), così come la perdita e il furto dei dati (47%).
Com'è, però, che i dati sensibili sono stati persi? Il 57% ha dato la colpa a errori di sistema, il 48% alla negligenza o errori dei dipendenti; il 18% a crimini informatici.
I consumatori, da parte loro, pensano nel 58% dei casi che i propri dati sono tutelati dalle aziende. Gli italiani che danno questa risposta sono solamente il 38%.
Il 53% pensa di avere diritto di sapere come vengano utilizzati i propri dati personali e di avervi accesso per verificare quali propri dati sono raccolti e conservati in azienda.
Ma chi è che deve assicurare l'adeguata tutela dei dati? il 41% dice che è compito della pubblica amministrazione, il 21% delle aziende, il 19 dell'individuo e il 20% pensa sia un compito condiviso.