17/06/2010 di Redazione

Dati personali: il 62 per cento vengono persi

Accenture ha svolto una vasta ricerca internazionale sulla tutela dei dati personali. Il 90 per cento delle aziende italiane li tutelano ma il 62 per cento li ha anche persi: per errori di sistema, errori dei dipendenti IT, pochi i casi di crimini inform

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Accenture ha fatto svolgere da Ponemon Institute una complessa ricerca sulla tutela dei dati personali. Sono stati coinvolti 5.512 professionisti informatici e 15.732 consumatori di 19 Paesi.

I quesiti di fondo erano:
- quanta sensibilità c'è nei consumatori sulla tutela dei propri dati sensibili ossia, nome, indirizzo, data di nascita, codice fiscale, carta d'identità, anamnesi medica?
- le aziende come e quanto sono attrezzate per tutelare i dati sensibili di dipendenti e clienti?

I risultati sono parecchio contraddittori: il 73% delle aziende (il 90% delle italiane) ritiene di aver messo in atto politiche adeguate per la tutela dei dati personali. Però il 58% ammette che negli ultimi due anni ne ha persi un po' e, anzi, il 60% riconosce che la perdita di dati è un problema ricorrente. In Italia la situazione è anche peggio: il 62% delle aziende ammette di aver perso dati sensibili.

Il 70% dei consumatori, e addirittura l'86% di quelli italiani, ritengono sia molto importante che i propri dati siano conservati con cura e ben riservati. Il 42% (e il 62% degli italiani) però non crede che le aziende abbiano messo in atto misure adeguate per conservarli.

Gli italiani si fidano della tutela aziendale dei propri dati personali solo nel 38% dei casi


Incrociando ciò che dicono i manager delle aziende con i dati dei consumatori si può facilmente capire che lo scetticismo e la poca fiducia sia, e giustamente, il sentimento prevalente.

La ricerca Accenture aggiunge, poi, informazioni sugli atteggiamenti delle aziende. Il 45% dei manager, per esempio, non sa o non è d'accordo sulla possibilità di concedere ai clienti il diritto di controllare quali informazioni sono state raccolte e come vengano utilizzate.

Quasi la metà dei rispondenti non ha ritenuto importante limitare la raccolta (47%) o la condivisione (46%) dei dati personali sensibili dei clienti, tutelare il diritto alla privacy dei consumatori (47%), prevenire il trasferimento dei dati personali in paesi con leggi sulla privacy inadeguate (47%), prevenire i reati informatici contro i consumatori (48%), così come la perdita e il furto dei dati (47%).

Com'è, però, che i dati sensibili sono stati persi? Il 57% ha dato la colpa a errori di sistema, il 48% alla negligenza o errori dei dipendenti; il 18% a crimini informatici.

I consumatori, da parte loro, pensano nel 58% dei casi che i propri dati sono tutelati dalle aziende. Gli italiani che danno questa risposta sono solamente il 38%.
Il 53% pensa di avere diritto di sapere come vengano utilizzati i propri dati personali e di avervi accesso per verificare quali propri dati sono raccolti e conservati in azienda.

Ma chi è che deve assicurare l'adeguata tutela dei dati? il 41% dice che è compito della pubblica amministrazione, il 21% delle aziende, il 19 dell'individuo e il 20% pensa sia un compito condiviso.

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